2007-05-27 12:07:57

Alla Conferenza di Firenze sulla Famiglia, l’esortazione della società civile al governo italiano, affinché investa più risorse nelle politiche familiari


Con gli interventi del premier italiano, Romano Prodi, e del ministro delle politiche per la Famiglia, Rosy Bindi, si è conclusa ieri a Firenze la Conferenza nazionale sulla Famiglia, convocata dal governo. Per un bilancio di questa tre giorni di confronto e dibattiti, la nostra inviata a Firenze, Gabriella Ceraso, ha intervistato il presidente delle ACLI, Andrea Olivero: RealAudioMP3


R. – Sicuramente, dobbiamo partire da una constatazione, cioè che si è cercato il dialogo realmente, con serietà e con una forte disponibilità all’incontro. In particolare, da parte del ministro Bindi, che nella sua introduzione e anche, devo dire, nelle conclusioni ha recepito molte indicazioni che sono state date in questi giorni. Siamo però non del tutto soddisfatti, perché mi pare che sia ancora lontana la consapevolezza, da parte degli altri esponenti del governo che sono intervenuti, di quanto sia necessario invertire la rotta. Ecco, noi ci saremmo aspettati anche di sapere con maggiore precisione qual è l’obiettivo che si vuole perseguire, anche l’obiettivo economico.

 
D. – Coppie di fatto e diritti individuali sono entrati in vario modo nella discussione che doveva essere una discussione, appunto, sulla famiglia. Secondo lei, dopo questa Conferenza, sono cambiate le cose, sono stati fatti dei passi in avanti?

 
R. – Noi avevamo detto fin dall’inizio che, quando si fosse parlato davvero di famiglia, si fosse iniziato a far comprendere che la famiglia fondata sul matrimonio secondo il dettato costituzionale, diveniva un oggetto privilegiato di attenzione da parte delle istituzioni, più facilmente si sarebbe potuta trovare anche una soluzione per i diritti individuali delle persone che vivono nelle convivenze. Noi abbiamo riscontrato nella questione PACS-DICO un problema ideologico, cioè un’affermazione, appunto, di diritti di taluni soggetti quando non veniva ancora riconosciuto nemmeno il diritto fondamentale, riconosciuto dalla Costituzione, della famiglia. Noi cattolici abbiamo un’autentica passione per i diritti e crediamo che l’allargamento dei diritti non svilisca assolutamente la famiglia, purché questo venga fatto con attenzione e salvaguardando quelle che sono le prerogative che la Costituzione chiarisce in maniera nettissima.

E sul ruolo chiave della famiglia per la vita sociale - sottolineato dal Papa anche nell’udienza di ieri ai Giovani Imprenditori di Confindustria - Luca Collodi ha intervistato il segretario generale della CISL, Raffaele Bonanni: RealAudioMP3

R. – Dal funzionamento della famiglia dipende il benessere di tutti, così come il bene comune. Eppure le politiche economiche a sostegno della famiglia non ci sono, sono frammentare, sono propagandistiche. Noi riteniamo che la famiglia sia in difficoltà perché all’interno vi sono persone molto deboli, a partire dalla donna. Accumuliamo, così, due problemi, due primati assurdi: il primo è che abbiamo il minor numero di donne impegnate nel lavoro e, allo stesso tempo, siamo il Paese che ha meno bambini. Si ha, quindi, bisogno da una parte, di sostenere le politiche della maternità. Vanno bene gli assegni familiari, ma bisogna anche invitare le imprese a tenere e ad assumere le donne. C’è poi l’altra questione degli anziani in casa: offro un solo dato, la Germania ha stanziato sette miliardi di euro, noi invece solo 100 milioni di euro…

 
D. – Cosa può fare il sindacato per una più equa ridistribuzione della ricchezza a vantaggio proprio della famiglia, che è il nucleo della società?

 
R. – La CISL ha sempre e storicamente privilegiato, nelle sue politiche economiche e nelle sue indicazioni nei confronti dei governi, la famiglia, anziché il singolo individuo. E questo proprio perché siamo fortemente legati ad alcuni principi e ad alcuni orientamenti, tant’è che noi chiediamo riguardo alla donna molto più di altri sindacati. Siamo più insistenti sulla questione della donna autosufficiente e siamo coloro che chiedono a ripetizione politiche a favore dell’infanzia sia con gli assegni familiari, sia anche e soprattutto con i servizi, altrimenti il carico ricade maggiormente ed inevitabilmente sulla donna. Chiediamo politiche fiscali per sostenere queste condizioni e mai sul piano individuale, ma proprio sul piano familiare.

 
D. – La famiglia per la Costituzione italiana è un perno centrale per lo sviluppo sociale del Paese. Perché la politica non fa la sua parte?

 
R. – Perché ci sono posizioni ideologiche, culturali che saltano a piè pari la famiglia e si dirigono verso l’individuo. E’ una storia lunga ed è un problema di impostazione culturale.







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