2007-05-21 14:25:07

Mons. Tomasi alla 60.ma Assemblea Mondiale della Salute: anche i poveri del mondo possano avere accesso all’assistenza sanitaria


Un appello ad una solidarietà concreta della comunità internazionale perché anche i poveri del mondo possano avere accesso all’assistenza sanitaria: lo ha lanciato l’osservatore permanente della Santa Sede presso gli Uffici ONU di Ginevra, mons. Silvano Maria Tomasi, durante la 60ma Assemblea Mondiale della Salute in corso nella città elvetica. Il presule ha parlato della necessità di ridurre il costo dei farmaci e ha denunciato il fatto che sono proprio i bambini ad avere meno accesso alle cure. Mons. Tomasi ha quindi ricordato l’appello del Papa a non dimenticare l’Africa. Ascoltiamo il rappresentante vaticano al microfono di Sergio Centofanti: RealAudioMP3
 
R. – In questo momento c’è bisogno di fare tutto il possibile per aiutare l’Africa a mettere insieme le strutture normali per l’assistenza sanitaria alla sua popolazione e soprattutto per affrontare le grandi pandemie che ancora creano dei problemi ingenti ed enormi in tutto il continente, in particolare riguardo alla malaria, alla tubercolosi e all’AIDS.

 
D. – Un bilancio di questa 60.ma Assemblea dell’OMS, che sta volgendo al termine…

 
R. – Sostanzialmente si sono fatti dei passi positivi. In questo momento c’è la volontà da parte – direi – della maggioranza dei Paesi che sono membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di trovare una formula giusta ed equilibrata per rendere accessibili anche ai Paesi poveri tutte le medicine, di cui hanno bisogno. Rimane, però, sempre una lacuna: la diversità di lettura del metodo per arrivare ad ottenere l’obiettivo di un miglioramento della qualità della vita e della salute per le popolazioni dei Paesi sviluppati così come dei Paesi poveri. Il concetto di vita, alla volte, non viene inteso in maniera giusta e quindi rimane la grande preoccupazione da un punto di vista etico e da un punto di vista soprattutto della nostra prospettiva cristiana, che la vita al suo inizio e alla sua fine viene condizionata da interessi immediati e da soluzioni spicciole che non riflettono affatto né la nostra visione antropologica né il piano generale della vita che il Creatore ci ha dato.

 
D. – Nel suo intervento ha chiesto agli Stati membri di comprendersi bene sul termine “genere”…

 
R. – E’ chiaro che questo è un termine di moda, che entra in tutti i documenti, in tutte le Assemblee, in tutte le riunioni che si fanno in giro per il mondo in questo momento.

 
D. – C’è una certa confusione sul termine “genere”...

 
R. – C’è confusione nel senso che alcune correnti filosofiche e ideologiche cercano di mettere sull’individuo una certa ipoteca, nel senso che l’individuo arriva a definire quello che lui è come "genere", come sesso, indipendentemente dalla realtà fisica in cui si trova. E’ una forma estrema di ideologia che alla fine dei conti scardina l’ordinamento sociale, perché non corrisponde più all’ordine naturale della creazione.







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