Padre Najeem: in atto una persecuzione contro i cristiani in Iraq
In Iraq, sette persone sono state trucidate nella provincia di Diyala, mentre viaggiavano
a bordo di un minibus che è stato intercettato ad un posto di blocco da insorti che
indossavano le divise delle forze di sicurezza. Lo ha riferito l'emittente tv, al
Iraqiya, secondo cui i corpi sono stati ritrovati sulla strada per Baquba, accanto
ai rottami del minibus, che è stato dato alle fiamme. Ritrovati, intanto, in varie
zone di Baghdad 24 cadaveri con evidenti segni di tortura. Si tratta, con tutta probabilità,
di vittime delle violenze interconfessionali. In questo scenario, la situazione dei
cristiani in Iraq è sempre più drammatica: sabato, è stato rapito padre Nawzat Hanna,
parroco caldeo del quartiere Baladiyat della capitale irachena. Ma la crisi è generale.
Ai nostri microfoni, padre Philip Najeem, visitatore apostolico per i fedeli
Caldei in Europa, intervistato da Massimiliano Menichetti:
R. – C’è
una persecuzione contro tutti i cristiani che stanno in Iraq e che si trovano dunque
costretti ad una sorta di forzata immigrazione dalle zone di Baghdad: sono centinaia
e centinaia di famiglie cristiane in fuga. Le Chiese adesso hanno aperto le porte,
così come le scuole affinché queste famiglie possano trovare rifugio e dormire, ed
affinché possano trovare sostegno nelle chiese locali. La situazione è molto difficile.
E’ una situazione di sofferenza, di martirio e di testimonianza della nostra fede
cristiana: questa è la nostra terra, siamo nati qui, siamo cresciuti qui e moriremo
qui.
D. – Sabato il rapimento di un altro sacerdote
caldeo…
R. – I sacerdoti sono proprio coloro che
danno la loro vita per tutto il popolo iracheno: non distinguono tra musulmani e cristiani,
ma cercano di aiutare tutti coloro che ne hanno bisogno. Mentre questo sacerdote faceva
il suo dovere pastorale è stato rapito ed ora chiedono una somma veramente elevata
al Patriarcato, ma il Patriarcato attualmente non può certo offrirla. Questi rapimenti
non sono responsabilità del popolo iracheno, ma di forze oscure venute dall’estero,
incoraggiate da qualcuno, che non vuole un processo di pace ed un futuro migliore
per l’Iraq e per gli iracheni.
D. – Un’altra notizia
allarmante è che in alcuni casi i cristiani sono costretti a pagare o ad andarsene
per continuare a professare la propria fede...
R.
– Sì, li stanno infatti costringendo a diventare musulmani. Se non diventano musulmani
devono pagare una somma di denaro ogni mese. Sono gruppi di integralisti che hanno
applicato questa norma ai cristiani ed i cristiani hanno dovuto lasciare la zona
ed immigrare altrove. Questa è l’attuale situazione dei nostri cristiani in Iraq.
D. – Lei ha più volte ribadito che la situazione
dei cristiani è grave. Come è grave la situazione di molti iracheni…
R.
– I cristiani fanno parte del popolo iracheno e soffrono come soffre tutto il popolo
iracheno e quindi sia i cristiani che i musulmani. Queste forze oscure che entrano
nel Paese vogliono creare disagi, vogliono complicare la vita di tutta la popolazione
irachena, vogliono impedire un futuro di pace in Iraq. Vogliono impedire lo stesso
processo di democratizzazione irachena. Qui non viene rispettata neanche la dignità
umana di ciascuna persona irachena. Serve la preghiera e serve che la Comunità internazionale
attui la sua responsabilità verso questo popolo, che soffre ogni giorno, sia esso
musulmano, sia esso cristiano.