Il vescovo-prelato di Pompei, Carlo Liberati, denuncia gli interessi illeciti dietro
l'emergenza rifiuti in Campania
Resta alta l’emergenza rifiuti in Campania. A Napoli, secondo i dati forniti dall’Azienda
Servizi Igiene Ambientale, si contano lungo le strade cittadine oltre 2.300 tonnellate
giacenti di immondizia e aumentano di giorno in giorno gli interventi dei Vigili del
fuoco per spegnere gli incendi dei cassonetti. Il Comune ha rivolto un appello ai
cittadini affinché evitino di dare fuoco ai cumuli di rifiuti per strada, sottolineando
che dalla combustione vengono prodotte sostanze altamente nocive. Intanto, nel salernitano,
in particolare nel comune di Serre, proseguono le proteste dei cittadini contro il
decreto legge che ha indicato i siti di alcune discariche per i rifiuti. Sull’emergenza
rifiuti in Campania, ascoltiamo al microfono di Fabio Colagrande il vescovo
di Pompei, mons. Carlo Liberati:
R. - Sto
vivendo questo momento con infinita tristezza, ma non con rassegnazione, e anche con
una irritazione interiore perché questo è un fatto voluto. Non è che è piovuto dal
cielo oppure è una disgrazia naturale come potrebbero essere - Dio ci liberi - un
terremoto, un maremoto, un’inondazione. I rifiuti sono il residuo delle nostre attività
quotidiane: però, come in tutte le regioni d'Italia, sono stati trovati dei siti dove
ospitare questi rifiuti, come in molte altre zone sono stati costruiti i termovaporizzatori,
così poteva essere anche in Campania.
D. - Eccellenza,
dalle sue parole mi sembra di capire che lei è d’accordo con chi dice che c’è chi
vuole mantenere l’emergenza rifiuti come emergenza in Campania...
R.
- Certo, perché sotto ci sono degli interessi economici da salvaguardare che non sono
né chiari né puliti. C'è un decreto del governo che stabilisce dei siti dove fare
il deposito dei rifiuti e quindi procedere allo stoccaggio e eventualmente al riciclaggio
dei materiali che possono essere adoperati, perché lei sa che oggi la plastica il
legno, il ferro, il vetro, possono essere benissimo riciclati nell’industria. Ma abbiamo
visto che ci sono state delle manifestazioni contro: il decreto governativo fa fatica
ad essere applicato. Lei pensa che quelli che protestano siano soltanto spinti dalla
paura che in quei siti si condensi troppo inquinamento? Io penso di no perché - a
parte il fatto che oggi i siti di deposito dei rifiuti possono essere bonificati in
modo da preservare tutto ciò che c’è intorno - da qualche parte questa protesta è
alimentata in modo che non si proceda a nulla. Quindi, praticamente c’è sotto tutta
un’organizzazione che però ormai è intollerabile.
D.
- Lei è testimone diretto del degrado delle città e anche del disagio dei cittadini
in Campania...
R. - Io come vescovo di Pompei mi
sposto spesso nei paesi vicini ma anche lontani per celebrazioni eucaristiche o mariane.
Ho viaggiato da qui a Sarno, da qui a Nola, come Mosè che attraversa le acque: solo
che Mosè è salvato da Dio con le acque che fanno una muraglia a destra e a sinistra,
mentre io ho viaggiato tra due muraglie di rifiuti alte due metri. Di giorno, bisogna
fare la gimcana per passare con la macchina in mezzo ai rifiuti mentre, al ritorno,
la sera, i rifiuti vengono incendiati sprigionando la diossina. Naturalmente, la popolazione
buona, che è la stragrande maggioranza della popolazione campana, che lavora, che
è semplice, che porta avanti che porta avanti la sua vocazione umana, è irritatissima.