Gli interventi degli arcivescovi di Buenos Aires e di San Salvador alla Conferenza
di Aparecida
Hanno illustrato la situazione delle proprie Chiese locali i diversi vescovi intervenuti
la scorsa settimana alla prima parte dei lavori della V Conferenza dell’episcopato
latinoamericano e caraibico. Inquadrando la pastorale nelle grandi tematiche dell’incontro
continentale, i presuli hanno anche presentato le problematiche delle loro diocesi.
Il servizio di Luis Badilla:
“Questa globalizzazione,
come ideologia economica e sociale, ha colpito negativamente i nostri settori più
poveri”: così si è espresso l’arcivescovo di Buenos Aires, il cardinale Jorge Mario
Bergoglio, durante il suo intervento. Il porporato ha sottolineato che “non si tratta
soltanto dei conosciuti fenomeni dello sfruttamento e dell’oppressione, bensì di un
qualcosa di nuovo, e cioè, l’esclusione che trafigge la radice stessa dell’appartenenza
alla società nella quale si vive”. Il presidente dell’episcopato argentino, ha ricordato
inoltre che a molte persone oggi viene negata "l’esistenza sociale", ma che in vari
settori della popolazione, soprattutto tra i più bisognosi, vi è una riserva morale
che conserva valori di umanesimo autentico. “La tradizione cattolica dei nostri popoli
affronta oggi la sfida del pluralismo religioso e della proliferazione delle sette
religiose – ha detto – occorre riconoscere che se una parte del nostro popolo non
sperimenta la sua appartenenza alla Chiesa ciò si deve, in molti casi, ad un’evangelizzazione
superficiale di buona parte della popolazione”. Per il porporato “il processo di secolarizzazione
tende a ridurre la fede e la Chiesa cattolica all’ambito del privato e delle cose
intime”. Inoltre “il secolarismo, negando ogni trascendenza, ha prodotto una crescente
deformazione etica, un indebolimento del senso del peccato personale e sociale, un
progressivo aumento del relativismo morale che è causa di un disorientamento generale,
in particolare durante la tappa dell’adolescenza e della giovinezza, così vulnerabili
ai cambiamenti”. Da parte sua, l’arcivescovo di San Salvador, mons. Fernando Sáenz
Lacalle, si è soffermato sulla “preghiera, necessaria – ha detto – per vivere in comunione
con Dio”. “Quanti problemi abbiamo proprio perché non preghiamo come si dovrebbe –
ha proseguito il presule – come non riconoscere che la nostra crisi di vocazioni è
anche una crisi di preghiere. Mons. Oscar Romero diceva: come è possibile che gli
uomini vivano senza pregare?”. Per l’arcivescovo di San Salvador “questa domanda ci
interpella più che mai”, mentre “dall’altra parte c’è l’Eucaristia, che implica un
processo di conversione” che “ha bisogno della grazia sacramentale della Penitenza”.
Infine, il presidente dell’episcopato salvadoregno ha sottolineato che “il lavoro
in favore della giustizia ha bisogno dell’amore” e che “la Chiesa non può lavorare
in favore della giustizia senza l’amore”. “Dunque – ha precisato il presule – noi
non possiamo prendere parte a processi che polarizzano le nostre società di per sé
già tanto divise. La nostra deve essere sempre una voce in favore della pace e della
riconciliazione”. Mons. Lacalle ha poi aggiunto che “senza ignorare i grandi problemi,
come la miseria in cui vivono molti” salvadoregni, i pastori, devono “offrire sempre
un modello di impegno sociale” che non assuma “come propria la lotta di classi” e
che, invece, si ispiri alla carità. “Dobbiamo lavorare ancora di più in favore dell’unità
– ha concluso – è un bisogno urgente delle nostre società, oggi divise e piene di
conflitti”.