Il cardinale Bertone sulla diffusione delle sette in America Latina: la Chiesa sia
più accogliente e vicina alla gente
Il Papa stamani ha celebrato la Messa in privato nella Cappella del Monastero di São
Bento. Fra poco si recherà al Palacio dos Bandeirantes per una visita di cortesia
al presidente del Brasile, Luis Ignacio Lula da Silva. Ma che clima si respira oggi
nelle relazioni tra la Santa Sede e il governo brasiliano? Giovanni Peduto
lo ha chiesto al cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone:
R. – Si
respira un clima molto positivo sia da parte dei vescovi, sia da parte della Conferenza
episcopale brasiliana, sia da parte della Santa Sede. Il nunzio apostolico, mons.
Baldisseri, è testimone ed anche protagonista ed attore di questi rapporti positivi
tra la Chiesa e il grande Stato brasiliano. Si sta elaborando anche un accordo, una
sorta di accordo globale e fondamentale che si spera possa essere concluso certamente
in questo anno e che tutti desiderano, per poter orientare Chiesa e Stato, Chiesa
e comunità politica in quella che il Concilio definisce “una sana collaborazione”
per il bene di ogni persona ed anche per la risoluzione dei problemi che possono essere
ancora sul tappeto.
D. – In Brasile, Papa Benedetto
XVI avrà due incontri con i giovani: il primo oggi a San Paolo e poi in una comunità
di recupero per tossicodipendenti. Quale messaggio porterà il Papa ai ragazzi brasiliani?
R.
– Ricordiamo che statisticamente il continente latinoamericano e il Brasile in particolare
ha una grande maggioranza di giovani ed è quindi il continente dei giovani. Il Papa
ha voluto, anche evidentemente su domanda dei vescovi brasiliani e dell’Americani
Latina, incontrare i giovani, quei giovani entusiasti delle Giornate Mondiali della
Gioventù, i giovani entusiasti degli incontri e delle attività delle associazioni
ecclesiali, ma anche quei i giovani segnati da una tragica storia personale, come
la tossicodipendenza. Il Papa chiede ai giovani di essere protagonisti della trasformazione
del continente, protagonisti della loro storia, di essere loro gli attori, naturalmente
senza staccare la spina dalle tradizioni dei padri, dalle tradizioni cristiane e quindi
dall’esempio dei padri. Un rapporto, quindi, intergenerazionale positivo, un rapporto
che si chiede alle famiglie, agli adulti, agli anziani con i giovani: gli adulti per
i giovani, perché i giovani sono il futuro della società, il futuro della Chiesa.
Ma allo stesso tempo il Papa lancerà anche il grande messaggio che ha lanciato già
a Colonia ai giovani: di essere cioè essi stessi apostoli dei giovani, di essere pieni
di gioia e di portare e di trasmettere una gioia contagiosa, la gioia dell’essere
amici di Dio e amici di Gesù; la gioia di riconoscere un Dio amico, un Dio vicino.
D. – In America Latina si fa strada il fenomeno
delle sette. Come affrontare questa realtà?
R. –
Purtroppo il fenomeno delle sette rappresenta un fenomeno che affligge non solo il
continente latinoamericano, ma anche il Nord America e i nostri stessi Paesi. La Chiesa
è chiamata, come ha detto il Signore e come sentiamo ripetere dal Vangelo, ad un continuo
processo di conversione al suo Signore, è un processo di purificazione e di rinnovamento.
L’abbandono di una porzione notevole del popolo di Dio, l’abbandono della Chiesa cattolica
da parte di persone che vanno a cercare altre comunità nelle quali sperano di poter
soddisfare la loro ricerca religiosa o anche un po’ per una sete di spirito di famiglia,
di spirito di comunità, pone seri interrogativi alla Chiesa, pone l’obbligo di una
verifica della qualità della sua opera di evangelizzazione, dell’educazione alla fede
e della edificazione delle sue comunità. Pone il problema – questo io lo ripeto sempre
ai vescovi e ai sacerdoti – della capacità di accoglienza e di ascolto della gente
da parte dei vescovi, da parte dei sacerdoti. Quindi quell’essere vicini alla gente,
essere accoglienti, che i grandi santi vescovi ci hanno insegnato, che Papa Giovanni
Paolo II ha tracciato anche nella sua autobiografia quando dice: “Ho cercato e cerco
di essere accogliente, di essere vicino alla gente”, e che Papa Benedetto XVI ci insegna
con la sua capacità di ascolto, di vicinanza e di immediatezza. La gente che incontra,
anche solo “a volo d’uccello”, durante le udienze, si sente trasfigurata perché ha
quasi la percezione di essere trattata proprio come amica, come se si trattasse di
un incontro tra vecchi amici. Questa è una cosa veramente molto bella, è un insegnamento.
Mi sembra che sia anche un mezzo semplice, ma efficace per impedire questo esodo dei
nostri cristiani cattolici.