Conferenza di Firenze sulla famiglia. Don Colmegna: la povertà delle famiglie sta
assumendo il volto della normalità
Seconda giornata a Firenze della Conferenza nazionale sulla famiglia, promossa dal
governo. Fino a questa sera i lavori si svolgono al palazzo dei Congressi, nell’ambito
di 10 sessioni suddivise in 24 gruppi di esperti, con un presidente e un relatore,
che domani porterà le conclusioni al plenum della Conferenza. In mattinata, breve
relazione introduttiva delle singole aree tematiche, poi l’inizio dei lavori nei singoli
settori, che proseguirà fino a sera. Obiettivo è approfondire questioni urgenti in
varie sfere di interesse legate alla famiglia ed elaborare proposte. Per i particolari
da Firenze, il servizio di Gabriella Ceraso:
Le famiglie
sono al crocevia di tre grandi questioni culturali e sociali: la responsabilità educativa
verso i giovani, la solidarietà tra le generazioni e la sfida della società multiculturale.
Così, ieri, il ministro della Politiche Familiari, Rosy Bindi. E oggi a questi tre
ambiti sono dedicate altrettante sessioni delle 10 riunite da circa due ore. Sociologi
e pedagogisti in questo caso a confronto per capire in che termini le sfide di una
società multiculturale e multireligiosa influiscono sulle trasformazioni della famiglia,
come si arriva a diventare e a restare famiglia oggi sotto la spinta di mutamenti
demografici, bassa fecondità, invecchiamento, oppure come recuperare la responsabilità
educativa del nucleo familiare, fondamentale per trasmettere valori, competenze e
sentimenti. Ma di famiglia in queste ore si parla anche in termini di diritto: quindi,
pari opportunità, valorizzazione della soggettività familiare; in termini di risorse
economiche, casa, tariffe e consumi e di welfare. La priorità in economia va alla
riforma degli assegni familiari, indistintamente dalla posizione lavorativa delle
famiglie e agli sgravi fiscali mirati; per i servizi, al primo posto c’è l’infanzia:
più asili nido, adeguati ai livelli europei e controllati dalle regioni. Particolare
rilievo hano preso nuove proposte: quali un tribunale e un giudice speciale per la
famiglia, un intervento straordinario sull’occupazione delle donne specie al Sud con
tutela della maternità e riforma dei congedi parentali. Infine, occhio particolare
ad ambiti delicati: sessioni specifiche stanno lavorando alla riforma della legge
sugli affidi e al sostegno obbligatorio post-adozione, all’istituzione di un Fondo
per le non autosufficienze e al contrasto della pedofilia.
“Sono
le famiglie le vere protagoniste e ora si deve riflettere su come sostenerle”. Così,
il relatore della sessione Famiglie e fragilità, don Virgilio Colmegna presidente
della Fondazione "Casa della Carità" per anni legato alla Caritas lombarda. Al microfono
di Gabriella Ceraso, don Colmegna ripercorre la fase di avvio dei lavori e
le prospettive di questa giornata:
R. - Uno
degli elementi che sta emergendo è che le famiglie sono diventate protagoniste. Quindi,
adesso è il momento della riflessione. Abbiamo davanti a noi un problema molto serio
che anche ieri è emerso in tutti gli interventi, con tante sfumature diverse: qualche
volta con retorica, qualche volta di sostanza; la famiglia è un asse strategico anche
nella lotta alla povertà, nella ridistribuzione per l'equità solidale, nel tema della
giustizia, soprattutto anche nella prospettiva etica ed educativa. La famiglia è un
soggetto vero, non è un soggetto fatto semplicemente di individui. Pone il "noi" dentro
alla società anche in termini di fragilità, di rottura dei legami, pone il senso del
tempo ... quindi, tutta questa dimensione forte che dal punto di vista culturale
deve essere una realtà di cui dobbiamo diventare anche orgogliosi. Noi cattolici abbiamo
posto un problema culturale, che ha dei suoi riflessi di natura politica. Ieri, il
presidente Napolitano credo che abbia dato una visione solida, costituzionale, democratica.
Ormai tutti dicono: "Senza scontri", ma gli scontri non si fanno proprio perché ci
sono i problemi concreti da affrontare.
D. - Ecco:
nella vostra sessione "Fragilità", rientrano tanti elementi: la famiglia che accoglie
persone disabili, la famiglia che ha malati terminali, la famiglia insomma aggravata
da tanti pesi. Quali sono le priorità che voi indicherete?
R.
- Innanzitutto, questo tema forte ed è un approccio di carattere culturale, di una
rivalutazione della famiglia, di un sostegno, che nessun intervento può esser fatto
colpevolizzando le famiglie. E per questo, soprattutto dal punto di vista della salute
mentale, l'associazionismo dei familiari che chiede di non essere solo e chiederà
dei servizi pubblici, territoriali, aperti anche il sabato e la domenica, di mettere
al centro la persona sofferente.
D. - La povertà:
un elemento che è stato toccato sia dall'ISTAT sia, ancora prima, da mons. Bagnasco.
Secondo lei, come si può contrastare?
R. - Spessissimo
la povertà è anche una lettura familiare, assume il volto della normalità non più
solo il volto dell'emergenza. E quindi, come tale va affrontata ridistribuendo anche
delle scelte molto forti, non assistenzialistiche. Credo che questo sia un bisogno
strutturale, non possiamo solo tornare all'idea dei pacchi-dono, dei pacchi-viveri
che pure, poi, serviranno nelle situazioni di emergenza; la povertà è un dato così
ampio, che ha bisogno di affrontare la non-monetizzazione del problema ma la ristrutturazione
dei servizi.
D. - Lei crede che, qui, non rimarranno
solo parole?
R. - Io lo spero. Siamo qui anche per
questo. Un po' di diffidenza c'è, che è legittima, ma ho trovato però una voglia di
stare dentro e di rilanciare questo, che non è un compito di destra, sinistra o centro,
ma è una centralità perché la famiglia attraversa tutte le culture, forse questo è
diventato un soggetto forte. E credo che su questo ci sia un risultato positivo.