2007-05-23 13:45:02

Le luci e le ombre dell'evangelizzazione latinoamericana affrontate da Benedetto XVI all'udienza generale, dedicata al viaggio apostolico in Brasile


Un viaggio tra le molte luci e le ombre sociali e religiose del Brasile e dell’America Latina, per riconfermare la Chiesa di quel continente, ad ogni livello, che è la prospettiva dell’amore di Dio l’unica apportatrice di rinnovamento sia spirituale che sociale. Al ricordo della recente visita apostolica Benedetto XVI ha dedicato l’udienza generale di oggi in Piazza San Pietro, gremita da circa 50 mila persone. Ce ne parla Alessandro De Carolis: RealAudioMP3

Un itinerario tra “storia vissuta, pietà popolare, arte”. Fra i “valori cristiani profondamente radicati” da un “passato glorioso” di fede, che tuttora convivono accanto “a enormi problemi sociali ed economici”. Benedetto XVI ha voluto rendere il più possibile ampio nel racconto - spesso interrotto da applausi - e insieme dettagliato nelle percezioni ricavate da ogni singola tappa, il suo primo approdo in America Latina. Un viaggio nelle “meraviglie” operate da Dio nelle popolazioni che vanno dai Caraibi alla Terra del Fuoco e dunque un pellegrinaggio di fede, conclusosi ai piedi della Vergine Aparecida. “Certo - ha ammesso subito il Papa, parlando alla folla in Piazza San Pietro - il ricordo di un passato glorioso non può ignorare le ombre che accompagnarono l’opera di evangelizzazione del continente latinoamericano”:

 
“Non è possibile infatti dimenticare le sofferenze e le ingiustizie inflitte dai colonizzatori alle popolazioni indigene, spesso calpestate nei loro diritti umani fondamentali. Ma la doverosa menzione di tali crimini ingiustificabili - crimini peraltro già allora condannati da missionari come Bartolomeo de Las Casas e da teologi come Francesco da Vitoria dell’Università di Salamanca - non deve impedire di prender atto con gratitudine dell’opera meravigliosa compiuta dalla grazia divina tra quelle popolazioni nel corso di questi secoli”.

 
Guardando al presente, Benedetto XVI ha riaffermato che il Vangelo diventato in oltre cinque secoli “l’elemento portante” dell'America Latina è lo stesso che va annunciato nell’“epoca della globalizzazione”. “L’identità cattolica - ha spiegato - si presenta ancora come la risposta più adeguata, purché animata da una seria formazione spirituale e dai principi della Dottrina sociale della Chiesa”. Un concetto precisato nel momento in cui il Papa ha ricordato il suo festoso incontro con i giovani, a San Paolo:

 
“Anche oggi la Chiesa fa lo stesso: prima di tutto ripropone i comandamenti, vero cammino di educazione della libertà al bene personale e sociale; e soprattutto propone il 'primo comandamento', quello dell’amore, perché senza l’amore anche i comandamenti non possono dare senso pieno alla vita e procurare la vera felicità”.

 
Felicità che si traduce in bene comune quando i valori cristiani vengono intessuti nella trama di una cultura. E la “cultura cristiana” del Brasile, ha detto chiaramente il Papa, può rappresentare per il mondo “un nuovo modello di sviluppo”, perché “può animarvi una ‘riconciliazione’ tra gli uomini e il creato”. L’esempio più commovente e incisivo Benedetto XVI lo ha rintracciato nella visita compiuta in una delle comunità della rete che va sotto il nome di “Fazenda da Esperança”:

 
“In quella che ho visitato, traendone una profonda impressione di cui conservo vivo il ricordo nel cuore, è significativa la presenza di un monastero di Suore Clarisse. Questo mi è parso emblematico per il mondo d’oggi, che ha bisogno di un 'recupero' certamente psicologico e sociale, ma ancor più profondamente spirituale”.

 
Un brasiliano che incarnò questo orientamento fu il francescano del 18.mo secolo, Fra Antonio di Sant’Ann Galvão, canonizzato dal Papa lo scorso 11 maggio. “La sua testimonianza - ha ribadito - è un’ulteriore conferma che la santità è la vera rivoluzione, che può promuovere l’autentica riforma della Chiesa e della società. Il Pontefice ha dunque invitato i laici cristiani ad essere protagonisti di questo rinnovamento guidati dai loro vescovi, i quali pur operando in un contesto di “religiosità innata” sono chiamati a vigilare “sul deposito della fede”. E riandando con la memoria alla grande inaugurazione della Conferenza episcopale di Aparecida, Benedetto XVI si è inserito nel solco di quanto Giovanni Paolo II disse ad Haiti, durante l’Assemblea del CELAM nel 1983: promuovere una evangelizzazione “nuova nel suo ardore, nei suoi metodi, nella sua espressione”:

 
“Con il mio Viaggio apostolico, ho voluto esortare a proseguire su questa strada, offrendo come prospettiva unificante quella dell’enciclica Deus caritas est, una prospettiva inseparabilmente teologica e sociale, riassumibile in questa espressione: è l’amore che dona la vita”.

 
Dopo la sintesi delle catechesi in nove lingue, Benedetto XVI ha concluso con una serie di saluti rivolti, fra gli altri, ai sacerdoti del Collegio San Paolo, che hanno terminato gli studi presso le varie Università Pontificie romane, e ai partecipanti al Terzo Congresso Mondiale dei Media Bulgari, svoltosi a Roma nei giorni scorsi. “Cari amici – ha concluso Benedetto XVI - possa il vostro servizio nelle comunicazioni sociali contribuire a far sì che il ricco patrimonio culturale e spirituale della Bulgaria sia meglio conosciuto e apprezzato in Europa”.







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