Sempre più alta la tensione in Pakistan, dove è pesantissimo il bilancio degli scontri
avvenuti nella città di Karachi: secondo fonti locali, almeno 40 persone sono rimaste
uccise tra ieri e sabato durante manifestazioni contro il presidente Perwez Musharraf,
contestato per aver sospeso il presidente della Corte Suprema. Il magistrato, accusato
di abuso di potere, ha più volte denunciato ingerenze da parte di Musharraf. Nuovi
combattimenti stanno inoltre infiammando, per il secondo giorno consecutivo, il confine
tra Pakistan e Afghanistan. Almeno 12 persone, tra cui 8 poliziotti e 4 civili, sono
morte in seguito a scontri tra agenti afghani e presunti miliziani di Al Qaeda. Ma
quali sono le cause di questa recrudescenza delle violenze? Giada Aquilino lo ha chiesto
ad Elisa Giunchi, docente di Storia e Istituzioni dei Paesi islamici all’Università
Statale di Milano:
R. – Secondo
un portavoce afghano, si tratterebbe di un diversivo messo in atto dalle autorità
pakistane per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica – regionale e internazionale
– dagli scontri che si sono verificati nei giorni scorsi tra forze della sicurezza
e manifestanti. Credo, però, che i motivi siano altri. I rapporti sono da tempo tesi
a causa di quella che è percepita come una interferenza delle autorità pakistane nelle
aree tribali pashtun, a sud della frontiera. Sono aree tradizionalmente autonome,
dove la popolazione non vede di buon occhio la presenza delle truppe pakistane. Un
motivo di forte tensione tra l’Afghanistan e il Pakistan è poi quello dovuto al continuo
passaggio oltre frontiera di militanti talebani dalle aree tribali del territorio
pakistano al sud o al sud-est afghano. Poi, un altro motivo, di cui si parla poco,
è quello relativo alla frontiera, imposta a fine ‘800 dagli inglesi e che da decenni
non è riconosciuta da Kabul. Recentemente, Musharraf – per dimostrare di contrastare
il passaggio clandestino di militanti talebani – ha dichiarato di voler costruire
lungo la frontiera delle barriere fisiche e di minare addirittura i territori adiacenti.
Karzai ha reagito malissimo a tale annuncio, perché l’ha visto come un tentativo di
legittimare una frontiera che in verità è contestata.
D. – Per quanto riguarda
gli scontri a Karachi, perché la destituzione del giudice da parte di Musharraf ha
suscitato una reazione così forte?
R. – Chaudhry è diventato un po’ il simbolo
dell’opposizione a Musharraf. Dal 2005, quando venne nominato presidente della Corte
Suprema, la Corte stessa ha affrontato una serie di casi molto scottanti. Tra gli
ultimi, quello di un’acciaieria che aveva avuto una vendita parecchio contestata:
il giudice aveva quindi portato alla luce la corruzione che caratterizza il governo
di Musharraf e che aveva caratterizzato, del resto, anche i governi precedenti.