Il punto sulla prima settimana di lavori alla Conferenza di Aparecida
La V Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano e dei Caraibi inaugurata
dal Papa ad Aparecida, in Brasile, il 13 maggio scorso, ha raggiunto la sua prima
settimana di lavori. Da lunedì prossimo inizia il compito delle 15 Commissioni che,
sotto la guida di un moderatore e un relatore, affronteranno lo studio dei singoli
temi dell’agenda esprimendo un orientamento che poi, con le votazioni, sarà sancito
nella plenaria. Ieri si è svolta una conferenza stampa sulla prima settimana dei lavori:
ad incontrare i giornalisti sono stati mons. Carlos Aguiar, vescovo di Texcoco, presidente
dell’Episcopato messicano nonché primo vice presidente del Celam, mons. Luis Castro,
arcivescovo di Tunja, presidente della Conferenza episcopale colombiana e mons. Angélico
Sándalo Bernardino, vescovo della diocesi brasiliana di Blumenau. Ascoltiamo in proposito
il servizio di Luis Badilla: La
prima settimana di riflessioni, discussioni e scambio di esperienze è stata di per
sé, ha detto mons. Aguiar, una vera “unità tematica che abbiamo voluto chiamare "Tempi
attuali" e ci ha consentito, alla luce del discorso del Santo Padre e dell’agenda
della Conferenza, di affrontare subito le grandi questioni di fondo che non sono solo
i problemi della Chiesa cattolica ma anche quelli che colpiscono l’intera società
latinoamericana”. “Si è trattato, ha precisato, di uno sguardo analitico della realtà
socio-politica, culturale e religiosa con lo scopo di scoprire i punti nevralgici
da tenere presente al momento dello studio della nostra odierna e futura situazione
ecclesiale”. E’ un esercizio che sia il Celam sia le singole Conferenze episcopali
portano avanti da sempre, periodicamente, avvalendosi del contributo di numerosi esperti
e studiosi, ha ricordato mons. Aguiar per sottolineare che la V Conferenza costituisce
un punto di arrivo di una lunga e accurata preparazione. Infine, il vescovo messicano
ha voluto rilevare con forza che in questi giorni non si è parlato solo degli aspetti
negativi ma anche di quelli positivi, tanti, che offrono speranze concrete, realistiche
e immediate in molti ambiti della composita realtà continentale. Da parte sua mons.
Luis Castro, arcivescovo di Tunja, nel suo intervento ha voluto precisare “che l’analisi
dei vescovi nulla ha a che vedere con l’ottica degli statisti o politici poiché essa
è lo sguardo di pastori che scrutano il mondo con gli occhi di Cristo”. Secondo l’opinione
di mons. Castro la pastorale nella regione deve dar risposte a quattro sfide prioritarie:
la crisi della trasmissione della fede nelle famiglie e nelle scuole, la svolta culturale,
quasi epocale, i cui meccanismi tendono ad escludere la dimensione religiosa, la difesa
e integrità dei diritti umani, anch’essi spesso colpiti da concezioni relativiste
e soggettivistiche e, infine, la disuguaglianza sociale con il suo fardello insopportabile
di iniquità. Mons. Angélico Sándalo Bernardino, vescovo di Blumenau, ha molto insistito
sul dialogo tra la Chiesa e il mondo contemporaneo, le società latinoamericane e caraibiche,
non solo perché la Chiesa come sempre ne ha bisogno ma, soprattutto, perché è la modernità
a giovarsene con grande vantaggio per tutti. Una delle tante dimensioni possibili
dentro le quali si deve sviluppare questo dialogo è, secondo il presule brasiliano,
l’economia, in particolare il discorso etico che permette di affrontare con uno sguardo
nuovo flagelli come la miseria, il narcotraffico, la disoccupazione e la questione
ecologica. La modernità ha messo in crisi molte realtà: la famiglia, lo Stato, i rapporti
umani, la Chiesa stessa, ha sottolineato mons. Sándalo, per concludere dicendo che
“noi tutti siamo interpellati, poiché non solo a volte si pretende di escludere Dio,
ma questa realtà stessa, così come si presenta, è contraria al piano amorevole di
Dio”.