Udienza di Benedetto XVI ai vescovi del Mali: formate sacerdoti e laici a servizio
del Vangelo e del bene comune. Nel pomeriggio, il ritorno del Papa in Vaticano
Clero e laici uniti per rispondere “all’imperativo urgente” della pace, della giustizia
e della riconciliazione. Benedetto XVI si è congedato con questa esortazione, accompagnata
da attestati di stima per il loro non facile lavoro pastorale, dal gruppo di presuli
africani del Mali, ricevuti questa mattina al termine della loro visita ad Limina,
iniziata lo scorso 14 maggio. L’udienza si è svolta nel Palazzo apostolico di Castel
Gandolfo, che il Papa lascerà in elicottero oggi pomeriggio alle 17 per ritornare
in Vaticano, da dove era partito dieci giorni fa per il Brasile. Sui contenuti dell’udienza
ai vescovi del Mali, il servizio di Alessandro De Carolis:
Metà
dei 12 milioni di abitanti non ha accesso all’acqua potabile e la speranza di vita
non supera i 50 anni. E’ questo lo scenario, che non concede troppi spazi alla speranza,
nel quale si muovono gli appena 20 mila battezzati del Mali, piccola Repubblica dell’Africa
nordoccidentale, che occupa il 174° posto della classifica dell’Indice di sviluppo
umano. Ed è qui, tra l’indigenza diffusa e la necessità di soddisfare i bisogni elementari
di un Paese stretto tra il Sahara e la savana, che si muovono i presuli di questa
nazione africana. Benedetto XVI non ha nascosto fin dalle prime parole del suo discorso
“le situazioni umane e spirituali difficili” che rendono una sfida coraggiosa la normale
azione pastorale della Chiesa. Ecco perché, ha subito esortato il Pontefice, oggi
“il clero diocesano è chiamato a occupare un posto più ampio nell’evangelizzazione”,
insieme con i religiosi, e a vivere in donazione “totale” a Cristo la sua “identità
sacerdotale”. Benedetto XVI ha quindi ribadito i capisaldi che rendono tali i membri
di una comunità ecclesiale, a partire da coloro che hanno ricevuto il Sacramento dell’ordinazione:
preghiera e vita sacramentale, accompagnata dalla formazione umana - che, ha detto
il Papa, “è alla base” di quella spirituale. E ancora, maturità affettiva per una
scelta responsabile del celibato, fino all’“indispensabile” cura dei laici, capace
di renderli “competenti nel servizio del bene comune”.
"Nel
momento in cui la Chiesa del vostro continente si prepara a celebrare la seconda Assemblea
speciale del Sinodo dei vescovi per l’Africa - ha osservato il Papa - l’impegno dei
fedeli a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace e un imperativo
urgente”. Il contributo cristiano è fondamentale, ha proseguito Benedetto XVI, per
agire con efficacia a livello sociale ed economico, politico e culturale, offrendo
risposte alle emergenze, siano esse sanitarie, scolastiche o di altro genere. E qui,
Benedetto XVI ha aperto una parentesi sul tema della famiglia, affrontato con echi
simili ai suoi recenti interventi in Brasile. "In effetti, - ha sottolineato - mentre
il numero dei matrimoni cristiani rimane relativamente debole, è dovere della Chiesa
aiutare i battezzati, particolarmente i giovani, a comprendere la bellezza e la dignità
di questo Sacramento nell’esistenza cristiana. Per rispondere al timore sovente
espresso davanti al carattere definitivo del matrimonio, una solida preparazione,
con la collaborazione di laici ed esperti, permetterà alle coppie cristiane - ha concluso
Benedetto XVI - di rimanere fedeli alle promesse del matrimonio. Diventeranno
coscienti che la fedeltà del marito e l'indissolubilità della loro alleanza, il cui
modello è la fedeltà espressa da Dio nell'indistruttibile alleanza che Egli stesso
ha concluso con l'uomo, sono una fonte di felicità per coloro che si uniscono”.
L’ultima,
ma non certo per importanza, notazione di Benedetto XVI ha riguardato il rapporto
con i musulmani, che nel Mali rappresentano il 90% dei residenti. Il Papa si è detto
soddisfatto per le “relazioni cordiali” intrattenute dai cattolici con il mondo islamico.
E ha ripetuto che perché l’amicizia sia reale, “è legittimo che l’identità propria
di ciascuna comunità possa esprimersi liberamente, nel mutuo rispetto”, così da favorire
una reale “coesistenza paicifica”. Sulla situazione della piccola
minoranza cattolica nel Mali, Xavier Sartre ha intervistato mons. Jean-Gabriel
Diarra, vescovo di San e presidente della Conferenza episcopale del Mali:
R. - C’est
vrai: l’Eglise du Mali est numériquement très minoritarie au Mali ... E’
vero : la Chiesa del Mali è, numericamente, assolutamente minoritaria nel Paese, ma
socialmente è presente, visibile, anche stimata dalle autorità maliane, siano esse
musulmane o meno. Peraltro, i musulmani – almeno nel nostro contesto – sono molto
aperti a tutto quanto è religioso: loro hanno grande rispetto per chiunque pratichi
in maniera molto pia la propria religione, anche se si tratta di una religione diversa
dalla loro. I nostri rapporti con loro sono “fraterni”, perché prima di tutto ci si
riconosce maliano con maliano, prima di definirsi come appartenente a tale o talaltra
religione.
D. – Parliamo della situazione politica
del Mali: ci sono state recentemente le elezioni presidenziali; il presidente uscente
è stato rieletto. Ma qual è il rapporto tra Chiesa e Stato?
R.
– A ce que je sache, les rélations sont bonnes. Je pourrais même dire … Per
quanto ne so io, i rapporti sono buoni. Potrei addirittura dire che sono molto buoni.
Siamo ben accolti e molto apprezzati dalle autorità. Cerchiamo anche, nella misura
del possibile, di rimanere nell’ambito della nostra missione di pastori, non solo
dei cristiani ma della totalità della popolazione maliana. Questo significa che quando
siamo interpellati su argomenti di interesse nazionale, non esitiamo a dire quello
che pensiamo. Lo facciamo in maniera un po’ diversa da altri, nel rispetto della vita
culturale del nostro Paese. Per esempio, non mi verrebbe mai in mente di criticare
nessuno sulla pubblica piazza, ma comunque gli direi quel che ho da dirgli: francamente,
da uomo a uomo ...