Intervista e Profilo biografico di Carlo di Sant'Andrea che sarà canonizzato domenica
3 giugno
Domenica tre giugno sarà dichiarato Santo da Benedetto XVI il sacerdote passionista
Carlo di Sant’Andrea, olandese, al secolo Giovanni Andrea Houben, morto mel 1893.
Con noi a parlarcene il postulatore della Causa di canonizzazione, padre Giovanni
Zubiani:
D. – Vuole offrirci un rapido profilo biografico del nuovo Santo?
R.
- Nato l'11 dicembre 1821 a Munstergeleen in diocesi di Roermond, in Olanda, a 24
anni vestì l'abito dei Passionisti ad Ere, in Olanda, e professò i voti il 10 dicembre
1846. Fu ordinato sacerdote il 21 dicembre 1850, e nel febbraio dei 1852 fu mandato
in Inghilterra ove ricoprì gli uffici di vice-maestro dei novizi, e di parroco o cappellano.
Nel 1857 fu destinato in Irlanda, al ritiro di Mount Argus, dove rimase fino al 1866.
In quest'anno i superiori lo fecero ritornare per otto anni in Inghilterra. Il 10
gennaio 1874 ritornava a Mount Argus e quivi passò gli ultimi 20 anni della sua vita,
lasciando una genuina fama di santità accompagnata con il carisma taumaturgico, che
lo rese presto noto a tutta l'Irlanda. Morì all'età di 72 anni, il 5 gennaio 1893.
D.
– Qual è stato il suo carisma, la sua spiritualità?
R. - Da buon Passionista,
padre Carlo aveva una grande devozione per la Passione. Per lui la Passione non era
una astrazione, né un mero avvenimento storico, ma un avvenimento reale e recentissimo,
come se fosse accaduto ieri. Era sempre per lui come una cosa presente, quasi facendo
egli parte di quel gruppo che ai piedi della Croce piangevano insieme a Maria la morte
del suo Figlio adorato. Non vi era quindi bisogno di rammentargli il Calvario, poiché
questo non era mai lontano dai suoi pensieri. Non di meno portava invariabilmente
con sé un piccolo Crocifisso nella palma della sua mano sinistra. Di tanto in tanto
si poteva vedere che apriva la sua mano, dava uno sguardo affezionato al Crocifisso
e lo alzava teneramente posandolo sulle sue labbra.
D. - Quale influsso ha
avuto fra la gente?
R. - Da ogni provincia e contea d'Irlanda in molte città
e villaggi dell'Inghilterra, persone di tutte le classi della società, alte e basse,
cercavano la sua assistenza nelle loro difficoltà, nei loro dubbi, nella loro prova.
Allorquando una malattia portava in inganno l'abilità professionale, quando si trattava
di casi particolari, connessi con la direzione delle anime, quando qualche terribile
calamità temporale aveva recato rovina e disastro in qualche famiglia, e non vi era
più alcuna speranza terrena, si faceva ricorso al padre Carlo. A causa del grande
numero di visitatori che venivano da lui giornalmente, furono stabilite alcune ore
per le visite, altrimenti, non avrebbe avuto neppure il tempo di mangiare.
D. – Quale messaggio padre Carlo dà agli uomini d’oggi?
R. - Come ha scritto
il nostro generale, il messaggio che padre Carlo oggi rivolge alla Chiesa, alla Congregazione
della Passione, al mondo, è quindi un invito forte alla fedeltà a Cristo anche a costo
della propria vita. Un invito a vivere la memoria di Gesù Crocifisso, esistenza donata
per il bene di ogni persona, che diventa nel passionista sorgente per essere a sua
volta vita donata agli altri fino alla morte. Questo sperò San Paolo della Croce quando
scrisse: "I religiosi, morti a sé stessi, sono disposti a ricevere l'impressione della
divina grazia, sicché poi a suo tempo con cuore ripieno di amor di Dio possano intraprendere
cose grandi per la di Lui gloria e per la difesa della Santa Chiesa, a costo proprio
appunto della vita".
D. – Vuole raccontarci un episodio particolare della sua
vita?
R. - Essendo giunta la riputazione della sua santità alle orecchie del
Padre generale di quel tempo, questi divenne desideroso d'incontrarlo e di fare la
sua conoscenza. Ciò avvenne in occasione di una sua visita in Olanda e il Generale
rimase profondamente impressionato per il suo spirito di preghiera ed il grado della
sua unione con Dio. Prima di ritornare in Roma egli diede incarico al padre Salviano
di osservare diligentemente il padre Carlo e di prendere nota se si verificasse nella
sua vita qualche cosa di straordinario, ed anche, se capitava l'occasione, di mettere
a prova le sue virtù. Tale raccomandazione era stata data con intenzione di liberalità,
conoscendo la tenerezza di cuore la dolcezza ben nota del carattere del Generale.
Padre Salviano invece la intese alla lettera e, pur essendo anch'egli tendenzialmente
di animo gentile, applicò tale raccomandazione come un sacro compito, tanto che alle
volte stimolava talmente la pazienza di padre Carlo fino al punto di fargliela perdere,
se tale punto vi fosse stato. Egli, padre Salviano lo correggeva, lo sgridava, lo
umiliava davanti a tutta la Comunità, facendo così accrescere immensamente i suoi
meriti, poiché naturalmente padre Carlo nulla sapeva delle segrete istruzioni del
Padre generale. Ma padre Carlo mai mostrava un risentimento, né cercava di scusarsi
o di dare alcuna spiegazione, ma rimaneva silenzioso e penitente, avendo l'aspetto
di uno che avesse commesso qualche grande colpa. E se egli per avventura pronunziava
una parola, diceva queste tre parole ‘povero vecchio Carletto’. ************
NB.
– L’intervista è disponibile sul netia anche in francese con padre Aimé Tilimbini
(Repubblica Democratica del Congo); in inglese con padre Laurence Rywalt (Stati
Uniti); in spagnolo con padre Miguel Angel Villanueva (Messico); in portoghese
con la sig.ra Eunise Dos Santos (Brasile).
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PADRE
CARLO DI SANT’ANDREA Profilo biografico
Padre Carlo di Sant’ Andrea, al
secolo Giovanni Andrea Houben, nacque l'11 dicembre 1821 a Munstergeleen, nella diocesi
di Ruremond (Olanda), quarto di dieci figli. Battezzato lo stesso giorno col nome
di Giovanni Andrea, si accostò alla prima comunione il 26 aprile 1835 e ricevette
il sacramento della confermazione il 28 giugno dello stesso anno. Iniziò gli studi
classici a Sittart, proseguendoli a Brochsittard, fino a quando dovette interromperli
nel 1840 per il servizio militare, durante il quale, pare sentì parlare per la prima
volta della Congregazione della Passione. Dopo il congedo, completati gli studi, chiese
di esservi ammesso. La sua domanda fu accolta dal Beato Domenico Barberi e, entrato
in noviziato ad Ere, presso Tornai, il 5 novembre 1845, in dicembre indossa l'abito
della Passione, prendendo il nome religioso di Carlo di Sant’Andrea. Espletato l’anno
canonico di noviziato, emise la professione dei voti il 10 dicembre dell’anno seguente.
Dopo aver espletato gli studi filosofici e teologici, il 21 dicembre 1850, alla conclusione
degli studi, fu infine ordinato presbitero da mons. Labis, vescovo di Tournai.
Subito
dopo fu inviato in Inghilterra, dove i Passionisti avevano fondato tre conventi e
qui esercitò per qualche tempo l’incarico di vicemaestro dei novizi a Broadway ed
il comune ministero sacerdotale, sia nella parrocchia di S. Wilfrido che nel circondario,
finché nel 1856 fu trasferito nel nuovo convento di Mount Argus, presso Dublino. Il
Beato Carlo Houben, visse quasi tutto il resto della sua vita in questo ritiro e dagli
irlandesi fu molto amato, così da essere chiamato dal popolo – egli, olandese - Padre
Carlo di Mount Argus.
Fu sacerdote di particolare pietà; particolarmente si
distinse nell’esercizio dell’obbedienza, nella pratica della povertà, dell’umiltà
e della semplicità, e ancor più nella devozione alla Passione del Signore. Per la
sua imperfetta conoscenza della lingua inglese, non fu mai un predicatore formale,
né compì missioni, ma si dedicò particolarmente e con efficacia alla direzione spirituale
delle anime attraverso la confessione. La fama delle sue virtù attirò ben presto al
convento un gran numero di fedeli che chiedevano la sua benedizione ed esistono attendibili
testimonianze di guarigioni sorprendenti, tanto da creargli una fama di taumaturgo.
Proprio
a causa di tale fama, diffusa in tutto il Regno Unito e giunta anche in America ed
Australia, per dargli un poco di tranquillità, fu trasferito nel 1866 in Inghilterra,
dove dimorò nei conventi di Broadway, Sutton e Londra; vi condusse l’apostolato di
sempre, assediato dentro e fuori il Ritiro dai fedeli sia cattolici che d’altre confessioni.
Tornò a Dublino nel 1874, per restarvi sino alla morte, giunta all’alba del 5 gennaio
1893.
Durante i suoi solennissimi funerali con gente da tutta l’Irlanda, si
ebbe una chiara prova della devozione popolare che lo aveva circondato in vita. Un
giornale del tempo scriveva: “Mai prima d’oggi a memoria d’uomo si è verificata un’esplosione
di sentimento religioso e di venerazione profonda come quella che si è potuta osservare
intorno alle spoglie di padre Carlo”. Il superiore del Ritiro scrisse invece ai familiari:
“Il popolo lo ha già dichiarato santo”.
La Causa di beatificazione e canonizzazione
fu introdotta il 13 novembre 1935, ed il 16 ottobre 1988 Giovanni Paolo II procedette
alla Beatificazione di colui che tutti chiamavano il santo di Mount Argus. Il miracolo
che ha portato alla sua canonizzazione è quello ottenuto per sua intercessione in
favore del signor Adolf Dormans di Munstergeleen, paese di origine del Beato. L'inchiesta
diocesana ‘super miro’ è stata istruita pure nella diocesi di Roermond (Olanda) dal
6 novembre 2002 al 19 febbraio 2003, e la sua validità è stata riconosciuta con Decreto
della Congregazione delle Cause dei Santi il 7 novembre 2003.
Convocata la
Consulta Medica per il 24 novembre 2005, dopo la discussione, unanimemente nei suoi
membri si è espressa sulla "non scientificamente spiegabile" guarigione del signor
Dormans da "appendicite gangrenosa perforata con peritonite generalizzata e compromissione
multiorganica con stato settico prolungato e stato agonico". I consultori teologi,
nel Congresso peculiare del 21 febbraio 2006 e la Congregazione ordinaria dei cardinali
e vescovi del 12 dicembre 2006 hanno pure riconosciuto unanimemente la preternaturalità
della predetta guarigione. Il Decreto sul miracolo è stato promulgato alla presenza
di Benedetto XVI il 21 dicembre 2006.