Iraq: al via il Sinodo della Chiesa caldea per ridare fiducia ai cristiani nel Paese
Il problema della sicurezza della comunità cristiana in Iraq ormai dimezzata dall'emigrazione
forzata, il futuro del seminario Babel College (unica facoltà teologica del Paese,
trasferito da Baghdad in Kurdistan) e la condizione delle diocesi dentro e fuori l’Iraq.
Sono gli argomenti al centro del Sinodo della Chiesa caldea irakena, che si apre domani
ad Al Qosh, cittadina nel nord del Paese, a 25 chilometri da Mosul. A confermarlo
è il procuratore caldeo presso la Santa Sede, padre Philip Najim che, come riferisce
l’agenzia SIR, esprime la preoccupazione dei vescovi per le dure persecuzioni messe
in atto contro la minoranza cristiana. Padre Najim, racconta ad AsiaNews che “nonostante
la scarsa sicurezza, il Patriarca stesso e i vescovi hanno scelto di tenere il Sinodo
in patria e non all’estero, per dare un forte segno di solidarietà al nostro popolo,
per dire loro che siamo presenti e ci sono a cuore le loro vite”. L’ultimo Sinodo
caldeo infatti, si era tenuto a Roma nel novembre 2005. Ad al Qosh saranno presenti
i vescovi caldei della diaspora, “arriveranno da Stati Uniti, Canada, Australia e
Libano”. Sarà presente anche il nunzio vaticano in Iraq, mons. Francis Chullikat.
L’incontro di al Qosh sarà anche un momento per riportare all’attenzione pubblica
mondiale la tragica condizione dei cristiani in Iraq, oggetto di una vera e propria
pulizia etnica. Per questo ieri a Stoccolma, in Svezia, dove risiede una consistente
comunità di caldei della diaspora, circa mille persone hanno marciato nel centro cittadino,
davanti al Parlamento svedese, esponendo striscioni con scritto “Non uccidete i cristiani
in Iraq”. Alla manifestazione hanno partecipato anche alcuni deputati svedesi, che
hanno lanciato un appello per una maggiore protezione dei cristiani. (M.G.)