Conferenza di Firenze sulla famiglia. Don Colmegna: la povertà delle famiglie sta
assumendo il volto della normalità
Pomeriggio di lavori oggi a Firenze dove ieri si è aperta la conferenza nazionale
della famiglia. Fino a questa sera gli esperti di 10 sessioni tematiche, suddivisi
in 24 gruppi di lavoro, sono riuniti per discutere problemi legati ai più vari ambiti
della vita familiare di cui presenteranno domani le conclusioni. A fare il punto nel
pomeriggio il Ministro delle politiche familiari Rosy Bindi. in serata, Tavola rotonda
tra i Responsabili per la famiglia dei partiti politici. Il servizio da Firenze di
Gabriella Ceraso
“Sono
le famiglie le vere protagoniste e ora si deve riflettere su come sostenerle”. Così,
il relatore della sessione Famiglie e fragilità, don Virgilio Colmegna presidente
della Fondazione "Casa della Carità" per anni legato alla Caritas lombarda. Al microfono
di Gabriella Ceraso, don Colmegna ripercorre la fase di avvio dei lavori e le prospettive
di questa giornata
R. - Uno
degli elementi che sta emergendo è che le famiglie sono diventate protagoniste. Quindi,
adesso è il momento della riflessione. Abbiamo davanti a noi un problema molto serio
che anche ieri è emerso in tutti gli interventi, con tante sfumature diverse: qualche
volta con retorica, qualche volta di sostanza; la famiglia è un asse strategico anche
nella lotta alla povertà, nella ridistribuzione per l'equità solidale, nel tema della
giustizia, soprattutto anche nella prospettiva etica ed educativa. La famiglia è un
soggetto vero, non è un soggetto fatto semplicemente di individui. Pone il "noi" dentro
alla società anche in termini di fragilità, di rottura dei legami, pone il senso del
tempo ... quindi, tutta questa dimensione forte che dal punto di vista culturale deve
essere una realtà di cui dobbiamo diventare anche orgogliosi. Noi cattolici abbiamo
posto un problema culturale, che ha dei suoi riflessi di natura politica. Ieri, il
presidente Napolitano credo che abbia dato una visione solida, costituzionale, democratica.
Ormai tutti dicono: "Senza scontri", ma gli scontri non si fanno proprio perché ci
sono i problemi concreti da affrontare. D. - Ecco: nella vostra sessione "Fragilità",
rientrano tanti elementi: la famiglia che accoglie persone disabili, la famiglia che
ha malati terminali, la famiglia insomma aggravata da tanti pesi. Quali sono le priorità
che voi indicherete? R. - Innanzitutto, questo tema forte ed è un approccio di
carattere culturale, di una rivalutazione della famiglia, di un sostegno, che nessun
intervento può esser fatto colpevolizzando le famiglie. E per questo, soprattutto
dal punto di vista della salute mentale, l'associazionismo dei familiari che chiede
di non essere solo e chiederà dei servizi pubblici, territoriali, aperti anche il
sabato e la domenica, di mettere al centro la persona sofferente. D. - La povertà:
un elemento che è stato toccato sia dall'ISTAT sia, ancora prima, da mons. Bagnasco.
Secondo lei, come si può contrastare? R. - Spessissimo la povertà è anche una lettura
familiare, assume il volto della normalità non più solo il volto dell'emergenza. E
quindi, come tale va affrontata ridistribuendo anche delle scelte molto forti, non
assistenzialistiche. Credo che questo sia un bisogno strutturale, non possiamo solo
tornare all'idea dei pacchi-dono, dei pacchi-viveri che pure, poi, serviranno nelle
situazioni di emergenza; la povertà è un dato così ampio, che ha bisogno di affrontare
la non-monetizzazione del problema ma la ristrutturazione dei servizi. D. - Lei
crede che, qui, non rimarranno solo parole? R. - Io lo spero. Siamo qui anche per
questo. Un po' di diffidenza c'è, che è legittima, ma ho trovato però una voglia di
stare dentro e di rilanciare questo, che non è un compito di destra, sinistra o centro,
ma è una centralità perché la famiglia attraversa tutte le culture, forse questo è
diventato un soggetto forte. E credo che su questo ci sia un risultato positivo.