Amnesty International ha presentato il suo Rapporto annuale: aumentano le violazioni
dei diritti umani
Le politiche della paura creano un mondo pericolosamente diviso. E’ l’allarme di Amnesty
International, che oggi ha presentato il suo Rapporto annuale denunciando la globalizzazione
delle violazioni dei diritti umani. Francesca Sabatinelli: E’
la paura a dominare lo scenario tratteggiato da Amnesty International nel suo Rapporto
annuale. Una paura alimentata da governi e gruppi armati allo scopo di erodere i diritti
umani e creare un mondo sempre più polarizzato e pericoloso. La speranza oggi,
ci dice l’organizzazione, proviene dal coraggio e dall'impegno della società civile.
Paolo Pobbiati, presidente di Amnesty Italia:
R.
- La paura è il sentimento che oggi noi vediamo come il più diffuso al mondo. La paura
è determinata dalla mancanza di sicurezza, ma anche la paura di chi è costretto a
fuggire dalla povertà. Il problema è che questa paura viene strumentalizzata e addirittura
alimentata non soltanto dalle formazioni terroristiche che cercano di creare una base
di terrore sulla quale poi consolidare il proprio potere, ma anche da parte dei sistemi
repressi che attraverso la paura, agitando lo spettro della sicurezza nazionale, giustificano
politiche repressive nei confronti della loro dissidenza intera. Ma quello che è più
preoccupante, e che noi denunciamo già da diversi anni, è che oggi attraverso la legittimazione
di una sorta di "zona grigia" in cui i diritti umani possono essere sospesi anche
le grandi democrazie stanno sdoganando comportamenti come gli arresti indiscriminati,
le detenzioni senza limite di tempo, senza accuse né processo e perfino l’utilizzo
della tortura in nome della sicurezza. Tutto questo è inaccettabile e noi chiediamo
veramente un cambiamento di strategia. La comunità internazionale
è rimasta, quindi, impotente di fronte alle grandi crisi del 2006, quelle più note
come i conflitti in Medio Oriente, in Iraq, dove forze di sicurezza incitano alla
violenza settaria anziché frenarla, dove tortura, processi iniqui, pena di morte stupri
restano nell’impunità. E poi le crisi dimenticate: Cecenia, Colombia, Sri Lanka, Darfur,
ferita sanguinante del mondo, ci dice Amnesty. Quello in cui viviamo è un mondo sempre
più polarizzato e pericoloso, grazie a politiche miopi che danno luogo a paura e divisione.
I governi, afferma l’organizzazione, stanno compromettendo lo Stato di diritto e i
diritti umani, attizzando razzismo e xenofobia, separando comunità, acuendo le disuguaglianze
e preparando il terreno per altre violenze e altri conflitti. Cinque anni dopo l’11
settembre, si legge, sono emerse nuove prove sul modo in cui l’amministrazione statunitense
abbia considerato il mondo come un terreno di scontro tra giganti nella sua guerra
al terrore. E ovunque nel mondo, molte voci indipendenti per i diritti umani sono
state ridotte al silenzio, come quella di Anna Politkovskaya, giornalista russa uccisa
nell’ottobre scorso, alla quale il rapporto 2007 di Amnesty è dedicato. Ancora Pobbiati:
R.
- Con lei la Russia non ha perso soltanto una grande giornalista, ma anche uno degli
ultimi brandelli di informazione libera ed indipendente. Questo è sintomatico di una
situazione che in Russia è particolarmente evidente e che si manifesta anche con provvedimenti
legislativi, come quello che ha limitato fortemente le possibilità di operare e di
movimento per le Organizzazioni non governative, ma che vanno anche a creare un clima
di violenza, di discriminazione e di diffidenza nei confronti di persone di persone
come Anna Politkovskaya. Così come il riscaldamento globale
richiede un’azione basata sulla cooperazione internazionale, conclude Pobbiati, allo
stesso modo la situazione dei diritti umani può essere affrontata solo attraverso
la solidarietà globale e il rispetto per il diritto internazionale.