Benedetto XVI ai vescovi italiani: la fede cattolica è il fattore unificante della
nazione italiana. Famiglia, vocazioni, lotta alla povertà e dialogo interreligioso
tra i temi forti affrontati dal Papa
Una forza viva, radicata nella società, impegnata a promuovere i valori fondamentali
a partire dalla famiglia e dal sostegno ai più deboli: Benedetto XVI ha descritto,
così, le caratteristiche della Chiesa italiana, nell’udienza di stamani in Vaticano
ai membri della Conferenza Episcopale Italiana, in occasione della 57.ma assemblea
generale della CEI. All’inizio del suo intervento, il Papa ha ringraziato il cardinale
Camillo Ruini e l’arcivescovo Angelo Bagnasco, che gli è succeduto nella carica di
presidente dell’episcopato italiano, nel marzo scorso. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
In Italia,
la “fede è viva”, “profondamente radicata” e la Chiesa “è una realtà di popolo, capillarmente
vicina alle persone e alle famiglie”: è la certezza di Benedetto XVI, che nel suo
discorso ai vescovi italiani ha messo l’accento sul cattolicesimo quale fattore unificante
della società italiana:
"La fede cattolica e la
presenza della Chiesa rimangono il grande fattore unificante di questa amata Nazione
ed un prezioso serbatoio di energie morali per il suo futuro". Queste
“consolanti realtà positive”, ha proseguito il Papa, non devono far ignorare o sottovalutare
le insidie e difficoltà presenti che “possono crescere con il passare del tempo e
delle generazioni”:
"Avvertiamo quotidianamente,
nelle immagini proposte dal dibattito pubblico e amplificate dal sistema delle comunicazioni,
ma anche, sebbene in misura diversa, nella vita e nei comportamenti delle persone,
il peso di una cultura improntata al relativismo morale, povera di certezze e ricca
invece di rivendicazioni non di rado ingiustificate". Ecco,
allora, “la necessità di un irrobustimento della formazione cristiana, mediante una
catechesi più sostanziosa”. Benedetto XVI ha così indicato l’urgenza di mettere costantemente
Dio “al centro della vita” delle comunità”. Ha poi ribadito l’importanza che va riservata
alla cura per le vocazioni al sacerdozio, “come anche la sollecitudine per la formazione
permanente e per le condizioni in cui vivono e operano i sacerdoti”. E in tale contesto,
ha evidenziato che già adesso “il numero troppo esiguo di giovani sacerdoti” rappresenta
“un serio problema per l’azione pastorale”. Quindi, ha dedicato una parte cospicua
del suo discorso alla famiglia. Ai presuli, ha ricordato, che hanno “una precisa responsabilità”
non solo verso le Chiese loro affidate, “ma anche verso l’intera nazione”. Nel “pieno
e cordiale rispetto della distinzione tra Chiesa e politica”, ha detto il Papa, non
“possiamo non preoccuparci” di ciò che è buono per l’uomo e “in concreto del bene
comune dell’Italia”. Un’attenzione, ha affermato ancora, che i presuli hanno dimostrato
con la Nota sulla famiglia e le iniziative legislative in materia di unioni di fatto,
approvata dal Consiglio episcopale permanente “in piena consonanza con il costante
insegnamento della Sede Apostolica”. Benedetto XVI si è così soffermato sul Family
Day:
"La recentissima manifestazione a favore
della famiglia, svoltasi per iniziativa del laicato cattolico ma condivisa anche da
molti non cattolici, è stata una grande e straordinaria festa di popolo, che ha confermato
come la famiglia stessa sia profondamente radicata nel cuore e nella vita degli italiani.
Questo evento ha certamente contribuito a rendere visibile a tutti quel significato
e quel ruolo della famiglia nella società che ha particolarmente bisogno di essere
compreso e riconosciuto oggi, di fronte a una cultura che si illude di favorire la
felicità delle persone insistendo unilateralmente sulla libertà dei singoli individui".
Pertanto,
ha aggiunto, “ogni iniziativa dello Stato a favore della famiglia come tale non può
che essere apprezzata e incoraggiata”. D’altro canto, ha rilevato che “la medesima
attenzione ai veri bisogni della gente si esprime nel servizio quotidiano alle molte
povertà, antiche e nuove, visibili o nascoste”. E’ un servizio, ha detto il Papa,
“nel quale si prodigano tante realtà ecclesiali”, dalle Diocesi alle parrocchie, dalla
Caritas a molte altre organizzazioni di volontariato. Parole corredate da una viva
esortazione:
"Insistete, cari Fratelli vescovi, nel promuovere e
animare questo servizio, affinché in esso risplenda sempre l'autentico amore di Cristo
e tutti possano toccare con mano che non esiste separazione alcuna tra la Chiesa custode
della legge morale, scritta da Dio nel cuore dell'uomo, e la Chiesa che invita i fedeli
a farsi buoni samaritani, riconoscendo in ciascuna persona sofferente il proprio prossimo". Benedetto XVI è, poi, tornato con la memoria al grande evento ecclesiale
di Verona dell’ottobre scorso, che ha visto riunita la Chiesa italiana. Si tratta
ora, ha affermato, di proseguire il cammino “per rendere effettivo e concreto quel
“grande sì” che Dio in Gesù Cristo ha detto all'uomo e alla sua vita, all'amore umano,
alla nostra libertà e alla nostra intelligenza”. Ancora, ha invitato i presuli ad
annunciare Cristo ai “figli di quei popoli che ora vengono a vivere e lavorare in
Italia”, come anche a quanti si sono allontanati dalla fede e sono “sottoposti alle
tendenze secolarizzatici che vorrebbero dominare la società e la cultura” in Italia.
Benedetto XVI ha lodato la scelta dell’episcopato italiano di mettere alla base dell’impegno
missionario “la fondamentale verità che Gesù Cristo è l’unico Salvatore del mondo”.
Citando la Dominus Iesus, il Papa ha perciò sottolineato che bisogna avere
piena coscienza che “dal mistero di Gesù Cristo”, “vivo e presente nella Chiesa, scaturiscono
l’unicità e l’universalità salvifica della rivelazione cristiana”. Il Papa ha inoltre
ribadito “la stima e il rispetto verso le altre religioni e culture”:
"Non
può però diminuire la consapevolezza dell'originalità,
pienezza e unicità della rivelazione del vero Dio che in Cristo ci è stata definitivamente
donata, e nemmeno può attenuarsi o indebolirsi la vocazione missionaria della Chiesa.
Il clima culturale relativistico che ci circonda rende sempre più importante e urgente
radicare e far maturare in tutto il corpo ecclesiale la certezza che Cristo è il nostro
unico Salvatore". Proprio con questa intenzione, ha aggiunto
il Pontefice, “ho dato recentemente alle stampe” il libro "Gesù di Nazaret", “libro
personalissimo”, ha detto ancora a braccio, “non del Papa ma di questo uomo”. Il Pontefice
ha anche parlato dell'incontro con i presuli nelle visite ad Limina. "Per me
- ha confidato - è un bellissimo ricordo questo incontro con tutti i pastori della
Chiesa in Italia. Ho imparato così la geografia, diciamo, “esteriore”, ma soprattutto
la geografia “spirituale” della bella Italia". Benedetto XVI non ha poi dimenticato
l'appuntamento con i giovani a Loreto, agli inizi di settembre.
“Sappiamo bene - ha avvertito - che la formazione cristiana delle nuove generazioni
è il compito forse più difficile, ma sommamente importante” per la Chiesa.Andremo, pertanto, a Loreto insieme ai nostri giovani, ha concluso, “perché
la Vergine Maria li aiuti ad innamorarsi sempre più di Gesù Cristo”. Dal
canto suo, nell’indirizzo d’omaggio, il presidente della CEI, l’arcivescovo di Genova,
Angelo Bagnasco, ha affermato che oggi “è necessario che si alzi la voce chiara e
ferma della Chiesa, unita attorno a Pietro, per riaffermare quei principi inviolabili
che devono ispirate la vita personale e pubblica in ogni tempo”.