Il giorno del "Family Day" a Roma per dire che la famiglia fondata sul matrimonio
è un bene per tutti
A Roma, in Piazza San Giovanni in Laterano, è il giorno del "Family Day". Sin da questa
mattina, centinaia di pullman hanno scaricato migliaia di mamme, papà e bambini, diretti
all'appuntamento promosso dall'Associazionismo laico cattolico in difesa dei valori
della famiglia fondata sul matrimonio. In contemporanea, è in programma a Piazza Navona
la manifestazione "Coraggio laico" organizzata dalle forze politiche e sociali italiane
che appoggiano il riconoscimento legislativo delle coppie di fatto etero e omosessuali.
Sul significato del "Family Day", Grabriella Ceraso ha sentito Eugenia Roccella,
giornalista e portavoce delle associaizoni cattoliche presenti in Piazza San Giovanni:
R.
- Questa piazza non è solo la piazza dei cattolici, perché la famiglia non è appannaggio
solo dei cattolici, è appannaggio degli esseri umani, al di là di ogni divisione di
credo, di razza, di etnia. Tanto è vero che ci saranno anche rappresentanti del mondo
musulmano. La famiglia è il nucleo fondamentale che si crea intorno alla generazione
e che attraverso il matrimonio prende impegni di durata, impegni di stabilità. A difesa
di questo, ci siamo tutti e vogliamo far vedere che siamo non soltanto da una parte,
ma da tutte le parti.
D. - C’è il rischio che chi
osservi da fuori e veda delle presenze politiche pensi ad un rischio di strumentalizzazione…
R.
- Noi abbiamo detto in tutti i modi possibili che la manifestazione è una manifestazione
della società civile, che non è direttamente politica, è interlocutoria rispetto ai
politici. Noi chiediamo attenzione ai politici. Non è una manifestazione contro il
governo - questo l’abbiamo detto e ripetuto - è una manifestazione per chiedere qualcosa.
Noi siamo aperti a tutti. Non abbiamo chiesto adesioni solo a qualcuno. In questo
caso, sarebbe stato un avvenimento di parte. Vogliamo sottolineare come invece altre
lontananze siano invece, esse sì, strumentali. Dire che la famiglia possa essere un
elemento di divisione, che la nostra è una manifestazione "contro", questo è strumentale.
D.
- In rapporto al DDL sulle unioni di fatto, quale sarà secondo lei il valore di questa
manifestazione?
R. - Noi questo lo lasciamo al Parlamento.
Abbiamo detto con chiarezza quali sono i criteri con cui vorremmo fossero riconosciuti
i diritti dei conviventi, perché non siamo contro i diritti personali dei conviventi
e tanto meno contro i diritti degli omosessuali. Riteniamo che non sia possibile mettere
in crisi l’unicità della famiglia, proprio per quello che abbiamo detto prima, perché
è un’esperienza unificante fondamentale e senza confini. Siamo, però, assolutamente
d’accordo per il riconoscimento dei diritti dei conviventi. Abbiamo indicato un metodo
diverso da quello che è stato adottato, invece, per il provvedimento dei DICO. Dunque,
abbiamo semplicemente detto che quel provvedimento è sbagliato dal punto di vista
del metodo: ovvero, che si possono assicurare i diritti su un piano diverso, per esempio
attraverso il diritto privato, attraverso una forma diversa dal riconoscimento pubblico
che invece si pone in modo concorrenziale rispetto al matrimonio. A questo punto noi
avremo fatto il possibile, una volta andati in piazza e aver chiesto attenzione nei
confronti delle nostre proposte, prima di tutto delle esigenze della famiglia, dimenticata
da più di 30 anni, sono decenni che non si fanno politiche pubbliche fondate sulla
famiglia, perchè abbiano veramente a cuore la famiglia. Quello che possiamo dire è
che quella piazza non tornerà a casa. E’ una piazza che, in qualche modo, rimarrà
vigile. Tutte le persone che saranno lì rimarranno vigili rispetto alla politica,
attente rispetto alle risposte che la politica saprà dare.