Le luci e le ombre dell'evangelizzazione latinoamericana affrontate da Benedetto XVI
all'udienza generale, dedicata al viaggio apostolico in Brasile
Un viaggio tra le molte luci e le ombre sociali e religiose del Brasile e dell’America
Latina, per riconfermare la Chiesa di quel continente, ad ogni livello, che è la prospettiva
dell’amore di Dio l’unica apportatrice di rinnovamento sia spirituale che sociale.
Al ricordo della recente visita apostolica Benedetto XVI ha dedicato l’udienza generale
di oggi in Piazza San Pietro, gremita da circa 50 mila persone. Ce ne parla Alessandro
De Carolis:
Un itinerario
tra “storia vissuta, pietà popolare, arte”. Fra i “valori cristiani profondamente
radicati” da un “passato glorioso” di fede, che tuttora convivono accanto “a enormi
problemi sociali ed economici”. Benedetto XVI ha voluto rendere il più possibile ampio
nel racconto - spesso interrotto da applausi - e insieme dettagliato nelle percezioni
ricavate da ogni singola tappa, il suo primo approdo in America Latina. Un viaggio
nelle “meraviglie” operate da Dio nelle popolazioni che vanno dai Caraibi alla Terra
del Fuoco e dunque un pellegrinaggio di fede, conclusosi ai piedi della Vergine Aparecida.
“Certo - ha ammesso subito il Papa, parlando alla folla in Piazza San Pietro - il
ricordo di un passato glorioso non può ignorare le ombre che accompagnarono l’opera
di evangelizzazione del continente latinoamericano”:
“Non
è possibile infatti dimenticare le sofferenze e le ingiustizie inflitte dai colonizzatori
alle popolazioni indigene, spesso calpestate nei loro diritti umani fondamentali.
Ma la doverosa menzione di tali crimini ingiustificabili - crimini peraltro già allora
condannati da missionari come Bartolomeo de Las Casas e da teologi come Francesco
da Vitoria dell’Università di Salamanca - non deve impedire di prender atto con gratitudine
dell’opera meravigliosa compiuta dalla grazia divina tra quelle popolazioni nel corso
di questi secoli”.
Guardando al presente, Benedetto
XVI ha riaffermato che il Vangelo diventato in oltre cinque secoli “l’elemento portante”
dell'America Latina è lo stesso che va annunciato nell’“epoca della globalizzazione”.
“L’identità cattolica - ha spiegato - si presenta ancora come la risposta più adeguata,
purché animata da una seria formazione spirituale e dai principi della Dottrina sociale
della Chiesa”. Un concetto precisato nel momento in cui il Papa ha ricordato il suo
festoso incontro con i giovani, a San Paolo:
“Anche
oggi la Chiesa fa lo stesso: prima di tutto ripropone i comandamenti, vero cammino
di educazione della libertà al bene personale e sociale; e soprattutto propone il
'primo comandamento', quello dell’amore, perché senza l’amore anche i comandamenti
non possono dare senso pieno alla vita e procurare la vera felicità”.
Felicità
che si traduce in bene comune quando i valori cristiani vengono intessuti nella trama
di una cultura. E la “cultura cristiana” del Brasile, ha detto chiaramente il Papa,
può rappresentare per il mondo “un nuovo modello di sviluppo”, perché “può animarvi
una ‘riconciliazione’ tra gli uomini e il creato”. L’esempio più commovente e incisivo
Benedetto XVI lo ha rintracciato nella visita compiuta in una delle comunità della
rete che va sotto il nome di “Fazenda da Esperança”:
“In
quella che ho visitato, traendone una profonda impressione di cui conservo vivo il
ricordo nel cuore, è significativa la presenza di un monastero di Suore Clarisse.
Questo mi è parso emblematico per il mondo d’oggi, che ha bisogno di un 'recupero'
certamente psicologico e sociale, ma ancor più profondamente spirituale”.
Un
brasiliano che incarnò questo orientamento fu il francescano del 18.mo secolo, Fra
Antonio di Sant’Ann Galvão, canonizzato dal Papa lo scorso 11 maggio. “La sua testimonianza
- ha ribadito - è un’ulteriore conferma che la santità è la vera rivoluzione, che
può promuovere l’autentica riforma della Chiesa e della società. Il Pontefice ha dunque
invitato i laici cristiani ad essere protagonisti di questo rinnovamento guidati dai
loro vescovi, i quali pur operando in un contesto di “religiosità innata” sono chiamati
a vigilare “sul deposito della fede”. E riandando con la memoria alla grande inaugurazione
della Conferenza episcopale di Aparecida, Benedetto XVI si è inserito nel solco di
quanto Giovanni Paolo II disse ad Haiti, durante l’Assemblea del CELAM nel 1983: promuovere
una evangelizzazione “nuova nel suo ardore, nei suoi metodi, nella sua espressione”:
“Con
il mio Viaggio apostolico, ho voluto esortare a proseguire su questa strada, offrendo
come prospettiva unificante quella dell’enciclica Deus caritas est, una prospettiva
inseparabilmente teologica e sociale, riassumibile in questa espressione: è l’amore
che dona la vita”.
Dopo la sintesi delle catechesi
in nove lingue, Benedetto XVI ha concluso con una serie di saluti rivolti, fra gli
altri, ai sacerdoti del Collegio San Paolo, che hanno terminato gli studi presso le
varie Università Pontificie romane, e ai partecipanti al Terzo Congresso Mondiale
dei Media Bulgari, svoltosi a Roma nei giorni scorsi. “Cari amici – ha concluso Benedetto
XVI - possa il vostro servizio nelle comunicazioni sociali contribuire a far sì che
il ricco patrimonio culturale e spirituale della Bulgaria sia meglio conosciuto e
apprezzato in Europa”.