Mons. Tomasi alla 60.ma Assemblea Mondiale della Salute: anche i poveri del mondo
possano avere accesso all’assistenza sanitaria
Un appello ad una solidarietà concreta della comunità internazionale perché anche
i poveri del mondo possano avere accesso all’assistenza sanitaria: lo ha lanciato
l’osservatore permanente della Santa Sede presso gli Uffici ONU di Ginevra, mons.
Silvano Maria Tomasi, durante la 60ma Assemblea Mondiale della Salute in corso nella
città elvetica. Il presule ha parlato della necessità di ridurre il costo dei farmaci
e ha denunciato il fatto che sono proprio i bambini ad avere meno accesso alle cure.
Mons. Tomasi ha quindi ricordato l’appello del Papa a non dimenticare l’Africa. Ascoltiamo
il rappresentante vaticano al microfono di Sergio Centofanti: R.
– In questo momento c’è bisogno di fare tutto il possibile per aiutare l’Africa a
mettere insieme le strutture normali per l’assistenza sanitaria alla sua popolazione
e soprattutto per affrontare le grandi pandemie che ancora creano dei problemi ingenti
ed enormi in tutto il continente, in particolare riguardo alla malaria, alla tubercolosi
e all’AIDS.
D. – Un bilancio di questa 60.ma Assemblea
dell’OMS, che sta volgendo al termine…
R. – Sostanzialmente
si sono fatti dei passi positivi. In questo momento c’è la volontà da parte – direi
– della maggioranza dei Paesi che sono membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
di trovare una formula giusta ed equilibrata per rendere accessibili anche ai Paesi
poveri tutte le medicine, di cui hanno bisogno. Rimane, però, sempre una lacuna: la
diversità di lettura del metodo per arrivare ad ottenere l’obiettivo di un miglioramento
della qualità della vita e della salute per le popolazioni dei Paesi sviluppati così
come dei Paesi poveri. Il concetto di vita, alla volte, non viene inteso in maniera
giusta e quindi rimane la grande preoccupazione da un punto di vista etico e da un
punto di vista soprattutto della nostra prospettiva cristiana, che la vita al suo
inizio e alla sua fine viene condizionata da interessi immediati e da soluzioni spicciole
che non riflettono affatto né la nostra visione antropologica né il piano generale
della vita che il Creatore ci ha dato.
D. – Nel
suo intervento ha chiesto agli Stati membri di comprendersi bene sul termine “genere”…
R.
– E’ chiaro che questo è un termine di moda, che entra in tutti i documenti, in tutte
le Assemblee, in tutte le riunioni che si fanno in giro per il mondo in questo momento.
D. – C’è una certa confusione sul termine “genere”...
R.
– C’è confusione nel senso che alcune correnti filosofiche e ideologiche cercano di
mettere sull’individuo una certa ipoteca, nel senso che l’individuo arriva a definire
quello che lui è come "genere", come sesso, indipendentemente dalla realtà fisica
in cui si trova. E’ una forma estrema di ideologia che alla fine dei conti scardina
l’ordinamento sociale, perché non corrisponde più all’ordine naturale della creazione.