Tre raid israeliani contro obbiettivi palestinesi. Hamas minaccia la ripresa di attacchi
suicidi
Escalation di violenza in Medio Oriente. Oggi tre raid israeliani contro obiettivi
palestinesi. Il presidente dell'Autorità Palestinese, Abu Mazen, ha rinviato il suo
viaggio a Gaza. Intanto Hamas ha minacciato la ripresa di attacchi suicidi contro
Israele. Massimiliano Menichetti
La continua
violazione di tregue nei Territori palestinesi, il lancio di razzi verso il sud di
Israele e le dure risposte dello Stato ebraico continuano dunque a rendere esplosiva
la situazione in Medio Oriente. Ma quali sono i motivi di questa crisi? Stefano Leszczynski
lo ha chiesto Giorgio Bernardelli, giornalista di Avvenire ed esperto dell’area:
R. – Gaza
è un territorio di 360 chilometri quadrati in cui vivono un milione e 400 mila persone.
Non può esistere in nessuna parte del mondo un posto con queste caratteristiche, che
stia in piedi da solo. Purtroppo, nella situazione in cui questi scontri sono andati
avanti, scontri in cui – appunto – c’è anche chi soffia sul fuoco, una situazione
in cui nessuno probabilmente controlla davvero la situazione, l’isolamento fa da moltiplicatore
…
D. – Questa faida politica quanto danneggia l’ANP?
R. – La danneggia
tantissimo, però anche qui dobbiamo stare un po’ attenti anche alle sigle. Purtroppo,
in quella situazione di abbandono, molto giocano anche gli scontri tra clan in una
società come quella palestinese; in una situazione sociale giunta ad un degrado estremo,
con anche una situazione economica molto pesante. A volte sono scontri tra bande
che si colorano anche di connotazioni come quelle politiche delle etichette che siamo
capaci di dare noi.
D. – In sostanza, possiamo dire che il fatto che il governo
dell’ANP sia troppo lontano da Gaza, non permette nessun tipo di controllo effettivo?
R.
– Anche all’interno della situazione quotidiana di Gaza, il peso di Abu Mazen rispetto
ai miliziani di Fatah è abbastanza relativo. Pochi giorni fa, l’ultimo incontro che
c’è stato tra Abu Mazen e Olmert, con il segretario di Stato americano Condoleezza
Rice: la Rice – ha rivelato il quotidiano “Haaretz” – si era presentata con un piano
che prevedeva due cose: la fine dell’isolamento di Gaza, facendo partire quel sistema
di convogli, di collegamento tra Gaza e il resto della Cisgiordania, varato ancora
un anno e mezzo fa ma mai divenuto operativo, e dall’altra parte, la questione del
controllo sui lanci dei missili Qassam verso Israele, perché questo è l’altro volto
della crisi di Gaza in queste ore: un volto che non si deve sottovalutare. Io credo
che l’unica strada per uscire da questo vicolo cieco in cui Gaza si è cacciata, sia
una forte iniziativa internazionale che rimetta al centro dell’attenzione questo angolo
del mondo.