Conto alla rovescia per il "Family Day" di Roma. Savino Pezzotta: che sia una festa
della famiglia, serena e ricca di spunti
E' vigilia, a Roma, dell'atteso Family Day, l'appuntamento che domani, dalle 15, trasformerà
Piazza San Giovanni in una meta d'incontro per quanti intendono ribadire il valore
civile della famiglia fondata sul matrimonio e chiedere migliori tutele in favore
della prima cellula della società. Vogliamo che sia una festa della famiglia e delle
generazioni che la compongono, ha ripetuto in più occasioni Savino Pezzotta,
ex sindacalista della CISL e uno dei portavoce dell'evento. Fabio Colagrande
gli ha chiesto di spiegare i punti salienti e le attese che caratterizzano questa
manifestazione:
R. - Noi
chiediamo che si vada verso una legge organica della famiglia. Quando diciamo una
legge organica intendiamo una legge che sia in grado di favorire il matrimonio ed
è pertanto necessario togliere quelle limitazioni economiche e sociali che impediscono
ai giovani di sposarsi. Una legge che sia in grado di accompagnare gli sposi per tutta
la fase della genitorialità, dal concepimento alla nascita, ma anche e soprattutto
nella fase di accompagnamento e di educazione dei figli. Chiediamo che vi siano quegli
elementi di sostegno alla famiglia, anche per quanto riguarda i rapporti genitoriali,
in modo che si possa avere una convivenza intergenerazionale all’interno delle singole
famiglie. Questo è il primo obiettivo. Il secondo obiettivo è la richiesta di un fisco
che sia “amico della famiglia” e soprattutto amico delle famiglie numerose. Noi diciamo
“sì” anche al riconoscimento di alcuni bisogni che hanno le coppie conviventi, etero
o omosessuali, ma diciamo un chiarissimo “no” ad una legge come quella dei DICO o
a leggi che possono instaurare nel nostro ordinamento forme di simil-matrimonio, perché
riteniamo che la centralità della famiglia non possa essere abbandonata e pertanto,
se vi sono delle persone che hanno dei bisogni, che hanno delle necessità, a queste
si può rispondere attraverso modifiche di quello che è il diritto comune. D
– Lei crede che bisogna arrivare a un nuovo modello di stato sociale più legato alla
famiglia? R – Uno dei percorsi che abbiamo fatto negli ultimi
cinquant’anni come organizzazioni sindacali è stato quello della tutela del lavoratore
come individuo, come persona, come singolo. Nel senso che i lavoratori vivevano una
condizione di subordinazione, non avevano tanti diritti. E il primo obiettivo su cui
ci siamo impegnati è stato quello di riscattarne i diritti, le tutele e le garanzie.
E credo che questo andava anche bene in una società in cui esisteva ancora il capo-famiglia,
come nucleo centrale. Però, la modificazione del lavoro, la sua riarticolazione, il
fatto che, giustamente, alle donne si siano aperte possibilità maggiori di lavoro
- anche se forse non ancora sufficienti - credo che ci obblighi a un ripensamento
su qual è l’elemento centrale su cui costruire un nuovo stato sociale. Ora se non
è più possibile costruire, perché le cose sono cambiate, un’idea di stato sociale
che faccia perno su un lavoratore maschio, adulto, con famiglia, occorre concentrarsi
sulla dimensione della ‘famiglia’. Proprio intesa come nucleo originario. E attorno
a questa costruire tutto quell’insieme di protezioni, promozioni, accompagnamento,
che diventa necessario per far vivere bene le persone. D. -
Perché, secondo lei, questo tema, il tema della famiglia è arrivato a creare una spaccatura
tra un certo mondo laico e il mondo cattolico? R. - Io sono
convinto che, in primo luogo, questa spaccatura non sia tale come la si vuole, invece,
dipingere. Noi non siamo in campo contro nessuno, ma siamo in campo “per”, per la
famiglia. Ma oserei direi anche un’altra cosa: bisognerebbe, forse, tante volte uscire
dal dibattito politico che sta nei palazzi e andare a parlare con la gente normale,
quella che tutti i lunedì mattina riprende a lavorare per una settimana, per capire
quanto il bisogno di tutela e di garanzia della famiglia sia oggi un valore popolare.
E poi non stiamo cercando - come invece qualcuno ha scritto - di imporre la nostra
idea di famiglia. Noi non vogliamo assolutamente imporre l'idea di una famiglia come
sacramento a chi non è cristiano, perché il sacramento della famiglia appartiene alla
dimensione della nostra fede e la fede è sempre un dono che si riceve e che noi non
possiamo imporre ad alcuno. Quello che noi vogliamo mettere in campo è la difesa della
famiglia da un punto di vista civile, dal un punto di vista di ciò che prevede la
Costituzione. La nostra sarà una piazza serena, gioiosa. Oserei dire la piazza di
una festività familiare, per dimostrare veramente che c’è qualcosa in più della politica
e che è l’affettività, che è l’amicizia, che è la compagnia di quella centralità che
sta nella famiglia. D. - Quali sono, in breve, le sue aspettative
per il Family Day? R. - Noi pensiamo, se la manifestazione -
come speriamo - riuscirà nella sua completezza, che la politica avvii una riflessione.
Vogliamo essere anche uno stimolo alla stessa Conferenza del governo che si terrà
a fine mese: uno stimolo profondo, per tener conto di quello che diciamo. Noi - proprio
perché il nostro è un mondo sereno, tranquillo, che non vuol mostrare mai i muscoli,
ma sola la volontà, una adesione - puntiamo a centomila persone. Quello che sarà in
più è tutta grazia di Dio.