A 400 anni dalla morte, la Chiesa ricorda Santa Maria Maddalena de' Pazzi, mistica
carmelitana
400 anni fa, il 25 maggio 1607, moriva, a 41 anni, Santa Maria Maddalena de’ Pazzi,
mistica carmelitana nata e vissuta a Firenze, ardente promotrice della riforma della
Chiesa. Numerose oggi le celebrazioni, promosse sia dalla famiglia carmelitana in
tutto il mondo sia dalla Chiesa fiorentina. Ma quale influsso ha avuto questa Santa
nella Chiesa? Giovanni Peduto lo ha chiesto al teologo carmelitano padre
Bruno Secondin: R.
– Un influsso particolarmente fecondo, soprattutto riguardo alla sua passione per
la riforma della Chiesa, al suo amore al Verbo Incarnato, ma anche riguardo alla sua
stessa esperienza che è fatta non tanto di riflessioni personali su qualche idea di
Dio, ma per esempio quando andava in estasi, lei partiva sempre dal testo letto nella
Liturgia ed è perciò particolarmente interessante il suo patrimonio, poiché ci porta
ad essere quello che noi vorremmo essere e che non riusciamo ad essere e cioè capaci
di portare il mistero celebrato alla profondità personale, ad una riflessione meditativa
che è fede amante, che è contemplazione ardente. Lei, forse anche più di Santa Teresa,
è riuscita a mostrare il legame fra esperienza personale mistica e celebrazione del
mistero eucaristico, che è la fonte anche dell’autenticità di ogni mistica. Una terza
cosa è il fatto che ha sempre percepito la sua comunità nei momenti di estasi, anche
i più accesi, come presente e coinvolta in questa sua esperienza. Non ha mai vissuto
la sua esperienza mistica come un’ascesa verticale che escludesse gli altri. Ha sempre
sentito la sua comunità come beneficiaria, ma anche come oggetto della sua intercessione
e del suo stesso amore del mistero inesprimibile di Dio.
D.
– E’ ancora attuale il suo messaggio a quattrocento anni dalla morte?
R.
– Ci sono molte possibilità di sentirla vicina: il legame tra Liturgia ed esperienza
spirituale; la passione per una Chiesa che allora faticava a mettersi sul corretto
rinnovamento e che oggi non sempre riesce ad avere questo slancio di purificazione
e di fedeltà autentica, ma anche la sua capacità di dire le cose di Dio con un gusto
estetico, con le immagini, con il linguaggio, con le parole - a volte anche contorte
- per esprimere un qualcosa che non era esprimibile. E’ molto vicina a noi. C’è poi
la sua sensibilità missionaria: per lei la missionarietà non era tanto offrire qualcosa
affinché gli altri si convertissero, ma era mettersi in qualche modo dalla parte di
coloro che non riescono a percepire il dono della salvezza, e quasi abbracciarli perché
si avvicinino, come del resto ha fatto Santa Teresina. Teologicamente, letterariamente,
come persona calda e forte, con il coraggio di parlare di una Chiesa che deve veramente
appassionarsi per un volto pulito e fedele al suo Signore, ecco questa Santa ci è
davvero molto vicina. Certo, il suo linguaggio è un linguaggio del Cinquecento, è
quindi un po’ difficile per chi non ha molto familiarità. Io che l’ho studiata a lungo,
l’ho trovata veramente capace di ispirarmi per le tante cose che sento molto attuali.