Leader cristiani si uniscono all’appello del Patriarca Delly per salvare l’Iraq
Leader religiosi raccolgono l’appello del patriarca caldeo Emmanuel III Delly per
la salvezza dei cristiani perseguitati in Iraq, chiedono protezione alle autorità
e rispetto dei propri diritti, denunciando una situazione insostenibile, pur senza
perdere la speranza che “si spenga il fuoco in cui stanno bruciando tutti gli iracheni”.
Ieri – come riporta il sito Ankawa.com, citato da AsiaNews – Dinkha IV, patriarca
della Chiesa assira dell’est con sede a Chicago, ha rilanciato le parole pronunciate
da Emmanuel III Delly lo scorso 6 maggio ad Erbil, rafforzandole con ulteriori appelli
ai rappresentanti politici e religiosi iracheni. “Forte” richiamo alla necessità di
preservare il “mosaico sociale e religioso” dell’Iraq è arrivato anche dal vescovo
siro-ortodosso di Aleppo, come riporta il sito Baghdadhope. Nel suo discorso mons.
Gregotios Yohanna Ibrahim, si è concentrato soprattutto sui danni derivati dalla guerra
all’Iraq. Il Patriarca assiro dell’est ha prima ricordato il dramma della comunità
cristiana soprattutto a “Mosul e Baghdad, dove i terroristi che operano nel distretto
di Dora chiedono alle famiglie cristiane o di convertirsi all’islam o di pagare la
tassa di protezione o di lasciare le proprie case abbandonando tutti i loro averi”.
Dinkha IV definisce “atti disumani” quelli “compiuti nei confronti dei cristiani,
che hanno sempre rispettato l’autorità”. Per questa ragione, continua, “chiediamo
al governo di spegnere il fuoco in cui tutti gli iracheni, senza distinzione, stanno
bruciando”. Rivolgendosi poi al premier iracheno, lo sciita Nouri Al Maliki, afferma:
“I partiti ed i gruppi musulmani che compiono atti violenti contro i cristiani sono
lontani dall’islam, perciò chiediamo al primo ministro e ai membri del Consiglio dei
deputati di compiere i passi necessari a fermare le violenze che colpiscono tutti
i figli dell’Iraq”. Un richiamo anche alla comunità internazionale: “Chiediamo alle
Nazioni Unite ed alle organizzazioni per i diritti umani di far rispettare i diritti
dei popoli perseguitati e di aiutarci a fermare questa violenza”. Stessa posizione
quella di mons. Gregotios Yohanna Ibrahim, dalla Siria. “Le parole pronunciate da
Sua Beatitudine, il Patriarca caldeo Emmanuel III Delly, ci hanno commosso – ha detto
– l’emigrazione forzata dei cristiani è terribile e non accettata né dall’islam, né
dal cristianesimo, né dall’uomo ragionevole”. Il presule ha, però, usato toni ancora
più decisi nel denunciare che “in Iraq c’è chi vuole sfruttare questa situazione per
cambiare la struttura sociale del Paese, per attuare un piano preciso teso a minare
l’unità nazionale irachena, il mosaico culturale, religioso ed etnico formato da tutti
i suoi cittadini”. “Come responsabili e come uomini di fede abbiamo il dovere di essere
a fianco dei fedeli, agli uomini di Dio, a coloro che lavorano per il bene del Paese
– conclude mons. Ibrahim - non dobbiamo avere paura anche se l’attuale situazione
ci si presenta come una nuvola nera, perché un giorno tornerà il sole, e quel giorno
sentiremo che Dio è con noi, con tutto il Paese e con tutti i suoi cittadini, musulmani
e cristiani”.