Al Festival di Cannes, il regista turco-tedesco Fatih Akin si aggiudica il Premio
della Giuria ecumenica Signis
Cerimonia di premiazione e di chiusura tra poche ore per il 60.mo Festival del Cinema
di Cannes. Edizione che ha schierato nomi notissimi del panorama cinematografico internazionale
e non poche pellicole di comprovato spessore artistico. Già assegnato il Premio della
Giuria ecumenica Signis al regista turco-tedesco Fatih Akin. Il servizio di Luca
Pellegrini:
A poche
ore dall’inizio della cerimonia di chiusura, nel corso della quale saranno consegnate
le “Palme” per questo 60.mo Festival cinematografico, rimane difficilissimo tracciare
le fila dei favoriti tra i 22 film in competizione. Marina Sanna,
capo-redattore della “Rivista del Cinematografo” e membro italiano della Giuria del
Premio Signis, riferisce del clima che si sta vivendo in queste ore al Festival:
E’
molto difficile, anche perché siamo tutti curiosi di sapere chi vincerà la Palma d’Oro,
ma anche chi vincerà i premi come migliore attore, come migliore attrice. Oggi
davano come favorito, dal punto di vista della stampa internazionale, il film
dei Fratelli Cohen, “No Country for Old Men”, ma come ogni anno, alla fine le previsioni
– soprattutto a Cannes – si ribaltano. Abbiamo visto ottimi film, grandi autori, anche
da Kim Ki-duk a Wong Kar-wai ai Fratelli Cohen stessi; ci sono state alcune sorprese
che speriamo vengano riconosciute stasera in questa 60.ma edizione che non ha mai
avuto un concorso così forte fino adesso. La Giuria ecumenica
è già giunta alla proclamazione del vincitore. Ci può dire con quali criteri avete
valutato i film in competizione e con quali motivazioni siete giunti ad assegnare
il Premio Signis?
Non è la prima volta che faccio
parte della Giuria ecumenica; è stato particolarmente difficile quest’anno, come credo
sarà difficile per la Giuria ufficiale, proprio per l’alta qualità dei film in concorso.
La Giuria ecumenica guarda i film in concorso non solo da un punto di vista artistico,
ma anche dal punto di vista del contenuto, del messaggio che dev’essere comunque un
messaggio che contiene dei valori umani universali, che parla alla gente, che ha un
occhio alla spiritualità. Insomma, da questo punto di vista, alla fine, abbiamo dato
il premio al regista turco-tedesco Fatih Akin per “The Age of Heaven”. Il film di
Fatih Akin racconta i destini incrociati in Germania e in Turchia, di uomini e donne
di origini differenti. Non a caso, appunto, si chiama “Dall’altra parte”, se si può
fare una traduzione del titolo in italiano. La complessità delle relazioni, come la
richiesta di scambi tra persone differenti, ma soprattutto i temi maggiori sono quello
molto forte della filiazione, cioè il rapporto tra madre e figli, tra padre e figli,
il bisogno di sentirsi figli e di riconoscersi nei padri; il sacrificio e la riconciliazione.