Nell'udienza alla Pontificia Accademia Ecclesiastica, Benedetto XVI dice ai futuri
rappresentanti della Santa Sede: siate sacerdoti e pastori prima che diplomatici
Siate dei pastori imitatori di Cristo prima che dei diplomatici, perché chiunque vi
avvicini possa scoprire “il sacerdote che è in voi”. E’ questa la “cifra” ecclesiale
che Benedetto XVI chiede agli studenti della Pontificia Accademia Ecclesiastica, ricevuti
questa mattina dal Papa per la tradizionale udienza annuale. La Pontificia Accademia
forma i sacerdoti destinati al servizio diplomatico della Santa Sede, nelle Nunziature
apostoliche o nella Segreteria Stato. Ce ne parla Alessandro De Carolis:
Per
essere rappresentanti della Sede di Pietro negli scenari più diversi del mondo, in
contesti secolarizzati come in terra di conflitto, bisogna avere non una “mera conoscenza
intellettuale” di Gesù ma coltivare con lui “un’amicizia intima” perché il sacerdote
deve prevalere sul diplomatico. Con grande chiarezza, Benedetto XVI ha tracciato l’“identikit”
del futuro nunzio apostolico o dell’incaricato in Segreteria di Stato parlando davanti
ai giovani sacerdoti della Pontificia Accademia Eclclesiastica. “Il servizio al
quale siete destinati e per il quale vi preparate qui a Roma – ha detto loro - è un
servizio di testimoni qualificati presso le Chiese e le autorità dei Paesi ai quali,
a Dio piacendo, sarete destinati”:
“Voi sapete
che la fede cristiana non può mai ridursi a mera conoscenza intellettuale di Cristo
e della sua dottrina; deve anche esprimersi nell’imitazione degli esempi che Cristo
ci ha dato come Figlio del Padre e come Figlio dell’uomo. In particolare, chi collabora
con il Successore di Pietro, Pastore supremo della Chiesa cattolica, è chiamato a
fare del suo meglio per essere lui stesso un vero pastore pronto, come Gesù Buon Pastore,
a dare la vita per il suo gregge”. Pastori dunque - “fondamentalmente”
e “sempre” ha insistito Benedetto XVI - ma anche “promotori di dialogo e tessitori
di fruttuosi rapporti con le autorità e le istanze civili, come vuole la peculiare
tradizione cattolica”:
“Coltivate questo vostro
anelito, così che quanti vi avvicineranno possano scoprire sempre il sacerdote che
è in voi. Si renderà così a tutti noto con chiarezza il carattere atipico della diplomazia
pontificia. Una diplomazia, come possono constatare le numerose missioni diplomatiche
accreditate presso la Sede Apostolica che, lungi dal difendere interessi materiali
o visioni parziali dell'uomo, promuove valori che scaturiscono dal Vangelo, come espressione
degli alti ideali proclamati da Gesù, unico e universale Salvatore. Questi valori,
del resto, in non piccola parte sono patrimonio condiviso anche da altre religioni
ed altre culture”.
In apertura del suo discorso,
Benedetto XVI aveva accettato con gratitudine gli apprezzamenti al suo libro “Gesù
di Nazareth” espressi nome dei presenti dal presidente della Pontificia Accademia
Ecclesiastica, l’arcivescovo Justo Mullor. Uno spunto per ribadire un concetto fondamentale:
“Quanto
più ricercherete il volto di Cristo, tanto meglio potrete servire la Chiesa e gli
uomini - cristiani e non cristiani - che incontrerete sul vostro cammino nelle Rappresentanze
Pontificie sparse in ogni parte del mondo”.