Il Forum delle Associazioni familiari: il Family Day un'iniziativa non confessionale
che ha voluto ribadire il valore civile della famiglia fondata sul matrimonio
"Un sereno e gioioso pronunciamento della società civile per il suo futuro, un importante
segno di vitalità e anche una testimonianza di unità del laicato cattolico in un impegno
e in un servizio che continuano". Ha definito così il Family Day del 12 maggio una
nota dell’agenzia SIR. Per il Servizio di Informazione Religiosa l’evento “ha richiamato
tutti alla realtà perché nelle società avanzate tende a crescere il peso della fiction”.
“Ne è un esempio - si legge nel comunicato – un certo discorso sui diritti che si
stacca dalla vita, dalla realtà, dalla società concreta, per cui tutto rischia di
confondersi, rischiando di svaporare alcuni dati essenziali, come la differenza tra
maschio e femmina, l’architettura, l’identità e l’unicità della famiglia”. La nota
specifica che “il Family Day è stato affermazione di laicità, di difesa e promozione
della Costituzione”, “una iniziativa aperta di cattolici, non confessionale, ma plurale”,
“punto di incontro e di coagulo di un’ampia opinione pubblica, senza alcuna discriminante
di credo religioso”, ed ancora “espressione del senso comune, del comune sentire del
Paese”. Infine, la nota SIR vede nella manifestazione svoltasi a Piazza San Giovanni
in Laterano “un messaggio di saggezza e di sano realismo, un appello alla più sostanziale
delle riforme istituzionali, quella della sussidiarietà e della “soggettività della
società”.
Ma per un bilancio della manifestazione che ha radunato oltre un
milione di persone ascoltiamo, al microfono di Isabella Piro, Giovanni Giacobbe,
presidente del Forum delle Associazioni Familiari:
R. – E’ stata
una manifestazione popolare spontanea, segno che i cittadini italiani sentono il problema
della famiglia e intendono testimoniare il valore che esso sottintende.
D.
– Tanti anche i bambini presenti in Piazza San Giovanni. E’ un segnale forte… R. – Sì, è un segnale molto forte. Hanno avuto un coinvolgimento veramente
importante. Il che vuol dire che anche nei bambini questo senso della famiglia è molto
avvertito.
D. – Quali ora le prospettive del Forum
delle Associazioni familiari?
R. – Il Forum opera
da oltre 15 anni e in questi 15 anni ha svolto un ruolo importante per sostenere una
politica della famiglia. Oggi noi ci prepariamo alla conferenza che il governo ha
indetto per il 24 e il 25 maggio, per portare le nostre proposte. Le proposte sono,
come quadro generale, quelle di dare finalmente applicazione all’art. 31 della costituzione.
L’art. 31 prevede vari interventi dello Stato. E’ necessario che vi siano delle politiche
che incidono sul lavoro dei giovani, dirette ad eliminare la precarietà del lavoro,
che incidono sull’entità della retribuzione dei giovani, perché ovviamente oggi per
formare una famiglia occorre anche avere un sostegno economico, che incidono sulla
politica della casa, perchè oggi una delle ragioni per le quali molti non si sposano
è che non sono in grado di sostenere le spese per la casa. E ancora, rivedere i meccanismi
del lavoro, perché oggi i giovani si trovano in difficoltà. Perché il lavoro quando
c’è – anche se precario – implica un impegno a tempo pieno, che è spesso incompatibile
con l’adempimento dei rapporti familiari. Poi, ancora, richiamo l’art. 31 che stabilisce
che la Repubblica deve sostenere con interventi economici la famiglia, in particolare
la famiglia numerosa, perché possa adempiere i suoi compiti. E i compiti della famiglia
sono l’istruzione, l’educazione e il mantenimento dei figli, come dispone anche l’art.
30 della stessa costituzione. E qui si apre uno scenario più vasto, che riguarda la
libertà di scelta dell’educazione da parte delle famiglie. E quindi si apre tutto
il tema della scuola non statale, che noi sosteniamo debba essere considerata in modo
da consentire alle famiglie di poterla scegliere senza vincoli economici.
D.
- Sì è trattato della prima manifestazione di questo genere svoltasi in Italia…
R.
- Sì, e vorrei sottolineare che c’erano anche manifestanti ebrei, musulmani. Quindi,
non è stata questa un’iniziativa confessionale. Il matrimonio religioso per noi è
un valore aggiunto, rispetto al valore civile della famiglia fondata sul matrimonio,
così come riconosciuta dalla costituzione all’art. 29.