Intervista sul Beato Carlo Liviero di domenica prossima 27 maggio 2007
CARLO LIVIERO BEATO - Intervista di Giovanni Peduto con suor Maria Annunziata Ghidotti
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************ Domenica prossima 27 maggio, solennità di Pentecoste, a Città
di Castello, alle ore 11, in piazza Duomo, il cardinale José Saraiva Martins, prefetto
della Congregazione per le cause dei santi, presiederà il solenne rito di beatificazione
di mons. Carlo Liviero, vescovo della stessa Città di Castello e fondatore della Congregazione
delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore, morto nel 1932. Con noi a parlarcene suor Maria
Annunziata Ghidotti, che ha lavorato alla Causa di Beatificazione della Fondatrice:
D.
– Vuole presentarci un breve profilo del nuovo Beato?
R. – Carlo Liviero nasce
a Vicenza il 29 maggio 1866; è ordinato sacerdote il 20 novembre 1888; dal 1889 svolge
il suo servizio di parroco a Gallio, diocesi di Padova. Nel 1899 viene nominato arciprete
ad Agna, in provincia di Padova. Il 6 gennaio 1910, il Santo Padre San Pio X lo nomina
vescovo di Città di Castello, dove giunse il 28 giugno. Come vescovo, mons. Liviero
sprona continuamente i suoi sacerdoti perché siano ardenti di zelo, uomini di preghiera,
abbiano cura delle loro chiese, annuncino con passione il Vangelo. Si adopera per
raggiungere ogni persona, a qualunque ceto sociale appartenga, perché tutti hanno
il diritto alle sue cure. Predilige i poveri, coloro che sono privi di voce, che sono
oppressi dal più forte e dall’ingiustizia sociale. Nel 1915, da inizio all’opera del
Sacro Cuore, accogliendo i bambini delle famiglie cadute in miseria a causa della
guerra e fonda la Congregaizone religiosa delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore. Mons.
Liviero conclude la sua esistenza il 7 luglio 1932, all’età di 66 anni, in seguito
ad un incidente automobilistico avvenuto sulla strada per Pesaro dove si recava a
far visita ai suoi bambini poveri che si trovavano al mare.
D. – Qual è stato
il carisma particolare del fondatore del suo istituto?
R. – Il carisma di Carlo
Liviero è un carisma di carità e di amore che attinge alla compassione e alla tenerezza
del Cuore di Cristo ed è rivolto ai piccoli, ai sofferenti, ai poveri, agli abbandonati.
E’ un carisma aperto a tutte le opere di cristiana carità. Oggi ne sono depositarie
le Piccole Ancelle del Sacro Cuore che, seguendo i passi di Carlo Liviero, continuano
sui sentieri della carità.
D. – Ci spieghi un po’ il contesto nel qual è vissuto
...
R. – Carlo Liviero vive in un contesto storico abbastanza difficile. Siamo
tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Si fanno strada gli ideali del
laicismo e del socialismo, che tentano di sconfiggere il mondo cristiano e cattolico
con idee e speranze subdole. Si diffondono idee filosofiche che investono la politica
e la religione e prende piede il modernismo. Carlo Liviero, sia da parroco che da
vescovo, di fronte alle ostilità e agli attacchi contro la Chiesa e il Papa, diventa
un coraggioso difensore mentre di fronte alle ingiustizie rivolte a lui, non dà peso
e non si difende.
D. – Vuole raccontarci un episodio significativo della sua
vita?
R. – CarloLiviero ha un’illimitata fiducia nella Divina Provvidenza,
ma nello stesso tempo è prudente e accorto. Una testimonianza riporta che un giorno,
giunto all’Ospizio – perché la Congregazione inizialmente si chiamava “Ospizio Sacro
Cuore” – arrivò con una cambiale in mano, preoccupato per non avere l’importo sufficiente
per il pagamento. Invita le suore a pregare la Provvidenza. Si dice che mentre ritorna
al vescovado, per via incontra una signora a lui sconosciuta che gli offre una busta
con l’importo esatto della cambiale.
D. – Suor Annunziata, qual è il messaggio
che il nuovo Santo ci tramanda?
R. – Lascia un messaggio di amore che non giudica,
che accoglie; un amore gratuito e disinteressato che si china sui piccoli, sui poveri,
sugli abbandonati e sugli esclusi, su coloro che non hanno voce, seguendo l’esempio
del cuore compassionevole di Gesù.
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Profilo
biografico
Carlo Liviero nacque a Vicenza il 29 maggio 1866, in quel
secolo che ha dato alla Chiesa, specie quella italiana, tante figure splendenti in
santità, operosità, apostolato a tutti livelli e che adesso man mano, ottengono il
riconoscimento ufficiale della Chiesa e mons. Carlo Liviero è fra essi. Da Vicenza
la famiglia si sposta a Monselice in provincia di Padova, dove il padre ferroviere
viene trasferito; qui frequenta le scuole elementari ed il ginnasio, manifestando
altresì ben presto la sua vocazione per il sacerdozio e quindi nell’ottobre del 1881
entra nel seminario di Padova, dove si distingue per la sua profonda pietà, diligenza
e applicazione allo studio.
Il 30 novembre 1888 viene ordinato sacerdote a
22 anni, poco tempo dopo è inviato a Gallio, sull’altopiano di Asiago (Vicenza) detto
dei Sette Comuni, per insegnare ai giovinetti inclini al seminario. Nel 1890 diventa
arciprete di Gallio e dopo 10 anni (1900) viene trasferito ad Agna nella Bassa Padovana
(Padova); il territorio versava in sfavorevoli condizioni economiche, che si ripercuotevano
sulla vita religiosa e morale dei suoi abitanti. Il parroco Liviero dà vita ad opere
di ampio respiro, mettendo al servizio del Regno di Dio le sue eccellenti doti umane
e spirituali, per sollevare da ogni tipo di miseria i fedeli a lui affidati. Intraprese
altresì una dura lotta contro l’anticlericalismo imperante, propugnato con l’azione
sovversiva dei rivoluzionari socialisti; i suoi parrocchiani lo denominarono “martello
del socialismo”.
La sua concreta opera di apostolato, di organizzazione e
ideologica, gli procurò il riconoscimento dei suoi superiori e il 6 marzo 1910 fu
ordinato vescovo di Città di Castello, storica città in provincia di Perugia. Anche
qui e da subito dovette impegnarsi, come ad Agna, a contrastare in campo aperto, i
nemici della Chiesa, socialisti, liberali e massoni, con tutto l’ardore della sua
giovane età e delle sue fondate convinzioni. L’iniziale ostilità nei suoi confronti,
ben presto si trasformò in ammirazione, per il numeroso complesso di opere spirituali
e caritative, che in poco tempo sorsero per il suo impulso pastorale. Il seminario
rifiorì con un discreto vivaio di vocazioni; nel 1915 sorse l’Ospizio del Sacro Cuore
per l’educazione dei fanciulli poveri ed orfani; nel 1920 il Pensionato S. Cuore per
gli studenti e nel 1925 una Colonia marina a Pesaro per gli orfani e per i bambini
scrofolosi e rachitici della diocesi.
Inoltre non ci si può dimenticare della
Scuola elementare cattolica del 1910, della Tipografia Cattolica del 1912, della Libreria
Cattolica del 1919. E, inoltre, don Liviero sostiene una biblioteca circolante; apre
una sala per proiezioni di film nel 1912, poi un vero cinema nel 1931. Per assicurare
l’assistenza agli orfani e derelitti, vittime della Prima Guerra Mondiale, ospiti
nel suo Ospizio del Sacro Cuore e nella colonia marina, fonda una Congregazione di
suore denominate Piccole Ancelle del Sacro Cuore approvata poi il 16 ottobre 1916
da papa Benedetto XV e oggi fiorente in numero di case e di suore. Fonda il settimanale
diocesano Voce di popolo e per tutti i suoi sacerdoti un Bollettino diocesano. Suo
particolare impegno fu la formazione cristiana e morale dei giovani ed il valore educativo
insostituibile della famiglia.
Il 24 giugno 1932, mentre si recava a Pesaro
alla colonia marina, ebbe un incidente grave con l’auto; ferito, venne ricoverato
nell’ospedale di Fano, dove morì il 7 luglio seguente, povero come era vissuto. Venne
inizialmente tumulato nel cimitero di Città di Castello e poi il 5 marzo 1933 le sue
spoglie vennero trasferite nella cripta della cattedrale, poste in un sarcofago marmoreo,
divenuto meta dell’omaggio riconoscente di tanti fedeli. L’impegno
pastorale
Perché parlare di mons. Carlo Liviero? Perché cittadino, e tra
i più illustri, di Monselice, in Veneto. Il 15 giugno 1865 nella chiesa di San Tommaso
si sposano Paolo e Gaetana, i genitori di Carlo. La madre Gaetana Gialain, di Monselice,
giovane tessitrice, vive in una casetta nei pressi della villa Duodo. Appena sposo,
Paolo ottiene il posto di casellante-cantoniere nelle ferrovie a Vicenza, dove nasce
Carlo, il primogenito, il 29 maggio 1966, battezzato il giorno successivo nella chiesa
di San Pietro Apostolo. Due anni dopo, il padre è trasferito nel casello ferroviario
di Battaglia Terme, infine nel 1870 a Monselice, in località Isola di Marendole, con
l’abitazione nel casello ferroviario Padova-Rovigo, dove nascono gli altri tre figli:
Ernesta 1871, Elisa 1876, Giuseppe 1877. Ernesta, maestra elementare, vivrà sempre
con il fratello Carlo, insegnante nelle scuole pubbliche di Gallio e di Agna, poi
a Città di Castello nella scuola elementare aperta dal fratello vescovo Carlo in episcopio.
Giuseppe, l’ultimo, sarà sacerdote nel 1900, parroco dal 1908 di Arzarello, nel 1931
canonico a Città di Castello, ove muore il 14 gennaio 1935. A Monselice Carlo vive
un terzo della sua esistenza: qui l’abitazione, la sua prima fondamentale formazione
umana e cristiana, bene armonizzate tra loro con l’aiuto della famiglia, profondamente
religiosa e onesta, della parrocchia, dove sente l’attrazione verso l’altare e il
ministero sacerdotale, della scuola che frequenta nelle classi elementari e ginnasiali.
Qui sboccia la sua vocazione-passione al sacerdozio, senza esitazioni o aspetti problematici,
se non la mancanza di mezzi economici per entrare in seminario, problema che affronterà,
come in seguito ogni altra difficoltà, con spirito combattivo. La Provvidenza agirà
attraverso il monselicense don Basilio Mingardo in due momenti determinanti per Carlo:
la possibilità di entrare e rimanere in seminario, la possibilità di anticipare l’ordinazione
sacerdotale di 22 mesi con dispensa sui tempi canonici previsti. La risposta di Carlo
sarà perenne riconoscenza e grande stima. Ogni mattina il piccolo Carlo si reca
alla chiesa parrocchiale di S. Paolo per ascoltare la Santa Messa con la mamma, chiesa
nella quale a 6 anni gli viene amministrata la Cresima, in seguito la prima Comunione,
e presta il suo servizio liturgico da chierichetto. Qui il 3 dicembre 1888 canterà
la sua prima Messa, 4 giorni dopo la sua ordinazione sacerdotale. Tiene il discorso
don Basilio Mingardo. Da Monselice partirà per il seminario di Padova, ambiente ricco
di cultura umanistica e teologica, dove Carlo, in sette anni (1881-1888), completa
e approfondisce la sua formazione spirituale e culturale. L’azione socio-pastorale
di mons. Carlo Liviero, così intensa e a tutto campo, non si potrebbe spiegare senza
la componente spirituale e la sua grande sensibilità umana. C’entrano sempre la fede
e l’amore in tutte le sue opere (tutte intitolate al Sacro Cuore di Gesù), sia a Gallio,
sia ad Agna e a Città di Castello. "Mi troverete tutte le mattine in cattedrale per
confessare e tutte le sere per predicare. Le vostre ansie, le vostre gioie, i vostri
dolori saranno anche i miei. Avrete in me un padre che vi ama" (discorso d’ingresso).
Gli risuonavano nell’animo le espressioni della Bibbia, la preferita dal giovane don
Carlo tra le discipline teologiche): "La fede opera per mezzo della carità" (Gal 5,6),
"Che giova fratelli miei, se uno dice di aver la fede ma non ha le opere? La fede
se non ha le opere, è morta in se stessa. Mostrami la tua fede senza le opere, e io
con le mie opere ti mostrerò la mia fede". E con questo spirito quante opere realizzò
Liviero (molte hanno del prodigioso). Innanzitutto per il bene alle anime "quando
si tratta di anime, mai dire basta!"; instancabile e ascoltata la sua predicazione
e a chi sottolineava, nel giorno del suo ingresso in cattedrale: "che brutto il vescovo",
spiritosamente rispondeva: "non sono venuto per farmi vedere ma per farmi sentire",
e come si è fatto sentire, anche in ambienti dove non lo volevano sentire! Ma parallelamente
anche per i bambini e gli anziani, i poveri, gli emigranti; per la cultura e la formazione;
per gli operai e le istituzioni, a partire dalla famiglia. Fu il vero servo di tutti,
perché, come insegna Madre Teresa di Calcutta: " Se credi, amerai. Se ami, servirai". "Il
fatto sociale e il Vangelo sono inscindibili", affermò papa Benedetto XVI a Monaco
di Baviera. In queste poche parole si trova espressa la sintesi dell’impegno pastorale
di Liviero, sia da parroco che da vescovo. Per capire la sua opera grandiosa, tutta
tesa a salvaguardare la dignità umana dei suoi fedeli sull’altopiano asiaghese, nella
bassa padana, o nell’umbra diocesi di Città di Castello, basti pensare che negli anni
fine Ottocento inizi Novecento, anni di povertà o addirittura di miseria, in Italia
l’emigrazione transoceanica raggiunse gli indici più alti. Soprattutto nel Sudamerica.
All’inizio erano i paesi di montagna a spopolarsi, in seguito anche quelli delle
zone collinari e di pianura. Da Città di Castello tra il 1906 e il 1907 emigrarono
2.365 persone. Il dato statistico spiega l’iniziativa del Liviero: l’istituzione della
scuola serale di lingua inglese e francese per facilitare l’inserimento degli emigranti
nei paesi ospitanti, transoceanici o europei. L’impulso carismatico a capire e risolvere
i problemi spiega, soprattutto, le molte iniziative prese allo scoppio della prima
guerra mondiale o vivendo le tristi situazioni della popolazione in cui opera. Si
rimane impressionati, quasi increduli se non sapessimo che in Carlo Liviero funzionavano
a pieno regime cuore e cervello, sensibilità umana e intelligenza, visione chiara
dei problemi e immediatezza nel risolverli: 1) società cattolica operaia agricola
e cassa rurale per combattere l’usura, problema questo che affliggeva anche gli uomini
del Quattrocento e che il Beato Bernardino da Feltre ha tentato coraggiosamente di
risolvere con la fondazione di molti Monti di Pietà, compreso quello di Monselice
(1494, ultimo anno della sua vita), nell’attuale "Loggetta" 2) asilo infantile
e ricovero per gli anziani (novità assoluta sull’altopiano di Asiago), società di
mutuo soccorso, la cooperativa di consumo di generi alimentari per calmierare i prezzi,
la lega fra gli operai cristiani, la scuola di lavoro per le giovinette (a proprie
spese); nei locali dell’episcopio la scuola elementare per i ragazzi più poveri e
moralmente più bisognosi della città e della diocesi. Mons. Liviero, infatti, sa per
esperienza personale che, per i poveri, spesso unico sostegno sono gli uomini di Dio
(per lui era stato mons. Basilio Mingardo). Questa scuola ha dato alla Chiesa molti
sacerdoti e religiosi, e anche il vescovo Pietro Fiordelli di Prato. Dal 1966 la scuola
ha sede presso la casa madre delle Piccole Ancelle 3) a Città di Castello l’Opera
del Sacro Cuore di Gesù (1915) per i figli derelitti dei combattenti (nel vecchio
orto della cera), luogo di accoglienza gratuita (la gratuità era costume di vita per
Liviero), idea umanamente pazzesca perché non esisteva la beneficenza, il dovere della
solidarietà. E mons. Liviero devolve sistematicamente più della metà delle sue entrate
di vescovo. E per far camminare quest’opera caritativa si è fatto povero, mendicante,
riducendosi a una vita modestissima, per non dire meschina. “Sarò io il loro padre!
Il babbo di questi derelitti sarò io!". Risposta immediata al grido dei bimbi accompagnati
in Municipio dai padri, costretti a partire per la guerra. Cuore paterno che mette
in moto il cervello e tutta la fiducia nella Provvidenza. 4) Fondazione delle Piccole
Ancelle del Sacro Cuore (9 agosto 1915, lo stesso giorno in cui mons. Liviero accolse
i primi 14 bambini, accuditi da due giovani Dina Mercati e Maddalena Bioli, le prime
due Piccole Ancelle, allora chiamate Piccole Serve del Sacro Cuore. Dieci anni dopo
la Colonia marina Sacro Cuore di Pesaro per rafforzare la salute dei bambini più esposti
alle malattie: "Non buttiamo i denari nel marmo (monumento ai caduti della guerra
‘15-’18) che resta freddo e muto, facciamo un monumento che irrobustisca e fortifichi
i nostri figli nell’anima e nel corpo" (alle autorità civili di Città di Castello). 5)
Unione piccoli lavoratori Italia Industrie, scuola di lavoro per artigianelli, per
una solida formazione professionale; pensionato per studenti; libreria Sacro Cuore,
tuttora esistente; Tipografia vescovile, trasformata anche in Scuola tipografica orfanelli
Sacro Cuore, per istruire i fanciulli in un mestiere, perché acquisissero una loro
autonomia nella società. Stamperà anche una serie di testi di spiritualità per la
casa editrice La Fiorentina, con la direzione di Giovanni Papini. Offrirà lavoro a
molti giovani. La particolare attenzione di mons. Liviero verso i bambini, i ragazzi,
i giovani aveva una precisa finalità che coinvolgesse educatori e insegnanti: "Poco
vale arricchire la mente di cognizioni, se queste non servissero a rendere migliore
l’uomo. Fine della scuola non è solo di fare degli uomini colti, ma anche degli uomini
onesti". Intuisce l’importanza della stampa cattolica da contrapporre a certa stampa
faziosa. Neppure un mese dopo il suo ingresso in diocesi, dà vita al settimanale diocesano
Voce del popolo, per una educazione integrale, che deve comprendere anche l’insegnamento
della religione nelle scuole. Il settimanale sarà soppresso dai fascisti nel 1926.
Iniziative anche nel campo spirituale-pastorale, operando attraverso gruppi di fedeli
selezionati e ben curati, paragonabili al pugno di lievito evangelico che fa fermentare
la massa. Mons. Carlo Liviero fu davvero un testimone di Cristo risorto e portatore
di speranza (tema del IV Convegno ecclesiale nazionale di Verona 16-20 ottobre), a
partire dall’evangelico "granellino di senapa" seminato nell’Orto della cera il 9
agosto 1915 per riparare e proteggere i primi 14 bambini, ora grandioso complesso
edilizio Casa Madre. Impegno continuato dalle sue figlie, le Piccole Ancelle del Sacro
Cuore con la Casa Fiducia di Pesaro (1996) per "affermare il valore della vita; aiutare
la madre in difficoltà ad accogliere e portare a termine la gravidanza, far nascere
e crescere in questa il desiderio di progettare responsabilmente la propria esistenza
unita a quella del figlio". Risposta cristiana e altamente umanitaria, secondo il
cuore di Carlo Liviero, all’appello di Papa Giovanni Paolo II: "Non dobbiamo mai lasciare
sola una donna che si prepara a dare alla luce un nuovo uomo che sarà per ciascuno
di noi un nuovo fratello". La Chiesa nell’anno giubilare 2000, il 1° luglio, nella
sala Clementina, presente il Giovanni Paolo II, ha decretato, che mons. Carlo Liviero
nella sua vita e impegno pastorale ha esercitato le virtù in grado eroico, riconoscendogli
il titolo di Venerabile della Chiesa, primo passo verso la beatificazione di domenica
prossima 27 maggio.