Forte della sua fede cristiana, il Rwanda costruisca un futuro di pace e fraternità:
messaggio del Papa in occasione del 13.mo anniversario del genocidio che sfigurò il
Paese africano
La fede cristiana aiuti il popolo del Rwanda a “superare un passato di errori e di
morte” e a costruire un “Paese nuovo” fondato sull’unità fraterna e la pace: è l’esortazione
di Benedetto XVI, contenuta in una lettera al presidente del Rwanda, Paul Kagame,
in occasione del 13.mo anniversario dell’inizio del genocidio, evento commemorato
lo scorso 7 aprile. Nel messaggio, reso noto oggi, il Papa si unisce in preghiera
ai famigliari delle vittime del genocidio e assicura la sua vicinanza spirituale a
quanti hanno sofferto a causa di quel terribile massacro, che ha provocato la morte
di centinaia di migliaia di innocenti. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Guidati
dalle autorità politiche e religiose, i rwandesi “si impegnino in maniera più generosa
ed efficace in favore della riconciliazione nazionale”: è l’appello di Benedetto XVI,
che nella lettera al presidente Kagame chiede anche maggiori sforzi “per la costruzione
di un Paese nuovo, nella verità e nella giustizia, nell’unità fraterna e nella pace”.
Il Papa assicura la sua vicinanza a quanti sono stati colpiti dal “terribile massacro,
senza distinzione di fede, appartenenza etnica o politica”. E ribadisce che la fede
cristiana, “se vissuta con coerenza”, può essere “un aiuto efficace per superare un
passato di errori e di morte, il cui punto culminante fu il genocidio del 1994”. Allo
stesso tempo, rileva il Pontefice, “questa fede rafforza la fiducia nella possibilità
offerta a tutti i rwandesi, riconciliati tra loro, di costruire assieme un avvenire
migliore”. Un futuro che riscopra “la novità dell’amore che è la sola forza in grado
di condurre alla perfezione personale e sociale e di orientare la storia verso il
bene comune”. Le motivazioni religiose che sono alla base dell’impegno dei cattolici
nella vita quotidiana, aggiunge il Papa, costituiscano “un punto di incontro tra i
cristiani e tutti gli uomini di buona volontà”. Benedetto XVI rammenta infine che
la Chiesa “conosce gli effetti del mistero del male”, ma sa anche che la “morte non
ha l’ultima parola, perché essa è stata sconfitta dalla morte vittoriosa del Figlio
di Dio”.