Politiche educative coraggiose ed obiettivi pedagogici chiari per costruire un’Europa
più umana e inclusiva: le ha invocate mons. J. Michael Miller, segretario della Congregazione
per l’educazione cattolica
“Politiche educative coraggiose e rispettose, che favoriscano un clima di dialogo
e serenità”: le ha invocate mons. J. Michael Miller, segretario della Congregazione
per l’educazione cattolica, intervenuto alla Conferenza permanente dei ministri europei
dell'Istruzione, organizzata ad Istanbul in Turchia. Si è congratulato mons. Miller
per il tema di particolare attualità scelto per la riunione dedicata al ruolo delle
politiche educative per costruire un’Europa più umana e inclusiva. Ciò implica, ha
osservato il rappresentante della Santa Sede “una società che rispetti la dignità
di qualsiasi essere umano, una società in cui fornire a tutti un’istruzione di qualità
sia un obiettivo indispensabile”. Mons. Miller ha poi sottolineato l’importanza della
“sinergia tra famiglie, insegnanti, professori, studenti, Ong, Chiese e comunità religiose”
ai fini del processo educativo. I “membri più deboli” della società, i bambini – ha
detto - vanno tutelati con “un sistema di interventi coordinati all’interno del progetto
educativo”, “in collaborazione con i genitori” cui spetta “il diritto e il dovere
primario dell’educazione dei propri figli”. L’educazione deve “trasmettere la conoscenza
delle proprie radici culturali”, insegnando al contempo “il rispetto per le altre
culture e promuovere l’apprezzamento per la ricchezza della loro storia e dei loro
valori”, fornendo “elementi indispensabili per lo sviluppo di una visione interculturale
tra i giovani”. Mons. Miller ha auspicato di andare “al di là della semplice tolleranza
per accogliere la realtà multiculturale dell’Europa, un cammino che mira ad una comprensione
reciproca”, adottando “un nuovo modello di coesistenza con le nostre diversità”, che
aiuti a “costruire insieme un destino comune, impegnarsi per la cooperazione e per
la fraternità”. “Un modello non facile da attuare”, che impone sia “la necessità di
investigare le basi etiche di tutte le esperienze culturali”, sia “la preservazione
dell’identità individuale”, evitando “modelli generici che possono facilmente portare
alla frammentazione culturale e all’instabilità politica”. “Occorre pertanto fissare
obiettivi pedagogici chiari”, atti ad impedire che l’individualismo radicale abbia
il sopravvento. Ciò può essere realizzato “formando i giovani ai valori della solidarietà
anziché della competizione, della partecipazione e dell’accoglienza degli altri, anziché
all’isolamento e all’indifferenza”, ricordando che “l’obiettivo principale dell’educazione
è lo sviluppo integrale della persona in qualsiasi dimensione, inclusa la religiosa,
sia nell’area della conoscenza che in quella dei valori. (R.G.)