2007-05-12 14:55:47

Politiche educative coraggiose ed obiettivi pedagogici chiari per costruire un’Europa più umana e inclusiva: le ha invocate mons. J. Michael Miller, segretario della Congregazione per l’educazione cattolica


“Politiche educative coraggiose e rispettose, che favoriscano un clima di dialogo e serenità”: le ha invocate mons. J. Michael Miller, segretario della Congregazione per l’educazione cattolica, intervenuto alla Conferenza permanente dei ministri europei dell'Istruzione, organizzata ad Istanbul in Turchia. Si è congratulato mons. Miller per il tema di particolare attualità scelto per la riunione dedicata al ruolo delle politiche educative per costruire un’Europa più umana e inclusiva. Ciò implica, ha osservato il rappresentante della Santa Sede “una società che rispetti la dignità di qualsiasi essere umano, una società in cui fornire a tutti un’istruzione di qualità sia un obiettivo indispensabile”. Mons. Miller ha poi sottolineato l’importanza della “sinergia tra famiglie, insegnanti, professori, studenti, Ong, Chiese e comunità religiose” ai fini del processo educativo. I “membri più deboli” della società, i bambini – ha detto - vanno tutelati con “un sistema di interventi coordinati all’interno del progetto educativo”, “in collaborazione con i genitori” cui spetta “il diritto e il dovere primario dell’educazione dei propri figli”. L’educazione deve “trasmettere la conoscenza delle proprie radici culturali”, insegnando al contempo “il rispetto per le altre culture e promuovere l’apprezzamento per la ricchezza della loro storia e dei loro valori”, fornendo “elementi indispensabili per lo sviluppo di una visione interculturale tra i giovani”. Mons. Miller ha auspicato di andare “al di là della semplice tolleranza per accogliere la realtà multiculturale dell’Europa, un cammino che mira ad una comprensione reciproca”, adottando “un nuovo modello di coesistenza con le nostre diversità”, che aiuti a “costruire insieme un destino comune, impegnarsi per la cooperazione e per la fraternità”. “Un modello non facile da attuare”, che impone sia “la necessità di investigare le basi etiche di tutte le esperienze culturali”, sia “la preservazione dell’identità individuale”, evitando “modelli generici che possono facilmente portare alla frammentazione culturale e all’instabilità politica”. “Occorre pertanto fissare obiettivi pedagogici chiari”, atti ad impedire che l’individualismo radicale abbia il sopravvento. Ciò può essere realizzato “formando i giovani ai valori della solidarietà anziché della competizione, della partecipazione e dell’accoglienza degli altri, anziché all’isolamento e all’indifferenza”, ricordando che “l’obiettivo principale dell’educazione è lo sviluppo integrale della persona in qualsiasi dimensione, inclusa la religiosa, sia nell’area della conoscenza che in quella dei valori. (R.G.)







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