2007-05-21 15:22:44

Gli interventi degli arcivescovi di Buenos Aires e di San Salvador alla Conferenza di Aparecida


Hanno illustrato la situazione delle proprie Chiese locali i diversi vescovi intervenuti la scorsa settimana alla prima parte dei lavori della V Conferenza dell’episcopato latinoamericano e caraibico. Inquadrando la pastorale nelle grandi tematiche dell’incontro continentale, i presuli hanno anche presentato le problematiche delle loro diocesi. Il servizio di Luis Badilla: RealAudioMP3

“Questa globalizzazione, come ideologia economica e sociale, ha colpito negativamente i nostri settori più poveri”: così si è espresso l’arcivescovo di Buenos Aires, il cardinale Jorge Mario Bergoglio, durante il suo intervento. Il porporato ha sottolineato che “non si tratta soltanto dei conosciuti fenomeni dello sfruttamento e dell’oppressione, bensì di un qualcosa di nuovo, e cioè, l’esclusione che trafigge la radice stessa dell’appartenenza alla società nella quale si vive”. Il presidente dell’episcopato argentino, ha ricordato inoltre che a molte persone oggi viene negata "l’esistenza sociale", ma che in vari settori della popolazione, soprattutto tra i più bisognosi, vi è una riserva morale che conserva valori di umanesimo autentico. “La tradizione cattolica dei nostri popoli affronta oggi la sfida del pluralismo religioso e della proliferazione delle sette religiose – ha detto – occorre riconoscere che se una parte del nostro popolo non sperimenta la sua appartenenza alla Chiesa ciò si deve, in molti casi, ad un’evangelizzazione superficiale di buona parte della popolazione”. Per il porporato “il processo di secolarizzazione tende a ridurre la fede e la Chiesa cattolica all’ambito del privato e delle cose intime”. Inoltre “il secolarismo, negando ogni trascendenza, ha prodotto una crescente deformazione etica, un indebolimento del senso del peccato personale e sociale, un progressivo aumento del relativismo morale che è causa di un disorientamento generale, in particolare durante la tappa dell’adolescenza e della giovinezza, così vulnerabili ai cambiamenti”. Da parte sua, l’arcivescovo di San Salvador, mons. Fernando Sáenz Lacalle, si è soffermato sulla “preghiera, necessaria – ha detto – per vivere in comunione con Dio”. “Quanti problemi abbiamo proprio perché non preghiamo come si dovrebbe – ha proseguito il presule – come non riconoscere che la nostra crisi di vocazioni è anche una crisi di preghiere. Mons. Oscar Romero diceva: come è possibile che gli uomini vivano senza pregare?”. Per l’arcivescovo di San Salvador “questa domanda ci interpella più che mai”, mentre “dall’altra parte c’è l’Eucaristia, che implica un processo di conversione” che “ha bisogno della grazia sacramentale della Penitenza”. Infine, il presidente dell’episcopato salvadoregno ha sottolineato che “il lavoro in favore della giustizia ha bisogno dell’amore” e che “la Chiesa non può lavorare in favore della giustizia senza l’amore”. “Dunque – ha precisato il presule – noi non possiamo prendere parte a processi che polarizzano le nostre società di per sé già tanto divise. La nostra deve essere sempre una voce in favore della pace e della riconciliazione”. Mons. Lacalle ha poi aggiunto che “senza ignorare i grandi problemi, come la miseria in cui vivono molti” salvadoregni, i pastori, devono “offrire sempre un modello di impegno sociale” che non assuma “come propria la lotta di classi” e che, invece, si ispiri alla carità. “Dobbiamo lavorare ancora di più in favore dell’unità – ha concluso – è un bisogno urgente delle nostre società, oggi divise e piene di conflitti”.







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