Benedetto XVI alla Fondazione “Centesimus Annus-Pro Pontifice”: l’autentico sviluppo
promuove l’uomo nella sua interezza e non privilegia solo gli aspetti economici
“Solo un processo di globalizzazione attento alle esigenze della solidarietà può assicurare
all’umanità un futuro di autentico benessere e di stabile pace per tutti”. E’ la convinzione
espressa questa mattina da Benedetto XVI ai partecipanti al Convegno della Fondazione
Centesimus Annus-Pro Pontifice”, un organismo creato nel 1993 da Giovanni Paolo II
allo scopo di promuovere la Dottrina sociale della Chiesa nei settori professionale
e imprenditoriale, favorendo l’azione solidale della Chiesa e del Papa nel mondo.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
Due Papi
del Novecento, in particolare, hanno dato un’impronta netta al magistero sociale contemporaneo:
Paolo VI e Giovanni Paolo II. I titoli delle loro Encicliche, la Populorum Progressio
che festeggia i 40 anni e la Centesimus Annus del 1991, presentano a tutt’oggi vette
insuperate nella riflessione sul rapporto tra progresso socioeconomico e valori cristiani.
Benedetto XVI ha attinto ai concetti di entrambi i documenti per ribadire il proprio
pensiero in materia e per ringraziare i circa 350 partecipanti al Convegno internazionale
organizzato in questi giorni della Fondazione “Centesimus Annus-Pro Pontifice”, impegnati
a realizzare nella quotidianità ciò che la Dottrina sociale della Chiesa enuncia come
principi: ovvero - per dirla con l’Enciclica che dà il nome alla Fondazione - che
“lo sviluppo non deve essere inteso in un modo esclusivamente economico, ma in senso
integralmente umano”. In particolare, Benedetto XVI si è soffermato sui temi affrontati
durante il convegno: lo sviluppo economico dei Paesi asiatici - dove peraltro, ha
osservato il Papa, le “forti dinamiche di crescita” non “sempre comportano un reale
sviluppo sociale” - e i “molti ostacoli e sfide” che fanno stentare un’analoga evoluzione
in Africa.
Viceversa, ha obiettato Benedetto XVIl
“ ciò di cui questi popoli, come del resto quelli di ogni parte della terra, hanno
bisogno è senza dubbio di un progresso sociale ed economico armonico e a dimensione
realmente umana”:
“L’attenzione alle vere esigenze
dell’essere umano, il rispetto della dignità di ogni persona, la ricerca sincera del
bene comune sono i principi ispiratori che è bene tener presenti quando si progetta
lo sviluppo di una nazione. Purtroppo, però, questo non sempre avviene. L’odierna
società globalizzata registra spesso paradossali e drammatici squilibri. In effetti,
quando si considera l’incremento sostenuto dei tassi di crescita economica, quando
ci si sofferma ad analizzare le problematiche collegate al progresso moderno, non
escluso l’elevato inquinamento e l’irresponsabile consumazione delle risorse naturali
e ambientali, appare evidente che solo un processo di globalizzazione attento alle
esigenze della solidarietà può assicurare all’umanità un futuro di autentico benessere
e di stabile pace per tutti”.
Questi obiettivi
sono la ragione stessa di esistenza della Fondazione “Centesimus Annus”. Nel ringraziarne
i membri per aver presentato al Papa il “frutto” della loro “generosità”, Benedetto
XVI li ha accompagnati con questa esortazione:
“Mentre
vi incoraggio a proseguire in questo vostro impegno, vorrei ribadire che solo dall’intreccio
ordinato dei tre profili irrinunciabili dello sviluppo – economico, sociale ed umano
– può nascere una società libera e solidale. Faccio volentieri mio, in questa circostanza,
quanto Papa Montini esprimeva con chiarezza appassionata nella sua già citata Enciclica
Populorum progressio: 'Se il perseguimento dello sviluppo richiede un numero sempre
più grande di tecnici, esige ancor più uomini di pensiero capaci di riflessione profonda,
votati alla ricerca di un umanesimo nuovo, che permetta all’uomo moderno di ritrovare
se stesso, assumendo i valori superiori di amore, di amicizia, di preghiera e di contemplazione'”.