2007-05-17 14:47:02

Rincrescimento della Santa Sede per il voto rinviato in sede Onu della Dichiarazione sui diritti dei popoli indigeni


Si allungano i tempi in sede ONU per raggiungere il consenso degli Stati membri sui diritti dei popoli indigeni. “Rincrescimento” in tal senso ha espresso ieri a New York l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite. Il servizio di Roberta Gisotti: RealAudioMP3

 Il rinvio dell’adozione, prevista entro il 2006, da parte dell’Assemblea generale dell’ONU della bozza di Dichiarazione sui diritti dei popoli indigeni (DRIP), approvata lo scorso giugno, dopo 24 anni di discussioni, dal Consiglio per i diritti umani, “segna un deludente passaggio”, ha constatato con amarezza l’arcivescovo Migliore. Il rappresentante vaticano è intervenuto ieri nel Forum permanente sulle questioni indigene, dall’inizio del secolo impegnato in favore di questi popoli, e dedicato quest’anno al tema “Territori, terre e risorse naturali”. Tema di particolare rilievo proprio alla luce delle obiezioni che vengono fatte alla Dichiarazione. A tal proposito il presule – ha richiamato – “i benefici” che tale strumento giuridico potrebbe portare “specie per la vita dei più poveri nelle zone rurali, spesso di origine indigena e sovente emarginati dal mondo moderno”, e di quanti potrebbero “contribuire molto di più nella vita economica e politica laddove abitano”. C’è chi accusa la Dichiarazione – ha ricordato Migliore - di contraddire le Costituzioni nazionali, sostenendo che l’esercizio dell’autodeterminazione può riguardare solo coloro che vivono sotto regimi coloniali; altri ancora contestano che la Dichiarazione non sarebbe chiara nel definire chi sono i ‘popoli indigeni’. “Nel rispetto delle motivazioni che sono dietro ogni posizione” – ha detto l’arcivescovo Migliore – la Santa Sede ribadisce “la particolare importanza” da attribuirsi a questo Strumento incoraggiando gli Stati “a mostrare flessibilità e previdenza sociale” per ricercare un accordo durante l’attuale sessione dell’Assemblea generale. “Gli Stati – ha concluso l’osservatore permanente - hanno legittime sollecitudini riguardo sovranità, cittadinanza, eguaglianza, e giusto ed equilibrato sfruttamento delle risorse naturali, ma queste questioni non dovrebbero permettere che il progresso degli egualmente legittimi diritti e affari dei popoli indigeni vengano rinviati sine die”.







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