La canonizzazione domenica 3 giugno di Giorgio Preca primo santo maltese
Domenica tre giugno il Santo Padre ascriverà nell’albo dei Santi il sacerdote maltese
Giorgio Preca, fondatore della Società della dottrina cristiana, morto nel 1962. Diciamo
subito che si tratta del primo Santo maltese dei nostri tempi. Con noi a parlarcene
il postulatore della Causa di canonizzazione, mons. Charles Scicluna:
D. -
Vuole presentarci un breve profilo del nuovo Santo?
R. - Nato a La Valletta,
Malta, il 12 febbraio 1880, Giorgio Preca venne ordinato sacerdote per la diocesi
di Malta il 22 dicembre 1906. Nel 1907 dà inizio, con alcuni giovani laici celibi,
alla Societas Doctrinae Christianae per l’apostolato della catechesi. Nel 1916 si
iscrive some Terziario Carmelitano e nel 1957 propone i cinque “Misteri della Luce”
per il Santo Rosario. Vede la sua associazione crescere anche in Australia e altrove.
Muore piamente a Santa Venera, Malta, il 26 luglio 1962. E’ stato beatificato a Malta
da Giovanni Paolo II il 9 maggio 2001.
D. - Qual è stato il suo carisma?
R.
- Don Giorgio Preca ha trovato ispirazione nell’esortazione dell’Apostolo Paolo a
Timoteo: “Le cose che hai udito da me davanti a molti testimoni, trasmettile a persone
fidate, le quali a loro volta siano in grado di insegnare agli altri” (2 Tim 2,2).
Promuove la devozione al mistero dell’Incarnazione e propaga la venerazione delle
parole “Verbum Dei caro factum est” e il culto delle Cinque Piaghe di Nostro Signore.
Le basi della sua spiritualità sono la rettitudine d’intenzione, l’umiltà e la mansuetudine.
D. - In quale contesto è vissuto e in che maniera ha espletato la sua missione?
R. - L’ignoranza religiosa lo rattrista e sente forte in sé la vocazione di
insegnare al Popolo di Dio. Soleva ripetere che l’insegnamento è la fonte do ogni
bene. Don Giorgio si dedicò pienamente alla predicazione, alla direzione spirituale
e alla scrittura di libri di catechesi. Viene giustamente riconosciuto come “uomo
di fede” e “apostolo della fede”.
D. - Vuole raccontarci un episodio significativo
della sua vita?
R. - Raccontava che una volta verso il 1910 mentre viaggiava
a piedi vicino a Croce Marsa, non lontano da La Valletta, incontrò un ragazzo sui
dodici anni che tirava una carretta alla quale era attaccata, con una fune, una cesta
di concime Il giovane, con voce autorevole, chiese a Don Giorgio: “Aiutami a tirare
la carretta”. Alla sua parola di comando don Giorgio provò una dolce sensazione e
si sentì immediatamente trasformato. Con calma e senza curarsi della folla si mise
a spingere e a tener ferma la cesta con le mani. Non sapeva spiegare cosa è successo
dopo o dove sono andati. Condividendo l’accaduto con i suoi soci catechisti venne
illuminato sul significato della visione. La carretta e la cesta raffiguravano la
Società per la Dottrina Cristiana sorretta da Gesù all’età del suo intervento con
i dottori nel tempio di Gerusalemme. Era Gesù che tirava avanti la Società e chi
la spingeva poteva farlo ad occhi chiusi, perché la missione d’insegnare era quella
stessa del Divin Maestro!
D. - Quale messaggio lascia al mondo d’oggi?
R.
- La figura del Beato Giorgio Preca ha un'attualità per tutta la Chiesa. Don Giorgio
Preca infatti si pone in quella scia gloriosa di profeti suscitati nella Chiesa dallo
Spirito per ribadire con dolce forza il ruolo fondamentale della Parola di Dio nella
formazione e nella vita cristiana, nonché per palesare nella Chiesa il ruolo importante
ed indispensabile dei laici come operatori attivi dell'evangelizzazione. ************
++++++++++++
GIORGIO
PRECA Profilo biografico
Il Beato GIORGIO PRECA nacque il 12 febbraio 1880
a La Valletta, in diocesi di Malta, settimo figlio dei coniugi Vincenzo Preca, ispettore
sanitario, e Natalina Ceravolo, insegnante di scuola elementare. Il 17 febbraio
venne battezzato nella Chiesa Parrocchiale della BMV del Porto Salvo a La Valletta
con i nomi di Giorgio Paolo Emmanuele Giovanni Pio. Nel 1888 la famiglia Preca si
trasferì nella città commerciale di Ħamrun, poco distante da La Valletta. Nella Chiesa
Parrocchiale di San Gaetano a Ħamrun il giovane Giorgio ricevette la Cresima (1888)
e la Prima Comunione. Dopo il liceo classico passò all'Università dove studiò Teologia,
intento a diventare sacerdote. Infatti a 18 anni, nel 1898 ricevette la prima tonsura
ed i ministeri minori dell'ostiariato e del lettorato. Seguirono l'esorcistato (1899),
e l'accolitato (1900), il Suddiaconato (1904), e il Diaconato (23 dicembre 1905).
Era
proprio tra il 1905 e il 1906 che Giorgio Preca, ispirato dalla viva esortazione dell’enciclica
del Papa San Pio X, Acerbo nimis (15 aprile 1905), si avvicinò ad alcuni giovani a
Ħamrun e incominciò per loro una serie di incontri formativi. Don Giorgio venne ordinato
sacerdote il 22 dicembre 1906. Per alcune settimane usciva da casa solo per celebrare
la S. Messa. Del resto era assorto in preghiera e contemplazione. In questo clima
si maturò in lui la chiamata di accogliere l’invito dell’Apostolo Paolo nella Lettera
a Timoteo: le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni, trasmettile
a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta anche gli altri”
(2 Tim. 2,2). Verso la fine di gennaio 1907 chiamò di nuovo il gruppo di giovani e
diede loro appuntamento per il 2 febbraio per un incontro di preghiera e formazione
nella Chiesa di Ta’ Nuzzu. Il 7 marzo 1907 si radunarono per la prima volta in un
piccolo locale che avevano preso in affitto. Queste date segnano l'inizio della Societas
Doctrinae Christianae: un gruppo di giovani laici formati nella vita ascetica e nei
principi della religione cattolica, mandati ad insegnare il popolo.
All'inizio
Don Giorgio chiamò la sua società "Societas Papidum et Papidissarum" (voleva infatti
dare grande rilievo ad una fedeltà filiale nei confronti del Papa). Comunque venne
intanto scelto, quasi per scherzo, un altro nome al nuovo gruppo: "museum". Questo
nome piacque e Don Giorgio ne fece un acrostico: "Magister utinam sequatur Evangelium
universus mundus!". Nel 1910 si inaugurò la sezione femminile della Societas Doctrinae
Christianae con l’aiuto di Giannina Cutajar. Con il passare del tempo si delineò
la fisionomia della società: laici lavoratori celibi totalmente dediti all'apostolato
della catechesi sia dei piccoli sia degli adulti; una vita di grande disciplina, modestia
nel vestire, una serie di piccole preghiere da recitare a memoria ogni quarto d'ora
("L'Orologio Museumino"), un'ora di catechesi ogni giorno in centri aperti in quasi
tutte le parrocchie delle isole Maltesi, e poi una ora di formazione permanente per
i soci.
La fondazione ebbe anche i suoi momenti difficili e di grande prova.
Nel 1909 Don Giorgio ricevette l'ordine di chiudere tutti i centri. Il nostro Beato
obbedì senza lamentarsi. Erano gli stessi parroci a protestare presso il Vescovo
che revocò l'ordine. Negli anni 1914 - 1915 apparvero su alcuni giornali maltesi
degli articoli infamanti e disprezzanti sulla società del MUSEUM ma Don Giorgio impose
ai membri il voto della mansuetudine e insegnava loro di subire il disprezzo del mondo
con serenità. Nel 1916 il Vescovo di Malta ordinò un’inchiesta sull'operato della
società che ebbe un esito favorevole al progetto del Beato Giorgio. Furono imposti
alcuni cambiamenti, ma la via per il riconoscimento e lo sviluppo della società era
pienamente aperta. Il decreto di erezione canonica porta la data del 12 aprile 1932.
Il
fondatore della Societas Doctrinae Christianae si prodigò come apostolo del vangelo
nelle isole di Malta. Scrisse in Maltese numerosissimi libretti di dottrina dogmatica
e morale nonché ascetica. Ma l'influsso più sentito del suo lavoro era la divulgazione
della Parola di Dio, tradotta in Maltese, presentata in brevi stralci facili a memorizzare
o in libretti di meditazione, ma comunque sempre oggetto della fervida predicazione
di Don Giorgio e dei suoi seguaci. Era consigliere noto per la sua prudenza e per
la sua saggezza. Molta gente accorreva da lui per una parola di conforto e di incoraggiamento.
Don
Giorgio era grande apostolo anche del mistero dell'Incarnazione. Dal 1917 propagò
la devozione alle parole "Verbum Dei caro factum est" (Gv. 1, 14) e volle che i soci
le portassero come emblema, e dal 1921 la società organizzò, in ogni villaggio la
vigilia di Natale, una dimostrazione in onore di Gesù Bambino. Nel momento difficile
della prova Don Giorgio decise di affidarsi completamente alla protezione della Vergine.
Infatti il 21 luglio 1918 il Beato si iscrisse nel Terzo Ordine Carmelitano, scegliendo
con la professione del settembre 1919 il nome di Fra Franco, e voleva che tutti i
soci e i fanciulli che frequentavano le sezioni del MUSEUM portassero lo scapolare
del Carmelo. Ebbe una devozione particolare alla Madonna del Buon Consiglio e propagava
con insistenza la medaglia miracolosa. Nel 1957 suggerì, per l’uso privato dei soci,
cinque nuovi misteri del rosario che chiamò “Misteri della Luce” e che coprivano il
ministero pubblico di Gesù dal battesimo nel Giordano all’ultima cena passando per
i misteri dedicati ai miracoli, alla predicazione delle beatitudini, alla trasfigurazione
sul Tabor.
Nel 1951 ebbe inizio il progetto della "Scuola Media San Michele".
Nel 1952 cinque membri vennero mandati ad aprire centri del MUSEUM in Australia. (Oggi
la Società si trova anche in Inghilterra, Albania, Kenia, nel Sudan e in Perù). Nel
1954 si inaugurò il progetto della Casa Generale della SDC e della Chiesa dedicata
alla BMV della Medaglia Miracolosa. Nel 1955 Don Giorgio benedisse la prima pietra
dell’ "Istituto Sacra Famiglia" a Zabbar Malta che divenne Casa per i Soci Interni
(fondati nel 1918 a Zebbug, Malta) e ospita ancora oggi la tipografia della SDC, la
"Veritas Press". Era l'ottobre del 1952 quando Don Giorgio venne nominato "Cameriere
Secreto di Sua Santità", un gesto che mortificò non poco il Servo di Dio.
Don
Giorgio era sempre stato di salute cagionevole per motivo della tubercolosi contratta
prima dell’ordinazione sacerdotale. Verso gli inizi degli anni sessanta del novecento
i medici gli consigliarono il riposo quasi completo, ma continuava a celebrare la
Santa Messa a casa sua e a ricevere la gente come poteva. Fu costretto a letto nei
primi del mese di luglio 1962 e la fine sembrava ormai vicina. Tutta Malta seguiva
con ansia gli ultimi giorni del suo grande apostolo e benefattore. Per il 26 luglio
fu organizzata in tutte le parrocchie un’Ora Santa per accompagnare l’agonia di Don
Giorgio e pregare che lui che tante persone aveva guarito e consolato in vita. Morì
quella stesa sera del 26 luglio 1962, dopo aver benedetto i suoi soci nella persona
del Superiore Generale, il Servo di Dio Eugenio Borg.
I funerali, che Don
Giorgio volle semplici, si trasformarono in una cordiale dimostrazione di grande affetto.
Una folla immensa volle avvicinarsi al feretro ed il corteo funebre, con la partecipazione
di tutte le autorità ecclesiastiche e civili, durò parecchie ore. Dietro autorizzazione
speciale, le sue spoglie mortali vennero tumulate in un sarcofago nella cripta sotto
la Chiesa della BMV della Medaglia Miracolosa. In occasione dell’esumazione dell’anno
2000, il corpo fu trovato intatto. Il 21 aprile 2001, tre settimane prima della beatificazione,
un grande corteo di devoti ha seguito la traslazione della salma dalla cripta al nuovo
sarcofago nella Chiesa di Blata l-Bajda dove il Servo di Dio Giovanni Paolo II si
sostò in preghiera la sera del 9 maggio 2001 dopo aver beatificato Don Giorgio e prima
di incontrare i soci della Societas Doctrinae Christianae.
Lo stesso Beato
Giorgio Preca soleva descrivere la sua propria missione citando la seconda lettera
di San Paolo a Timoteo: "Tu dunque, figlio mio, fortificati nella grazia che è in
Gesù Cristo; e ciò che hai udito da me, su attestazione di molti testimoni, affidalo
a uomini di fede che saranno capaci di istruire anche altri" (2 Tim. 2,2). Non era
ancora ordinato diacono quando sentì in se la grande vocazione di essere vero maestro
degli altri. Nel 1905 gli apparve in sogno il suo direttore spirituale da poco defunto
che gli disse: "Dio ti ha scelto per ammaestrare il suo popolo". Il decreto sulle
sue virtù eroiche del 28 giugno 1999 lo denomina “apostolus doctrinae christianae”
(AAS 92 [2000] 208).
Uomo di grandissima fede, cercava con tutte le sue forze
di fare dei suoi seguaci uomini e donne che potessero convertire il popolo ad una
fede più vera e più profonda. Con la sua predicazione efficace sui novissimi era grande
apostolo dell’onore e della latria che spettano solo a Dio e non a caso ebbe una speciale
devozione per l’Arcangelo San Michele. Soleva infatti lamentare che “per molta gente
Dio è come se fosse uno zero senza alcuna importanza”, e diceva senza mezzi termini
ai suoi: “Carissimi, è la fede che è tutto”. Il citato decreto sulle sue virtù eroiche
lo chiama “vir fidei atque fidei apostolus” (AAS 92 [2000] 208). Fu anche insigne
promotore e dottore dell’intenzione retta che deve accompagnare tutto quello che si
fa di bene, e scrisse due libri sul tema.
Espressione fondamentale della missione
evangelizzatrice di Don Giorgio era la grande devozione che il Beato nutrì e suscitò
per il mistero dell'Incarnazione del Verbo e perciò giustamente viene indicato all’inizio
del Terzo Millennio come “fervidus Incarnationis mysterii apostolus” (AAS 92 [2000]
208). Le più belle e numerose pagine dei suoi scritti trattano di Gesù Cristo “l’unico
oggetto del nostro cuore”. Per Don Giorgio, Cristo crocifisso era “Il Grande Libro”
in cui scopriva tutte le virtù. Il solo guardare al Crocefisso bastava al Servo di
Dio per prorompere in preghiere verso di lui, così gli accadde quando un giorno si
trovava con un suo grande amico: Don Giorgio guardava il Crocefisso e sfogava tutto
l’amore del suo cuore e l’amico scriveva tutte le frasi che gli uscivano dalla bocca
che divennero poi “Il salmo evangelico del Siriano” e il “Salmo dl Padre Franco Carmelitano”.
Le
virtù più caratteristiche del Servo di Dio erano la mansuetudine e l’umiltà. Egli
ebbe a subire prove molto ardue e dovette per forza esercitarsi nell’arte di perdonare
i nemici. Egli fece della mansuetudine la virtù specifica, caratteristica della sua
Società e volle che i membri fossero legati da un voto speciale che era quello di
perdonare chiunque li offendesse. Scrisse una “Lettera Popolare sulla Mansuetudine”
che doveva esser letta dai suoi il giorno della festa di Santo Stefano. Nato in una
famiglia agiata, il Servo di Dio non si lasciò trascinare dalle lusinghe della mondanità.
Anzi nel modo di comportarsi ed anche nel modo di vestirsi i suoi contemporanei potevano
intravedere una figura scevra da ogni sorta di vanità. Amava tutti, ma la sua predilezione
era per i ragazzi ed i lavoratori. Veramente Don Giorgio Preca seguì Gesù Cristo Maestro
Mite ed Umile fino in fondo.
L'attualità del messaggio del Beato Preca per
la Chiesa a Malta è di per sè più che evidente. Si tratta del primo santo canonizzato
di quella patria che Pio XII ebbe a dichiarare "nobilissima e cattolicissima". Nella
persona di Don Giorgio si snocciola tutto l'alone di autentica devozione e santità
che ha caratterizzato e tuttora segna questa piccola ma grande nazione. Come ebbero
a ribadire tante volte i vescovi locali, Malta e Gozo riconoscono che la loro marcata
cattolicità è dovuta in gran parte all'opera evangelizzatrice di Don Giorgio Preca.
Il Servo di Dio Giovanni Paolo II, il giorno della beatificazione a Malta, ebbe a
dichiarare che Don Giorgio “divenne come un secondo padre di Malta nella fede” (Omelia
del 9 maggio 2001: cf. AAS 93 [2001] 595). Lo stesso concetto si esprime in modo
altamente poetico nella Lettera Apostolica di beatificazione: “Vir fidei fuit atque
fidei apostolus et merito appellatur alter post Divum Paulum Melitensium pater in
fide” (AAS 94 [2002] 609).
Il suo messaggio è di attualità oggi più che mai.
In un'epoca dove le lusinghe del mondo distolgono tanti dalla sequela di Gesù, la
figura di Don Giorgio sacerdote zelante è ancora capace di attirare giovani generosi
all'apostolato. Tantissimi membri della società fondata dal Beato, dopo un'esperienza
in questo autentico vivaio di impegno cristiano, sono diventati sacerdoti. In Don
Giorgio sacerdote diocesano trovano fausta conferma le parole del Concilio: "Dio ordinariamente
preferisce manifestare le sue grandezze attraverso coloro i quali, fattisi più docili
agli impulsi e alla direzione dello Spirito Santo, possono dire con l'apostolo, grazie
alla propria intima unione con Cristo e alla santità di vita: ‘ Ormai non sono più
io che vivo, bensì è Cristo che vive in me ’ (Gal. 2, 20)" (Presbyterorum ordinis
12).
Ma la figura del Beato Giorgio Preca ha anche un'attualità per tutta la
Chiesa. Don Giorgio Preca infatti si pone in quella scia gloriosa di profeti suscitati
nella Chiesa dallo Spirito per ribadire con dolce forza il ruolo fondamentale della
Parola di Dio nella formazione e nella vita cristiana, nonché per palesare nella Chiesa
il ruolo importante ed indispensabile dei laici come operatori attivi dell'evangelizzazione.
Alla
nostra considerazione la Divina Provvidenza oggi presenta la figura di un sacerdote
buono, umile, mansueto che era apostolo zelante della devozione per il mistero dell'Incarnazione.
Don Giorgio infatti volle propagare ovunque la venerazione alle parole dal primo capitolo
del Vangelo di Giovanni: "Verbum Dei caro factum est" (Gv. 1, 14). La sua catechesi
era primariamente fondata sulla Sacra Scrittura e ai suoi soci ingiungeva lo studio
metodico e la quotidiana meditazione della Bibbia. Nella sua missione si anticipava,
dandone vita, l'esortazione finale della Costituzione Conciliare Dei Verbum: "Con
la lettura e lo studio dei libri sacri ‘ la parola di Dio compia la sua corsa e sia
glorificata ’ (2 Tess. 3, 1) e il tesoro della rivelazione, affidato alla Chiesa riempia
sempre più il cuore degli uomini. Come dall'assidua frequenza del mistero eucaristico
si accresce la vita della Chiesa, così è lecito sperare nuovo impulso di vita spirituale
dall'accresciuta venerazione della parola di Dio, che ‘ permane in eterno ‘(Is. 40,
8; 1 Pt. 1, 23-25)".
L'intuizione meravigliosa di Don Giorgio era proprio di
affidare il Verbum Dei nelle mani di laici, uomini e donne, che debitamente e permanentemente
formati potessero diventare ed essere nel mondo permanenti formatori. L'acrostico
legato alle umili origini della Societas Doctrinae Christianae (MUSEUM) spiega bene
l'ardore di Don Giorgio che tradusse in preghiera e vita, per lui stesso e per i suoi,
quel programma che la Chiesa non può non riconoscere intimamente proprio: "Magister
Utinam Sequatur Evangelium Universus Mundus!". Infatti l'opera del MUSEUM ancora
cresce con fervore missionario e ai nostri giorni, a soli cinquant' anni dai primi
centri del MUSEUM in Australia, la Societas Doctrinae Christianae si trova anche in
Inghilterra, in Albania, nel Sudan, in Kenia, e nel Perù.
Così nell'opera di
Don Giorgio Preca si trova profeticamente anticipato e felicemente verificato quel
voto sublime e quell'incisiva direttiva del Concilio Vaticano Secondo: "Quanto all'apostolato
per l'evangelizzazione e la santificazione degli uomini, i laici devono essere particolarmente
formati ad instaurare il dialogo con gli altri, credenti o non credenti, per annunciare
a tutti il messaggio di Cristo. E poiché nel nostro tempo il materialismo di diverso
genere sta diffondendosi largamente dovunque, anche in mezzo ai cattolici, i laici
non soltanto imparino con maggior diligenza la dottrina cattolica, specialmente quei
punti che vengono messi in questione, ma contro ogni forma di materialismo offrano
anche una testimonianza di vita evangelica" (Apostolicam actuositatem 31a).
Iniziata
la Causa nel 1975, dopo le varie fasi previste dal diritto, il 28 giugno 1999 il Sommo
Pontefice Giovanni Paolo II promulgava il Decreto sulla eroicità delle virtù di Don
Giorgio Preca. Intanto, il 27 gennaio dell’Anno Santo 2000, il Santo Padre approvò
il decreto sul miracolo per la guarigione estremamente rapida, completa e duratura
ed inoltre inspiegabile scientificamente di Charles Zammit Endrich da recidiva di
distacco retinico in occhio sinistro in soggetto miope con pregresso trauma avvenuta
il 3 febbraio 1964 a Casal Paola, Malta, dopo che il paziente aveva applicato una
reliquia di Don Giorgio sull’occhio malato invocando l’intercessione del Servo di
Dio.
Don Giorgio Preca venne beatificato dal Santo Padre Giovanni Paolo II
a Malta il 9 maggio 2001, giorno scelto anche per la memoria liturgica di questo beato
maltese, antesignano dell’apostolato dei laici. Il caso di guarigione esaminato in
vista della canonizzazione riguarda un bambino maltese di nome Eric Catania e risale
al luglio 2001, due mesi dopo la beatificazione. L’inchiesta diocesana è stata celebrata
a Malta dal 17 luglio 2002 al 19 giugno 2004. La Congregazione delle Cause dei Santi,
con il decreto del 17 dicembre 2004, ha riconosciuto la validità di detta inchiesta.
Nella
riunione della Consulta medica del 23 febbraio 2006, la guarigione rapida, completa
e duratura del bambino Eric Catania da cirrosi micronodulare epatica infantile con
grave scompenso epatico, ascite, colestasi e ipocoagulabilità, è stata giudicata “scientificamente
non spiegabile”.I Consultori Teologi, nel Congresso peculiare del 30 ottobre 2006,
e la Congregazione Ordinaria dei Padri Cardinali e Vescovi del 9 gennaio 2007 hanno
riconosciuto la preternaturalità della predetta guarigione e l’attribuzione del miracolo
all’intercessione del Beato Giorgio Preca. Il Decreto sul miracolo è stato promulgato
dal Santo Padre Benedetto XVI il 22 febbraio scorso.