2007-05-23 12:30:04

La questione indigena al centro dell'incontro del cardinale Terrazas Sandoval con la stampa ad Aparecida


“Gli indigeni latinoamericani sono un gruppo umano straordinario. Da loro abbiamo molto da imparare per accompagnarli, per sostenerli e per evangelizzarli”. E’ quanto ha detto ieri il cardinale Julio Terrazas Sandoval, arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra (Bolivia), in un incontro con la stampa a margine della V Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano e dei Caraibi che si sta svolgendo ad Aparecida, in Brasile. Il servizio di Luis Badilla.

 Il porporato si è riferito specificamente agli indigeni latinoamericani, alle loro culture, così come agli afroamericani. Inoltre, con riferimento ad alcune polemiche artificiose a proposito di quanto aveva detto Benedetto XVI sull’incontro tra il Vangelo e le culture precolombiane nel suo discorso di apertura della V Conferenza, il cardinale Terrazas Sandoval ha precisato che “usare frasi fuori dal suo contesto crea solo confusione, distorce la verità e a volte diventa anche insulto”. “La Chiesa, come ormai è noto da molti anni, deplora il fatto che nel passato alcune persone non abbiano saputo trasmettere, con il loro esempio e la loro vita, la gratuità del Vangelo e del messaggio di Gesù. Al tempo stesso però occorre riconoscere che furono in molti, tra i missionari e altri membri della Chiesa, a dare la vita per gli aborigeni. Il Papa nel suo discorso ha voluto rilevare l’importanza dell’incontro tra culture”, ha aggiunto il cardinale Terrazas Sandoval, che ha ripetuto le parole del Pontefice: “Cristo era il Salvatore a cui anelavano silenziosamente”. Con le acque del Battesimo, questi popoli hanno ricevuto “la vita divina che li ha fatti figli di Dio per adozione; avere ricevuto, inoltre, lo Spirito Santo che è venuto a fecondare le loro culture, purificandole e sviluppando i numerosi germi e semi che il Verbo incarnato aveva messo in esse, orientandole così verso le strade del Vangelo. In effetti, l'annuncio di Gesù e del suo Vangelo non comportò, in nessun momento, un'alienazione delle culture precolombiane, né fu un'imposizione di una cultura straniera. Le autentiche culture non sono chiuse in se stesse né pietrificate in un determinato momento della storia, ma sono aperte, più ancora, cercano l'incontro con altre culture”. Dall’altra parte, mons. Guillermo Ortiz Mondragón, vescovo di Cuautitlán (Messico), durante il colloquio con la stampa ha spiegato, sempre ieri, il lavoro delle Commissioni, specificando che ogni vescovo ha avuto la possibilità di registrarsi in un massimo di tre Commissioni secondo i propri interessi pastorali e competenze dottrinarie. Tutte le Commissioni, alcune delle quali hanno costituito sotto-commissioni, hanno scelto il Moderatore e Relatore. Mons. Ortiz Mondragón, inoltre, ha illustrato ai giornalisti i metodi con cui i vescovi stanno riflettendo su una grande varietà di argomenti, ma con lo “sguardo” fisso sull’elaborazione del Documento finale entro il 31 maggio. In un secondo incontro con la stampa, diversi vescovi, tra cui mons. Julio Cabrera Ovalle, vescovo di Jalapa, Guatemala, hanno offerto ulteriori precisazioni riguardo i diversi Capitoli di questo Documento finale che attira molto l’attenzione dei giornalisti. I presuli hanno ribadito ancora una volta che questo testo non sarà pubblico prima dell’approvazione da parte del Santo Padre. Ovviamente, hanno spiegato, nel Messaggio al Popolo di Dio che sarà pubblicato tra il 30 e il 31 maggio, ci saranno i principali contenuti del Documento finale.







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