Attenzione alle famiglie e alla crescente povertà nella prolusione di mons. Bagnasco
alla 57.ma Assemblea generale della CEI: l'accusa di omofobia alla Chiesa è "calunniosa"
La Chiesa difende l’identità del suo popolo, rispettando “la sana laicità” e suggerendo
“i grandi criteri e i valori”. L'affermazione è dell'arcivescovo di Genova, Angelo
Bagnasco, che ieri ha tenuto, nella sua nuova veste di presidente, la sua prima prolusione
alla 57.ma Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana. Nelle parole
di mons. Bagnasco, l’attenzione ai poveri, il successo del Family Day, la replica
alle calunniose e ideologiche accuse di omofobia lanciate contro la Chiesa cattolica.
Ieri mattina, il presidente della CEI e il segretario, mons. Giuseppe Betori, erano
stati ricevuti in udienza da Benedetto XVI. Sui temi della prolusione, il servizio
di Paolo Ondarza:
La Chiesa
italiana, con trasparenza, è al servizio della gioia, non parla dall’alto, non vuol
far da padrone. “Alla Chiesa preme Cristo e il suo Vangelo: lo annuncia come misura
piena dell’umanesimo”. E’ uno dei passaggi della prolusione del presidente della CEI,
mons. Bagnasco. Quando ci appelliamo alle coscienze - ha spiegato - non è per essere
intrusivi, ma per richiamare quei contenuti pregnanti senza i quali cessa il presidio
ultimo di ogni persona”. “Se come vescovi - ha continuato - rileviamo, magari più
spesso di quanto sarebbe gradito, i fondamenti etici e spirituali radicati nella grande
tradizione del nostro Paese è perché “nel nostro orizzonte non c’è un popolo triste,
svuotato dal nichilismo e tentato dalla decadenza. C’è un popolo vivo”:
“La
distinzione “tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio”, come struttura fondamentale
non solo del cristianesimo ma anche delle moderne democrazie, ci trova decisamente
persuasi che dobbiamo insieme, ciascuno a proprio modo, cercare il progresso delle
nostre comunità, risvegliando anche quelle forze spirituali e morali senza le quali
un popolo non può svettare”.
"Spiace rilevare - ha
spiegato ancora Bagnasco - che si levano a volte accuse di omofobia alla Chiesa e
ai suoi esponenti”. La critica, ha detto, "è semplicemente ideologica e calunniosa,
e contrasta con lo spirito e la prassi totale e cordiale accoglienza verso tutte le
persone”:
Il presidente della CEI vede nel successo
del Family Day un riflesso di quella maturità dei laici, così tanto incoraggiata dal
concilio Vaticano II. “I numeri della manifestazione, oltre un milione di partecipanti
- ha detto mons. Bagnasco - sono il commento e l’eco adeguata alla nota della CEI
a riguardo della famiglia e di iniziative legislative in materia di unioni di fatto”:
“Quel pronunciamento, che dà doveroso riscontro al magistero del Papa nella
situazione italiana, resta valido e attuale come gesto di premura episcopale verso
il nostro popolo”.
Mons. Bagnasco ha anche rivolto
parole di ringraziamento al Papa per le “espressioni di vicinanza e di incoraggiamento”
a seguito delle minacce che lo hanno riguardato negli ultimi tempi:
“Episodi,
peraltro, costruiti su interpretazioni distorte e su attribuzioni di pensieri mai
pensati, e che neppure le immediate smentite e precisazioni sono servite a chiarire”.
L’arcivescovo di Genova ha sottolineato anche la
preoccupazione per il rischio di una contrapposizione forzosa e strumentale tra laici
e cattolici:
“Questa contrapposizione, in realtà,
non trova riscontro nel sentire della stragrande maggioranza del nostro popolo, né
può desumersi dalla legittima diversità di posizioni su alcune pur rilevanti tematiche,
che deve potersi esprimere con serenità e chiarezza, in un clima di rispettoso dialogo”.
Il
presidente della CEI ha rivolto inoltre un pensiero di ringraziamento al presidente
della repubblica Italiana, Giogrio Napolitano, per la sua vicinanza. Tra gli altri
temi toccati nella prolusione alla 57.ma assemblea generale della CEI, vi è stato
il crescente disagio economico delle famiglie italiane, in particolare per quelle
monoreddito con più figli a carico:
“Spesso con difficoltà
si arriva alla fine del mese. È da questa tipologia di famiglie che viene oggi alle
nostre strutture una richiesta larga e crescente di aiuto - anche con i “pacchi viveri”
che parevano definitivamente superati - per lo più mascherata e nascosta per dignità”.
Parole
anche sul fenomeno della disoccupazione che, se a lunga durata, “può divenire terreno
fertile per l’alcolismo e dipendenze varie”. E ancora: la precarietà dei giovani in
particolare al sud. Mons. Bagnasco ha espresso vicinanza ai familiari delle persone
morte sul lavoro, invocando iniziative perché si rimuovano le cause degli incidenti.
Inoltre, un appello a tutti a “spendere con accortezza, per rispetto di chi non ha
nulla e per poter dare qualcosa del proprio agli altri".
Nella
sua prolusione, il presidente della CEI ha parlato dunque anche del crescente disagio
economico delle famiglie italiane. Fenomeno, questo, sul quale si sofferma il presidente
della Caritas italiana, il vescovo ausiliare di Messina, Francesco Montenegro,
intervistato da Tiziana Campisi:
R.
- Forse ci eravamo abituati a parlare di nuove povertà, che senz’altro esistono, e
forse abbiamo messo un po’ nel dimenticatoio le vecchie povertà, che non è che siano
scomparse, ma vanno aumentando: sia le povertà personali che quelle familiari. E'
una situazione abbastanza grave, della quale non possiamo non tenere conto.
D.
- La Caritas come intende affrontare questa realtà?
R.
- La Caritas è sempre in prima linea con i Centri di ascolto e gli osservatori permanenti.
Tiene così il polso della situazione. Tentiamo di dare risposte immediate e tentiamo
anche di dare risposte che guardino un po’ più lontano: aiutare il mondo giovanile
- penso al Progetto Policoro - e ad altre forme di servizio e di proposte che permettano
di trovare quella marcia in più che affronti questi problemi.
D.
- Ma ci sono delle nuove emergenze?
R. - Le nuove
emergenze sono nuove, ma sono vecchie. Il problema della donna, ad esempio. Oggi le
donne sono diventate povere: tante donne vengono abbandonate e si ritrovano con una
famiglia, senza riuscire a trovare un lavoro. Oppure hanno un lavoro che non è pagato
dignitosamente. Anche il problema dei giovani, che è un problema vecchio, ma è nuovo,
perché diventa sempre più eclatante: le università che sfornano disoccupati, i ragazzi
obbligati ad emigrare. E c'è sempre il problema degli anziani.
D.
- Quali sono le aree geografiche dove si riscontrano più problemi?
R.
- Il sud Italia si trova in una situazione molto più grave, per una mancanza di politica,
di attenzione al territorio e alle persone. Ma credo che anche più a nord ci siano
sacche di povertà - nell’Italia centrale, nelle isole - dove c’è una politica che
forse ha dimenticato di diventare servizio. Quindi, diventa soltanto potere da gestire
e questo crea difficoltà tra la gente.
D. - Per affrontare
la realtà di oggi, la Caritas ha bisogno di nuove braccia?
R.
- Visto che la Caritas è un organismo pastorale, il problema non è cercare nuove braccia:
la questione è che ogni cristiano, ogni credente, senta di dover mettere le sue braccia
a disposizione. Ogni credente, quindi, dovrebbe poter dire: “Il mio tempo, la mia
vita, le mie cose, non sono soltanto mie. Le amministro e le metto a disposizione
di chi ha più bisogno”.
Intanto, i vescovi italiani,
riuniti a Roma per la 57.ma Assemblea generale della CEI hanno eletto come vicepresidente
mons. Agostino Superbo, arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, e alla presidenza
della Commissione episcopale per la Cultura e le comunicazioni sociali mons. Francesco
Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto. Incontrando i giornalisti al termine della mattinata,
per il briefing con i media, il segretario generale della Conferenza episcopale italiana,
mons. Giuseppe Betori, ha reso noto che dopo la prolusione di mons. Angelo Bagnasco
hanno parlato, tra ieri e oggi, 24 vescovi. Nei loro interventi, i presuli hanno anzitutto
espresso solidarietà al presidente della CEI per i recenti oltraggi contro la sua
persona ed hanno anche riferito che nelle Chiese italiane non ci sono solo attacchi
contro la Chiesa, ma che c’è anche tantissima gente, sia credenti che non, che la
sostiene. I vescovi italiani hanno espresso poi pareri positivi sul Family Day.
Sui
temi riguardanti famiglia e testamento biologico, mons. Betori ha spiegato che l’episcopato
rivendica da un lato il proprio diritto-dovere di esprimere il giudizio storico sui
problemi della realtà presente, dall’altro il diritto del laicato organizzato di dire
in forma significativa la propria opinione, anche sugli effetti che alcuni progetti
legislativi possono avere sulla vita della gente”. I vescovi italiani ritengono inoltre
“che non sia necessaria una legge sul testamento biologico”, temono solo che una normativa
in proposito possa portare “allo scivolamento verso derive eutanasiche”. Sui problemi
che l’Italia sta vivendo e che i vescovi hanno sollevato, mons. Betori ha detto che
in tutta la penisola emergono l’indebolimento del tessuto familiare, le difficoltà
dei giovani a formare una famiglia, ed ancora, tra i giovani, bullismo e droga. Parlando
di pedofilia, sulla possibilità che il documentario prodotto dalla BBC venga trasmesso
in Italia, mons. Betori ha detto che non c’è alcuna "censura" in proposito da parte
della Chiesa, ma si è augurato che vengano sottolineati i dati falsi che in esso sono
contenuti. Mons. Betori ha anche lamentato la “non comprensione” e i “travisamenti”
operati dai media nei confronti sia di mons. Bagnasco che dell’omelia da lui stesso
pronunciata la scorsa settimana a Gubbio. “Non veniamo rispettati - ha commentato
- nell’oggettività della comunicazione: è la stessa cosa che è avvenuta contro Bagnasco
e che ha dato origine a tutte le minacce contro di lui”.