Capi dicastero intervengono alla terza giornata di lavori della V Conferenza di
Aparecida
La terza giornata dei lavori della V Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano
e caraibico, in corso ad Aparecida, in Brasile, è stata scandita dagli interventi
di alcuni capi dicastero direttamente coinvolti nella pastorale latinoamericana e,
al tempo stesso, per definire alcuni meccanismi organizzativi che serviranno, da sabato
prossimo, per il lavoro delle Commissioni che esamineranno il documento di lavoro.
I vescovi hanno quindi approvato l'impianto generale del Documento finale, il “Messaggio
al Popolo di Dio”, e hanno scelto gli otto membri della Commissione episcopale che
sotto la presidenza dell'arcivescovo di Buenos Aires, il cardinale Jorge Mario Bergoglio,
dovranno redigere il testo che riassumerà gli orientamenti pastorali per la Chiesa
in America Latina e nei Caraibi. Il documento dovrà essere elaborato a partire delle
riflessioni che impegneranno i presuli fino al 31 maggio. Sono stati ugualmente scelti
i cinque membri della Commissione per le comunicazioni, in pratica, per i rapporti
con la stampa, che sarà guidata dall’arcivescovo boliviano di Santa Cruz, il cardinale
Julio Terrazas Sandoval. Nel suo intervento, il cardinale Renato Raffaele Martino,
presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, in riferimento ai recenti cambiamenti
politici nella regione dopo la fine delle dittature militari, ha ricordato che i nuovi
ordinamenti “sono tuttora fragili nella maggioranza dei Paesi, esposti costantemente
a derive ideologiche sia populisti sia neoliberali, con classi dirigenti che godono
di bassa credibilità e con alti indici di corruzione”. “Manca ancora una leadership
solida – ha aggiunto – capace di aggregare la fiducia cittadina nelle istituzioni
publiche”. Da parte sua, il presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, il
cardinale Paul Poupard, ha toccato la questione della “valanga mediatica e la mentalità
virtuale” che, a suo avviso, “generarono confusione, disorientamento e uniformità
culturale anche fra le comunità indigene e afroamericane”. Occorre perciò – ha spiegato
il porporato – “una pastorale che vada dalla famiglia alla parrocchia per identificare
e proporre nuovi orizzonti e nuovi linguaggi”, per aiutare ai latinoamericani a costruire
autentica “nuova cultura audiovisiva”, incentrata sul valore e la dignità della persona.
Ricordando “le enormi sfide, inedite, mai viste in passato”, che derivano “da una
mentalità contraria, appunto, alla famiglia e alla vita”, il cardinale Alfonso López
Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha offerto ai partecipanti
un sussidio del suo dicastero che contiene tutte le legislazioni dell'America Latina
e dei Caraibi in questa delicata materia. Il porporato ha manifestato la sua perplessità
di fronte alla “trasformazione di governi e parlamenti” che, talvolta, “in nome della
non discriminazione, vorrebbero introdurre nuovi falsi diritti”. Infine, il cardinale
Darío Castrillón Hoyos, prefetto emerito della Congregazione per il Clero, ha voluto
soffermarsi sul lavoro della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”, istituita nel
1988 da Giovanni Paolo II, per seguire le diverse problematiche dei sacerdoti e dei
fedeli che, dopo un primo momento di sostegno all’azione dell'arcivescovo Marcel Lefebvre,
sono tornate alla comunità ecclesiale. In concreto, oltre a fare riferimento all’odierna
situazione nel mondo in relazione ai cosiddetti “fedeli tradizionalisti”, il porporato
ha parlato dell'unica situazione di questo tipo in America Latina, “Campos”, rientrata
quasi cinque anni fa con i suoi 50 sacerdoti, seminariste, religiose e oltre 25 mila
fedeli. Grande rilievo ha avuto anche l'intervento di mons. Stanislaw Rylko, presidente
del Pontificio Consiglio per i Laici e ciò perché – va ricordato – in America Latina
opera il 90% dei missionari laici della Chiesa universale. “Conosciamo quanto sia
importante la forte capillarità e generosità del laicato latinoamericano”, ha detto
mons. Rylko prima di introdurre quelle che a suo avviso, nel contesto del magistero
di Benedetto XVI, possono essere presentate come priorità per il lavoro pastorale
con i laici. Prima, mettere sempre al centro come orientamento irrinunciabile la questione
di Dio. Secondo, fare di ogni laico un testimone, un educatore e un comunicatore della
bellezza di essere cristiani. Infine, ricordare sempre che senza un’“identità profonda
e solida di persone e di popoli non è possibile costruire nulla di buono”, poiché
senza radici sacramentali non si può essere “discepoli e missionari”. (A cura
di Luis Balilla)