Il rispetto della dignità dei lavoratori è il patrimonio più prezioso di un’azienda:
così, Benedetto XVI ai Giovani imprenditori italiani di Confindustria
Il profitto non può essere l’unico criterio nelle scelte di un’impresa: è il richiamo
di Benedetto XVI che, nell’udienza in Vaticano ai Giovani imprenditori di Confindustria,
ha sottolineato come la dignità dei lavoratori sia il patrimonio più prezioso di un’azienda.
Nel suo indirizzo d’omaggio, il presidente del sodalizio imprenditoriale, Matteo Colaninno,
ha assicurato l’impegno dei giovani imprenditori a “realizzare i principi di responsabilità
sociale dell’impresa”. Il servizio di Alessandro Gisotti: “Il
tenore di benessere sociale di cui gode oggi l’Italia non sarebbe pensabile senza
l’apporto degli imprenditori”: è il riconoscimento di Benedetto XVI che, incontrando
i giovani imprenditori di Confindustria, ha ribadito che “ogni impresa è da considerarsi
in primo luogo come un insieme di persone da rispettare nei loro diritti e nella loro
dignità”. Ha così invitato il mondo dell’imprenditoria italiana a mettere l’accento
sulla “centralità dell’uomo nel campo dell’economia”:
"E’
indispensabile che il riferimento ultimo di ogni intervento economico sia il bene
comune e il soddisfacimento delle legittime attese dell’essere umano. In altri termini,
la vita umana e i suoi valori devono sempre essere il principio e il fine dell’economia".
Si è poi soffermato sulla funzione del profitto nelle aziende.
“Il Magistero sociale della Chiesa - ha ricordato - ne riconosce l’importanza, sottolineando
al tempo stesso la necessità di tutelare la dignità delle persone” coinvolte nelle
imprese. Anche nei momenti di maggiore crisi, ha avvertito il Papa, “il criterio che
governa le scelte imprenditoriali non può essere la mera promozione di un maggior
profitto”. Quindi, riecheggiando il "Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa",
Benedetto XVI ha sottolineato che il rispetto della dignità umana dei lavoratori
è il patrimonio più prezioso dell’azienda:
"Nelle
grandi decisioni strategiche e finanziarie, di acquisto o di vendita, di ridimensionamento
o di chiusura di impianti, nella politica delle fusioni, non ci si può limitare esclusivamente
a criteri di natura finanziaria o commerciale. E’ necessario che l’attività lavorativa
torni ad essere l’ambito nel quale l’uomo possa realizzare le proprie potenzialità
ponendo a frutto capacità e ingegno personale, e dipende in gran parte da voi, imprenditori,
creare le condizioni più favorevoli perché ciò accada". Il
Pontefice ha riconosciuto che questo non è un compito semplice, in un mondo del lavoro
“segnato da una forte e persistente crisi”, ma si è detto certo che gli imprenditori
non risparmieranno i loro sforzi per “salvaguardare l’occupazione lavorativa, in particolar
modo dei giovani”. Proprio la gioventù, ha sottolineato, deve poter “contare su una
fonte di sostentamento sicura” per “costruire il proprio avvenire con fiducia”. D’altro
canto, ha indicato nella famiglia fondata sul matrimonio un “elemento portante della
vita e dello sviluppo della società”. Parole corredate da un’esortazione al mondo
imprenditoriale italiano:
"Operare in favore delle
famiglie significa contribuire a rinnovare il tessuto della società e assicurare le
basi anche di un autentico sviluppo economico". Benedetto
XVI non ha mancato, infine, di offrire una sua riflessione sul fenomeno della globalizzazione.
Fenomeno, ha affermato, che se da una parte alimenta la speranza di una più generale
partecipazione allo sviluppo, dall’altra “presentadiversi rischi legati alle
nuove dimensioni delle relazioni commerciali e finanziarie, che vanno nella direzione
di un incremento del divario tra la ricchezza economica di pochi e la crescita della
povertà di molti”. Di qui, il rinnovato appello, già lanciato da Giovanni Paolo II,
affinché venga assicurata una “globalizzazione nella solidarietà” e “senza marginalizzazione”.