2007-05-21 14:50:51

L’appello del Papa per la pace in Terra Santa sia raccolto dalla comunità internazionale: così il Patriarca di Gerusalemme Michel Sabbah


“In nome di Dio, supplico che si ponga termine” alla “tragica violenza” che scuote il Medio Oriente. Ha destato ampia eco l’accorato appello di Benedetto XVI, al Regina Caeli di ieri. Il Papa si è rivolto alle autorità palestinesi ed israeliane, affinché rafforzino l’impegno per rilanciare il negoziato di pace. Le parole del Santo Padre sono state accolte con gioia dalla comunità cristiana di Terra Santa. Ecco la testimonianza del Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Michel Sabbah, raccolta da Alessandro Gisotti: RealAudioMP3

 R. – Ogni intervento del Santo Padre ridona sempre una nuova speranza, perché siamo in una situazione per la quale non si vede nessuna uscita. I leader israeliani non hanno il coraggio di cambiare le cose, di rischiare la pace. E i palestinesi sono tra di loro in disputa, in lotta anche sanguinosa. Non si vede un’uscita, perciò ogni intervento del Santo Padre dà nuova speranza a tutti noi. Poi, io credo che la sua voce sarà ascoltata dalla comunità internazionale, perché questo nostro conflitto è internazionale, non è locale. Non è palestinese, non è israeliano, è internazionale. E tocca alla comunità internazionale fare uno sforzo per cambiare le cose, per far muovere le cose.

 
D. – Quale ruolo può svolgere la comunità cristiana per favorire il dialogo tra i popoli in Terra Santa?

 
R. – La comunità cristiana in Terra Santa è piccola. Stiamo facendo il possibile nel dialogo interreligioso per invitare i capi religiosi ad avere una visione comune su tutte le cause del conflitto e semmai arriveremo a questo, sarà certo un aiuto per i capi politici, per la popolazione. E’ questo il ruolo che possiamo svolgere: un ruolo di dialogo interreligioso e di appello alla pace, alla verità, ai diritti, senza la violenza, ma con le trattative e il dialogo.

 
D. – Lei ha avuto modo di incontrare, confrontarsi con i fratelli nell’episcopato. Cosa è emerso? Qual è il sentimento che prevale tra i pastori della Terra Santa?

 R. – Abbiamo tutti la stessa posizione, che l’occupazione non può durare. L’occupazione è sorgente di ogni male, perciò non si può continuare in questa situazione. C’è bisogno di una nuova iniziativa. L’occupazione dura ormai da 40 anni e bisogna che tutto questo cambi.







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