Al cinema "La vie en rose", parabola umana e artistica della grande cantante francese,
Edith Piaf
Dopo il grande successo ottenuto in Francia, è uscito sugli schermi italiani "La vie
en rose", una monumentale biografia cinematografica di Edith Piaf, una delle più importanti
cantanti francesi dello scorso secolo, la cui voce è entrata nella storia e la cui
dolorosa vita personale possiamo ora conoscere più da vicino. Il servizio di Luca
Pellegrini:
(musica)
Non
è mai stata rosa la “vie” di Edith Piaf ed è cupa la luce con la quale si illumina
la sua breve esistenza. Lastricata non di petali, ma di innumerevoli dolori, tragedie,
soprusi. Eppure, la grandissima cantante francese che ha accompagnato, con i suoi
successi, intere generazioni, non si separava mai dalla sua piccola croce sul petto,
che voleva sempre con sé prima di salire sul palco ove si esibiva. Rimase, poi, nel
corso di tutta la sua sofferta esistenza - e forse pochi lo sanno - una devota di
Santa Teresa di Lisieux, alla quale attribuiva il miracolo di averla fatta guarire,
a sei anni, da una cecità irreversibile. Questa nuova e impegnativa biografia cinematografica
diretta con stupore e maestria dal giovane regista francese, Olivier Dahan, ci fa
seguire, dunque, le gesta di un’artista a partire dalle origini tribolate nel quartiere
di Belleville, ai primi anni nei bistrots di Parigi, ai fasti di Manhattan,
fino allo spegnersi, anzi consumarsi, del fisico, dovuto ad eccessi e malattie. Un
declino che, contemporaneamente, innalzava la sua arte rendendola sempre più pura.
Un carattere forte, volitivo, duro, schietto, autolesionista, incapace di arrendersi
dinanzi ai traumi dell’infanzia, al succedersi di amori sfortunati, alle piccole tragedie
quotidiane, alle incomprensioni degli amici. Venne soprannominata Piaf, ossia pettirosso,
descrivendo così la gracilità di quel corpo minuto. Il film è commovente, articolato,
struggente, come lo è la straordinaria interpretazione di Marion Cotillard, che tragicamente
si identifica con la cantante, omaggio di una grande attrice francese ad una grande
connazionale, che fece della sua voce lo strumento strepitoso per raccontare tutta
una vita. Fino alle ragioni ultime delle emblematiche parole della sua ultimissima
canzone, interpretata poco prima di morire: “No, je ne regrette rien”, non mi pento
di nulla. Uno squarcio finale di struggente malinconia e di confessata verità.