Don Massimo Serretti commenta il Vangelo della Pentecoste
Questa Domenica la Chiesa festeggia la Solennità di Pentecoste. La Liturgia della
Parola ci presenta negli Atti degli Apostoli la discesa dello Spirito Santo come un
“vento che si abbatte gagliardo” e permette ai discepoli di parlare in altre lingue.
Nel Vangelo, Gesù ricorda che chi lo ama osserva i suoi comandamenti. Quindi assicura
che pregherà il Padre perché invii un altro Consolatore quando Lui non ci sarà più:
“Il
Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà
ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Su questo brano
ascoltiamo il commento del teologo don Massimo Serretti, docente di Cristologia
alla Pontificia Università Lateranense:
Il giorno
di Pentecoste è un giorno di grande esultanza. L’altro consolatore viene inviato dal
Padre sulla comunità dei suoi, coloro che Egli ha dato al Figlio. E’ un altro dono,
è una perfezione di comunione, una “inabitazione”, un prendere dimora che compie l’attendarsi
del Figlio in mezzo a noi. Adesso, con l’invio dello Spirito, il Padre e il Figlio
vengono a dimorare non solo in mezzo a noi ma proprio in noi. E’ un dono personalissimo
ed è dono ecclesiale, un dono di santificazione, di consacrazione, ed è un dono di
missione senza limiti. Lo Spirito Santo riscalda il cuore e illumina la città. Le
promesse di Dio si adempiono in un crescendo di comunione in comunione: “Vieni Padre
dei poveri”.