2007-05-13 10:46:02

Benedetto XVI presiede la Messa di inaugurazione della V Conferenza generale dell'episcopato latinoamericano e caraibico. In serata, il congedo dal Brasile


Nell’ultimo giorno del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Brasile, nella solennità della Madonna di Fatima, tutta la Chiesa latinoamericana si appresta a vivere un avvenimento straordinario. Oggi pomeriggio, infatti, il Papa aprirà ad Aparecida la V Conferenza generale dell’episcopato dell’America Latina e dei Caraibi. Il Papa pronuncerà un discorso, molto atteso, che darà gli orientamenti all’azione pastorale della Chiesa di questo continente per i prossimi anni. D’altro canto, proprio nel grande piazzale davanti al Santuario, sta per iniziare la grande Messa per l’inaugurazione di questo evento. Ma torniamo alla giornata di ieri, che ha visto due momenti di grande significato ecclesiale e umano: il Santo Rosario con i sacerdoti e religiosi del Brasile e l’incontro del Papa con i giovani della Comunità "Fazenda da Esperanca". Evento, quest’ultimo, che ha offerto momenti di grande emozione, come ci riferisce il nostro inviato ad Aparecida, Alessandro Gisotti: RealAudioMP3
 
(Canti)
 
Come il padre che ama, nella parabola del figlio prodigo, il Santo Padre ha colmato la distanza per andare incontro a dei giovani che si erano persi, ma che hanno ritrovato la vita nell’amicizia con Gesù. Animata da questo spirito, si è svolta, ieri mattina, la visita del Papa alla Comunità "Facenda da Esperanca" di Guaratinguetà. Un evento che rimarrà scolpito nei cuori di questi ragazzi per sempre. “E’ un momento magico”, ha affermato commosso, quasi tra le lacrime, uno dei ragazzi che ha testimoniato il percorso difficile e amaro della sua vita. Papa Benedetto gli è andato incontro e lo ha abbracciato. Un gesto d’amore che ha ripetuto con tutti i ragazzi che hanno letto le testimonianze.

 
(Canti)
 
L’evento di Guaratinguetà è stato accompagnato dai canti festosi dei giovani, che hanno voluto, così, esprimere tutta la loro gioia per un incontro tanto gradito quanto inatteso. “In un certo momento della vita”, ha detto il Santo Padre rivolgendosi ai ragazzi, “Gesù viene e bussa, con tocchi soavi, nel profondo dei cuori ben disposti”. Ma Dio, ha sottolineato, “non costringe” né “opprime la libertà individuale”, chiede solo “l’apertura di quel sacrario della nostra coscienza attraverso cui passano tutte le aspirazioni più nobili, ma anche gli affetti e le passioni disordinate”, che offuscano il messaggio di Dio. Poi, parlando della piaga della tossicodipendenza, il Papa ha rivolto un appello vibrante alle coscienze di chi semina morte attraverso la droga:

 
DIGO AOS QUE COMERCIALIZAM A DROGA QUE PENSEM NO MAL…
“Agli spacciatori - è stato il suo forte richiamo - dico che riflettano sul male che stanno facendo a una moltitudine di giovani e di adulti di tutti gli strati sociali: Dio chiederà conto di ciò che hanno fatto”. Ed ha ribadito che “la dignità umana non può essere calpestata in questo modo”. Il male provocato, ha detto ancora, “riceve la medesima riprovazione che Gesù espresse per coloro che scandalizzavano i più piccoli, i preferiti di Dio”. E ai giovani, ritornati alla vita nella "Fazenda da Esperanca", ha consegnato un mandato per il futuro:

 
VOCES DEVEM SER OS EMBAIXADORES DA ESPERANCA…
“Voi dovete essere ambasciatori della speranza!”, ha esortato il Papa, che ha ringraziato Dio per “aver voluto porre tante anime sulla strada di una speranza rinnovata, con l’aiuto del Sacramento del perdono e della celebrazione dell’Eucaristia”. Benedetto XVI ha espresso parole di grande apprezzamento per il fondatore della Comunità, Hans Stapel. Ha rammentato, così, che la "Fazenda da Esperanca" ha “come fondamento il carisma di San Francesco e la spiritualità del Movimento dei focolari”. Ed ha sottolineato che la terapia della Comunità non punta solo sull’assistenza medica e psicologica, ma anche su molta preghiera e sul lavoro manuale. Concluso il discorso, a sorpresa, il Papa è sceso a salutare i ragazzi raccolti davanti al palco. Prima dell’incontro con i giovani, il Papa, che ha donato alla Fazenda centomila dollari, aveva visitato la nuova Chiesa della struttura. Qui, Benedetto XVI ha rivolto la parola alle suore Clarisse che lavorano con i ragazzi:

 
ONDE A SOCIEDADE NAO VE MAIS FUTURO OU ESPERANCA…
“Dove la società non vede più alcun futuro o speranza - ha affermato - i cristiani sono chiamati ad annunciare la forza della Resurrezione”. Proprio nella "Fazenda da Esperanca", ha aggiunto, “dove risiedono tante persone giovani, che cercano di superare il problema della droga e dell’alcool” si testimonia “il Vangelo di Cristo in mezzo a una società consumistica lontana da Dio”. E’ Cristo risuscitato, ha detto ancora, che “cura le ferite e salva i figli e le figlie di Dio, salva l’umanità dalla morte, dal peccato e dalla schiavitù delle passioni”. E’ l’incontro con Gesù che aiuta a “vincere le prigioni e rompere le catene delle droghe che fanno soffrire i figli amati di Dio”.

 
ISTO SIGNIFICA JAMAIS PERDER A ESPERANCA…
“Ciò significa che non bisogna mai perdere la speranza!”, ha detto il Papa aggiungendo l’invito “ad edificare, costruire la speranza, tessendo la tela di una società che, nello stendere i fili della vita, perde il vero senso della speranza”. Il dolore del Crocifisso, “che pervase l’anima di Maria”, ha detto ancora, “consoli tanti cuori materni e paterni che piangono di dolore per i loro figli ancora tossicodipendenti”. Nella Comunità "Facenda da Esperanza", ha proseguito, scopriamo che Gesù è “la mano che il Padre tende ai peccatori”. In luoghi come questi “scopriamo che la bellezza della creatura e l’amore di Dio sono inseparabili”. Quindi, ha esortato le Figlie di Santa Chiara ad annunziare il messaggio dell’amore che vince il dolore, la droga e la morte”.

 
(Cori - Rosario)
 
In serata, dopo aver pranzato con i vertici della V Conferenza generale dell’episcopato dell’America Latina e dei Caraibi, Benedetto XVI ha guidato la recita del Santo Rosario nel grande Santuario Mariano di Aparecida, alla presenza di migliaia di fedeli. L’indirizzo d’omaggio al Pontefice è stato rivolto dall’arcivescovo di Aparecida, Raymundo Damasceno Assis, che ha regalato al Papa una replica in scala del Santuario. Il Papa ha dedicato la sua omelia in particolare ai sacerdoti e ai religiosi. “Ispiratevi agli insegnamenti di Maria”, ha esordito Benedetto XVI, cercando di “accogliere e di conservare nel cuore le luci che Lei” ci invia dall’alto. “Come è bello essere qui”, ha detto il Papa, in questa Basilica Mariana “verso la quale, in questo tempo, convergono” le speranze del mondo cristiano e soprattutto dell’America Latina. Poi, ancora una volta in questo viaggio apostolico appassionante, Benedetto XVI ha espresso il suo amore per la Chiesa del Brasile:

 
O PAPA VOS AMA! O PAPA VOS SAUDA AFETUOSAMENTE!
“Il Papa vi ama!”, ha detto interrotto da un fragoroso applauso, “il Papa vi saluta affettuosamente”, prega per voi e in particolare per i Movimenti e le nuove realtà ecclesiali, “espressione viva della perenne giovinezza della Chiesa”. Ha così nuovamente ringraziato il popolo brasiliano per l’accoglienza. Le vostre manifestazioni di apprezzamento, ha sottolineato, “dimostrano quanto voi vogliate bene” al Papa. Il mio predecessore, Giovanni Paolo II, ha ricordato BEnedetto XVI, menzionava “diverse volte la vostra simpatia e lo spirito di accoglienza fraterna” ed aveva “pienamente ragione”. Poi, ha rivolto il pensiero alle sfide presenti per i sacerdoti latinoamericani:

 
QUANTOS DESAFIOS, QUANTAS SITUACOES…
“Quante sfide”, ha affermato, “quante situazioni difficili”, “quanta generosità” e quanti sacrifici. “La fedeltà nell’esercizio del ministero”, la vita di preghiera, la ricerca della santità. Ancora, la donazione totale a Dio, una vita spesa nel promuovere la giustizia e la solidarietà, tutto questo, ha confidato il Papa, “parla fortemente al mio cuore di Pastore”. Benedetto XVI ha poi ribadito che “la testimonianza di un sacerdozio vissuto bene nobilita la Chiesa” ed è “la migliore promozione vocazionale, il più autentico invito perché anche altri giovani rispondano positivamente agli appelli del Signore”. Di qui, il rinnovato invito a promuovere un’evangelizzazione “sempre più aggiornata”, animata da “fervore missionario”. Quindi, ha voluto mettere l’accento sul significato dell’appartenenza alla Chiesa:

 
LA IGLESIA ES NUESTRA CASA! ESTA ES NUESTRA CASA!
“La Chiesa è la nostra Casa!”, ha affermato, “Questa è la nostra Casa”. Nella Chiesa cattolica, ha aggiunto, “troviamo tutto ciò che è buono, tutto ciò che è motivo di sicurezza e di sollievo”. E ancora: “Vale la pena essere fedeli, vale la pena perseverare nella propria fede”. D’altro canto, è stato il richiamo del Papa, “la coerenza nella fede” richiede “una solida formazione dottrinale e spirituale” che contribuisca “alla costruzione di una società più giusta, più umana e cristiana”. Ai diaconi e seminaristi, Benedetto XVI ha ricordato di “avere sempre di fronte agli occhi la figura di Gesù, il Buon Pastore”. Di qui, l’invito ad essere come i “primi diaconi della Chiesa: uomini di buona reputazione, colmi dello Spirito Santo, di saggezza e di fede”. Ha infine indicato nella giovialità, l’idealismo e il coraggio le qualità che “rendono i fedeli più dinamici e portano la Comunità” ad essere “più fiduciosa, gioiosa ed ottimista”. E di ottimismo, qui ad Aparecida c’è ne davvero tanto, stamattina, tra le centinaia di migliaia di fedeli, pronti a vivere con gioia un altro momento indimenticabile con il Successore di Pietro.
Da Aparecida, Alessandro Gisotti, Radio Vaticana.

 
A 15 anni dall'ultima Conferenza generale, svoltasi a Santo Domingo, la Chiesa dell’America Latina e dei Caraibi torna riunirsi alla presenza del Papa. I punti forti di questa conferenza di Aparecida sono già delineati nel tema scelto dal Papa: “Discepoli e missionari di Gesù Cristo, perché in Lui i nostri popoli abbiano vita”. A sottolinearlo è il segretario generale del CELAM, il vescovo argentino di Reconquista Andres Stanovnik, intervistato da Tiziana Campisi: RealAudioMP3

 
R. - Questi punti si possono esprimere dividendo il tema della V Conferenza in due parti. La prima, "discepoli e missionari di Gesù Cristo", vuol dire che l’identità e la missione di chi segue Cristo si esprime attraverso il farsi discepolo. Discepolo è colui che ha trovato Gesù e ha vissuto l’esperienza di amicizia e comunione con Lui. Questa esperienza diventa messaggio e converte il discepolo in missionario. La seconda parte, “perché i nostri popoli abbiano in Lui la vita”, è un’estensione della prima parte: esprime in un senso più ampio la missione del discepolo e della Chiesa. Si tratta della vita in Cristo, vita piena, integrale, costruita senz’altro nella giustizia, nella solidarietà e la pace.

 
D. - Al termine della V Conferenza di Aparecida, verrà avviata una grande missione continentale per rivitalizzare l’evangelizzazione in America Latina. In cosa consisterà questa iniziativa di ampio respiro?

 
R. - Questo lo dovrà dire l’Assemblea di Aparecida. Senz’altro, l’evento come tale, l’evento di Aparecida, è già missione. Questo incontro dei vescovi genera, provoca comunione, rinnova la Chiesa, la mette in ascolto della parola dei fratelli. Aparecida sarà una rinnovata presa di coscienza del fatto che chi segue Gesù diventa missionario.

 
D. - Quali frutti i pastori del Sudamerica si aspettano dalla presenza del Papa, all’apertura della V conferenza dell’episcopato latino-americano e dei Caraibi?

 
R. - Prima di tutto, l’incontro con il Santo Padre sarà un’altissima espressione di comunione. Noi siamo in attesa delle parole orientanti del Santo Padre Benedetto XVI.

 
D. - Dal 9 al 14 luglio, si svolgerà a Cuba l’Assemblea del CELAM. Quali sono le aspettative per questo evento, soprattutto pensando alla situazione della Chiesa cubana?

 
R. - Si può leggere questa scelta come segno di essere vicini, di fratellanza con la Chiesa che soffre e che si è fatta forte attraverso la fedeltà e la sofferenza. Vuole essere un segno di appoggio e di comunione, senz’altro rispettando le autorità civili, ma anche la Parola di Dio che ci parla di libertà, di farsi carico del fratello. E’ un messaggio delle Chiese dell’America Latina di essere vicini ai nostri confratelli della Chiesa cubana.

Ai lavori della Conferenza di Aparecida - che saranno aperti alle 16, ora locale, da Benedetto XVI - sarà presente anche una folta presenza del mondo laico. Sul ruolo che i fedeli laici possono svolgere nella nuova evangelizzazione dell’America Latina, Alessandro De Carolis ha intervistato il prof. Guzman Carriquiry, sottosegretario del Pontificio Consiglio dei Laici e delegato alla Conferenza di Aparecida in qualità di perito: RealAudioMP3   

 
R. - E’ significativo, perché è la prima volta che succede in una Conferenza generale che tra le categorie dei partecipanti vi sia anche quella dei rappresentanti di movimenti ecclesiali. C’è una nutrita partecipazione dei laici e questo pure sembra molto importante, perché il loro compito nella nuova evangelizzazione è fondamentale. Rendono testimonianza a Cristo e aprono le strade al Vangelo in tutti gli ambienti di vita e sono chiamati a mostrare con la propria vita, le proprie opere, il proprio servizio al bene comune che l’amore è più forte.

 
D. - Il tema scelto dal Papa per la Conferenza di Aparecida mette l’accento sull’essere discepoli e missionari alla sequela di Cristo. Quale significato ha oggi questo tema per la Chiesa dell’America Latina e in particolare per i fedeli laici?

 
R. - Io credo che il patrimonio più grande nella vita dei popoli latinoamericani sia l’aver ricevuto la grande tradizione cattolica, il più grande dono e la più grande responsabilità. Senza questo patrimonio, non si riesce a comprendere a fondo il senso di dignità, la sapienza di vita, la passione per la giustizia, le reti di solidarietà, la speranza contro ogni speranza, compresa la gioia di vivere, che muovono la vita dei nostri popoli. Il tema, dunque, della V Conferenza generale risulta cruciale: discepoli e missionari di Gesù Cristo, perché il nostro popolo abbia in Lui la vita. L’autorità capitale è quella di riprendere, riformulare la tradizione cattolica a partire dall’avvenimento della presenza di Cristo nelle persone, nelle famiglie, nei popoli, per generare nuovi discepoli e missionari.

 
D. - Giovanni Paolo II definì l’America Latina il "Continente della speranza". Quale contributo può dare la Chiesa latinoamericana al mondo di oggi?

 
R. - Questo patrimonio della grande tradizione cattolica è la vera speranza nella vita dei nostri popoli. Allo stesso tempo, quel 45 per cento dei battezzati nella Chiesa cattolica che vivono nell’America Latina sono una speranza viva per l’insieme della cattolicità. Questo è motivo di speranza per i nostri popoli e per l’insieme della cattolicità.







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