Pubblicato un nuovo documento della CEI a 40 anni dalla Populorum progressio di Paolo
VI
A distanza di 40 anni dall’Enciclica Populorum progressio di Paolo VI e a 20 dalla
Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II, entrambe dedicate al tema dello sviluppo,
l’Ufficio Nazionale della CEI per i problemi sociali e il lavoro ha presentato ieri
un nuovo documento: “Etica, sviluppo e finanza” nel quale si rilancia il messaggio
sociale dell’Enciclica di Papa Montini. Un sussidio al quale hanno contribuito anche
la Federcasse e la Confcooperative, attive nel campo del finanziamento dello sviluppo
ed in progetti per la cancellazione del debito dei Paesi poveri. Alla presentazione
c’era per noi Benedetta Capelli.
“Lo
sviluppo integrale dell’uomo non può avere luogo senza sviluppo solidale dell’umanità”.
Queste parole forti e piene di modernità venivano scritte nel 1967 da Paolo VI nell’Enciclica
Populorum progressio. A 40 anni da allora la spinta verso la solidarietà sociale non
si è esaurita e anzi viene rilanciata nel documento presentato dalla CEI dal titolo
“Etica, sviluppo e finanza”. Uno strumento a disposizione delle comunità cristiane
per affrontare con consapevolezza i temi dello sviluppo e della giustizia internazionale
alla ricerca di linee di azione incisive e concrete. Ma in che modo coniugare l’etica,
lo sviluppo e la finanza? Sentiamo mons. Paolo Tarchi, direttore
dell’Ufficio Nazionale della CEI per i problemi sociali e il lavoro:
“Facendo
una riflessione seria sulla povertà nel mondo, che è uno scandalo di cui bisogna provvedere
e la finanza è uno degli strumenti oggi che può in qualche modo essere messo al servizio
di uno sviluppo integrale della persona: ognuno a modo suo è chiamato a sviluppare
una cittadinanza attiva, che è una cittadinanza che si esprime nel voto, ma che si
esprime anche nel risparmio responsabile, in un consumo responsabile e così via”.
Luce
di questo lavoro proprio l’Enciclica di Papa Montini, un documento ancora estremamente
attuale. Mons Tarchi:
“Mi pare che l’Enciclica ponga
il problema vero della globalizzazione, cioè come la globalizzazione abbia bisogno
di essere coniugata con la solidarietà. Addirittura lì si dice con molta chiarezza
che il nuovo nome della pace è lo sviluppo. Quindi, credo che su questo ci sia molto
da camminare. Credo che l’Enciclica sia profetica oggi anche nel riaffermare questi
valori”.
4 i capitoli del documento della CEI nei
quali si ribadisce il concetto di finanza a servizio dello sviluppo integrale dell’umanità.
E sono diverse le realtà in cui questa prospettiva si realizza. Sentiamo dalle parole
di Massimo Pallottino, della Fondazione Giustizia e Solidarietà,
l’esperienza di conversione del debito in Zambia e Guinea:
“La
nostra esperienza dimostra che sia in Zambia che in Guinea ci sono molti attori sociali
che sono attenti alla gestione della cosa pubblica e quindi questo significa far crescere
le istituzioni da tutti i punti di vista. Soprattutto sono una testimonianza che sia
possibile occuparsi di relazioni finanziarie, di relazioni tra Paesi secondo certi
principi”.
Altra esperienza, stavolta in Ecuador,
è quella del Progetto Microfinanza Campesina, modello di cooperazione e assistenza,
che ha effettuato interventi finanziari per circa 20 milioni di euro. Ma è l’impatto
umano che viene sottolineato dal direttore di Federcasse, Franco Caleffi:
“Bisogna
far capire alla gente l’importanza del risparmio, che anche una lira risparmiata ti
consente di finanziare poi un percorso di sviluppo virtuoso ed è un’esperienza che
esalta tutti, perché è molto coinvolgente, sotto un profilo soprattutto emozionale
e umano”.
Certo è che vicino ad interventi strutturali
servono ancora scelte decisive perché accanto allo scandalo della fame e a fronte
di una società del benessere ci sia una possibilità nuova che si chiama bene comune.