Alla Conferenza di Aparecida, la solidarietà dei vescovi alla Chiesa venezuelana,
dopo la chiusura di "Radio Caracas Television"
"Ringrazio tutti per le molteplici espressioni di solidarietà e per il sostegno delle
vostre preghiere di fronte alla nuova situazione di tensione e violenza che si vive
nel mio Paese, dopo che il governo nazionale ha deciso di non rinnovare la concessione
della frequenza ad uno dei canali televisivi con maggiore copertura nazionale". Così,
durante la Conferenza episcopale di Aparecida - in dirittura d'arrivo in Brasile -
si è espresso all'apertura della sua omelia mons. Ubaldo Santana Sequera, arcivescovo
di Maracaibo e presidente della Conferenza episcopale del Venezuela. I particolari
da Luis Badilla Morales:
“Vi chiedo di pregare per la globalizzazione
della cultura della vita nei nostri popoli e per l'urgenza necessaria di fronte ai
diritti umani", ha affermato mons. Santa Sequera, che ha ricordato il significato
e l'importanza della festa di Pentecoste di domenica scorsa. "Così come gli Atti degli
Apostoli raccontano come il Vangelo si diffuse - e i frutti che ha dato la "prima"
Pentecoste nei tempi apostolici - nello stesso modo dovrà prolungarsi e manifestarsi
nella "Pentecoste" di Aparecida; nel tempo ordinario delle nostre vite, della nostra
storia, delle nostre chiese", ha aggiunto il presule venezuelano. Sottolineando che
il Documento finale dell'incontro si trova in una fase avanzata, orma definitiva,
l'arcivescovo di Maracaibo ha precisato che oggi la cosa più importante è "la conversione
dei cuori... Aparecida deve essere per tutti noi una lezione inaugurale di questa
Chiesa che vuole essere casa, scuola e luogo di comunione per tutti, in ciascuno dei
nostri Paesi. Siamo consapevoli dell'importanza di questo documento, ma ricordiamoci
sempre che non sono i documenti quelli che trasformano il mondo. E' l'amore di Cristo,
che il suo Spirito versa sui nostri cuori, ciò che trasforma veramente il mondo permettendo
di dare ai documenti l'uso più adeguato".
Nell’incontro con la stampa, ieri,
hanno preso parte mons. João Braz de Aviz, arcivescovo di Brasilia, e mons. Jorge
Enrique Jiménez Carvajal, arcivescovo di Cartagena, in Colombia, presidente della
Commissione che ha redatto il Messaggio finale. Mons. João Braz de Aviz ha sottolineato
il fatto che l’Assemblea è stata un’espressione della comunione ecclesiale ma, ha
precisato, "occorre intendere questa come un atteggiamento di apertura a tutti”. “Comunione
non solo tra i cattolici - ha insistito - ma anche comunione con altre confessioni
religiose e con la società tutta. Mons. Jorge Enrique Jiménez Carvajal da parte sua
ha voluto confermare che il Messaggio finale era già stato approvato in Assemblea
plenaria e che una delle sue caratteristiche principali è quella di essere un testo
rivolto a tutti i membri della Chiesa”. Il presule colombiano ha però rilevato che
l’intenzione degli episcopati è anche quella di aprire ponti verso ogni componente
della società latinoamericana. “La Chiesa - ha affermato - è desiderosa di aprire
un dialogo sincero e rispettoso con tutti, anche con coloro che magari non condividono
tutto o parte del magistero e della Rivelazione stessa. Noi vogliamo che il nostro
interlocutore sia ogni singolo individuo, ogni persona, nonché i popoli, la famiglia
delle nazioni. Insieme, tutti, possiamo renderci protagonisti della costruzione di
un mondo più solidale e giusto”. Infine, mons. Jorge Enrique Jiménez Carvajal è tornato
a parlare dell’opzione preferenziale per i poveri rilevando, di fronte alle domande
dei giornalisti, che questa è una scelta irreversibile come aveva detto Benedetto
XVI, poiché la sua radice ultima è cristologia”. “Certo - ha commentato - in America
Latina e nei Caraibi i poveri aumentano a dismisura. Riteniamo dunque che non basti
ripetere questa nostra scelta, è anche urgente molta immaginazione e creatività per
dare risposte adeguate a questa sfida. Dobbiamo essere capaci di trovare nuove forme
per far fronte alla povertà”.