2007-06-01 13:09:43

La crisi umanitaria in Darfur, la libertà religiosa in Asia e il riconoscimento delle radici cristiane in Europa tra i temi toccati dal Papa nell'udienza ai nuovi ambasciatori di Sudan, Burundi, Pakistan, Estonia e Islanda


Le nazioni ricche non abusino delle ricchezze del pianeta ma aiutino gli Stati più poveri ad avere il loro posto nello sviluppo economico mondiale. E le religioni collaborino per formare i propri seguaci al rispetto di ogni fede e di ogni cultura. Sono i due concetti principali attorno ai quali Benedetto XVI ha impostato il suo discorso comune ai cinque nuovi ambasciatori presso la Santa Sede, ricevuti in udienza per la presentazione delle Lettere credenziali e provenienti da Pakistan, Islanda, Estonia, Burundi e Sudan. Ma molti altri, a cominciare dal dramma in Darfur, sono stati i temi che hanno riscosso l’attenzione del Papa. Il servizio di Alessandro De Carolis: RealAudioMP3


Due Stati africani, uno asiatico, due europei. Una “mappa” di situazioni e problematiche diverse - dal dramma del Darfur al rispetto delle minoranze religiose in Asia, dalla difesa delle radici cristiane in Europa alla tutela della famiglia e del matrimonio - ma anche un’occasione per riflettere su valori e impegni che nel mondo globalizzato non consentono più a nessuno Stato di fare parte per se stesso. Il Papa ha subito sollecitato, nel suo intervento comune, in lingua francese, rivolto ai nuovi ambasciatori l’importanza del sostegno tra nord e sud del mondo:

 
“En effet, dans le monde actuel…
In effetti, nel mondo attuale, occorre più che mai rafforzare i legami che uniscono gli Stati, ponendo un’attenzione molto particolare alle nazioni più povere. Infatti, non è possibile utilizzare impunemente le ricchezze dei Paesi più poveri, senza che questi ultimi possano avere la loro parte nella crescita mondiale. È dovere delle autorità di tutti i Paesi lavorare insieme per una migliore ripartizione delle ricchezze e dei beni del pianeta. Tale collaborazione avrà anche ripercussioni sulla solidarietà, la pace e la vita fraterna all’interno degli Stati e fra di loro”.

 
Nel soffermarsi sulle situazioni particolari dei cinque Paesi, Benedetto XVI ha espresso inquietudine e partecipazione umana per la tragedia in corso da lungo tempo nella regione sudanese del Darfur. In un conflitto che ha colpito soprattutto la popolazione civile, chiunque sa - ha sottolineato il Papa all’ambasciatore del Sudan, Ahmed Hamid Elfaki Hamid - che “la pace non può essere attuata con la forza delle armi, ma con quella che passa al contrario per la cultura del dialogo e del negoziato”. Mi “appello dunque a tutte le persone che hanno una responsabilità in materia - ha scandito Benedetto XVI - perché proseguano negli sforzi e assumano le decisioni che s’impongono”.

 
Anche al nuovo ambasciatore del Burundi, la sig.ra Domitille Barancira, il Papa ha sottolineato la necessità del “coraggio della pace” perché nel Paese si possa costruire “una società sempre più fraterna e più solidale” dopo tanti anni di un conflitto che continua a far sentire le sue conseguenze. Le ferite della guerra - ha notato il Pontefice - possono essere guarite nella “ricerca paziente e ostinata della verità” ma anche col perdono “che non esclude la giustizia”. Inoltre, Benedetto XVI ha ricordato il “pesante tributo” pagato dalla Chiesa per il suo impegno per la pace e ha rievocato la figura di mons. Michael Courtney, il nunzio apostolico in Burundi, assassinato il 29 dicembre 2003 proprio per la sua opera di riconciliazione. In questo contesto, il Papa ha invitato le autorità burundesi a “non risparmiare i loro sforzi perché sia fatta luce su questo assassinio e perché i responsabili siano portati davanti alla giustizia”.

 
Con l’ambasciatore del Pakistan, la sig.ra Ayesha Riyaz, Benedetto XVI ha affrontato il nodo della libertà di credo. “Una solida società democratica - ha asserito - si basa sulla sua capacità di sostenere e proteggere la libertà religiosa, un diritto basilare che fa parte della stessa dignità della persona umana”. “In un'epoca in cui le minacce alla libertà religiosa si fanno sempre più gravi nel mondo, incoraggio il Pakistan – ha ripetuto Benedetto XVI - a incrementare il suo sforzo nell’assicurare alle persone il diritto alla vita, la libertà di fede e di compiere opere di carità secondo la loro coscienza e libere da ogni intimidazione”.

 
E qui, Benedetto XVI ha lanciato un appello collettivo per un “impegno rinnovato da parte di tutte le nazioni, in particolare delle più ricche, perché tutti gli uomini – ha detto - prendano coscienza della loro responsabilità in materia e accettino di trasformare il loro modo di vivere secondo una ripartizione sempre più equa”.

“Qu’il me soit permis aussi de souligner ...
Mi sia permesso anche sottolineare il ruolo che le religioni assumono in questo ambito. Esse hanno il dovere di formare i loro membri in uno spirito di rapporto fraterno fra tutti gli abitanti di uno stesso Paese, con un'attenzione rispettosa verso tutti gli uomini. D'altra parte, una vera pratica religiosa non può essere fonte di divisione o di violenza tra persone e tra comunità. Al contrario, essa è alla base della consapevolezza che ogni persona è un fratello da proteggere e aiutare a crescere”.

 
Quindi l’Europa, con due realtà geograficamente piccole - l'Estonia e l’Islanda - ma emblematiche di questioni alle quali da tempo il Papa sta dando grande risalto. Parlando del “valore della libertà” con il giovane ambasciatore della Repubblica baltica, il 37.enne Juri Seilenthal, Benedetto XVI ha rilevato che “la grande rivoluzione che ha attraversato l’Est Europa nell’ultima decade del secolo” dimostra sia “l’innato e insopprimibile desiderio di libertà presente tra gli individui e i popoli”, sia “l’inseparabilità di una libertà autentica dall’esercizio della verità, dal rispetto della dignità trascendente di ogni persona umana e da un impegno di mutuo rispetto e solidarietà”. In particolare, ha confermato il Pontefice, i cattolici in Estonia intendono collaborare, “in spirito di rispettosa cooperazione con gli altri credenti cristiani”, per promuovere “la santità del matrimonio, il ruolo e la missione fondamentali della famiglia, l’educazione dei bambini e il rispetto del dono di Dio della vita”.

 
Il tema dell’eredità cristiana del Vecchio continente è emerso infine con l’ambasciatore dell’Islanda, Stefán Lárus Stefánsson. Il Papa ha parlato delle radici del Vangelo che hanno forgiato la cultura islandese, accomunandola, come “fermento” di civilizzazione, a quella europea. E lodando l’impegno dell’Isola nella protezione dell’ambiente e nell’uso sostenibile delle risorse, Benedetto XVI ha concluso facendo risaltare il “legame inscindibile” che esiste “tra la pace con la creazione e la pace tra i popoli”. (Con la collaborazione di Sergio Centofanti, Roberta Gisotti, Roberta Moretti)







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