Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
Questa domenica la Chiesa, in Italia e in altri Paesi, celebra la Solennità dell’Ascensione:
la Liturgia della Parola ci presenta Gesù che sale in cielo mentre benedice i discepoli.
Ed
ecco due uomini in bianche vesti rivolgersi ai discepoli dicendo:
“Uomini
di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi
assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare
in cielo”.
Su questo brano ascoltiamo il commento del teologo don Massimo
Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense: (musica)
Per
40 giorni, dopo la sua risurrezione, Gesù continua a mostrarsi ai suoi, a parlare
con loro, a consolidare la loro fede nella sua risurrezione, nell’autenticità del
suo vero corpo risorto. In quei 40 giorni i suoi hanno imparato che in Gesù Cristo,
la realtà del Cielo e quella della terra, non sono più “incomunicanti” ma che il cielo
è aperto sulla terra e ciò ha cambiato il loro modo di vivere sulla terra. Perché
dopo la risurrezione del loro Maestro e Signore, ogni circostanza, ogni attimo, ogni
angolo della loro esistenza, della loro terra, della terra che è la loro umanità,
la loro povera umanità, adesso è aperto verso il cielo. In quei 40 giorni tutto è
cambiato. Infine l’ascensione: Gesù li benedice e mentre li benedice viene portato
verso il cielo. L’ultimo gesto di Gesù, la benedizione, riassume tutto. Tutta la sua
vita è stata sempre e solo una grande benedizione e introduce i suoi nella benedizione
finale, quella del Padre: “Venite, benedetti dal Padre mio”.