2007-05-09 15:32:26

La tragedia continua del Darfur. La testimonianza diretta di un Comboniano, padre Franco Moretti


I leader dei gruppi ribelli del Darfur, in Sudan, stanno cercando di definire posizioni comuni per avviare negoziati unitari con il governo sudanese. Un primo incontro tra le fazioni potrebbe avvenire a breve a Juba, la capitale del Sudan meridionale, proprio mentre domani arriveranno a Khartoum l'inviato speciale dell'ONU per il Darfur, Jan Elliasson, e quello dell'Unione Africana, Salim Ahmed Salim. Intanto, risuona a livello planetario l’accusa di Amnesty International a Cina e Russia di continuare a dare al Sudan armi che poi vengono usate nel conflitto. Una palese violazione, secondo l’organizzazione umanitaria, dell'embargo sulle armi stabilito dalle Nazioni Unite. E la conferma della drammatica situazione che si starebbe vivendo nell’area giunge anche da padre Franco Moretti, un missionario comboniano, appena tornato dal Darfur, che propone sull’ultimo numero della rivista Nigrizia, un interessante reportage. Ascoltiamo la sua testimonianza, al microfono di Fabio Colagrande: RealAudioMP3


 R. - In seguito all’accordo di pace con una delle tre fazioni dei guerriglieri del Darfur, la situazione l’insicurezza è aumentata. E questo perché, ora, non solo c’è lo scontro tra i guerriglieri del Darfur e le forze del governo, ma anche tra le stesse fazioni dei guerriglieri. Ciò che colpisce chi visita il Sudan oggi è il fatto che atterrando all’aeroporto di Khartoum non si ha alcuna impressione di arrivare nella capitale di uno Stato in guerra. Tutti sembrano ignorare quello che succede. Se si cerca, anzi, di chiedere a qualcuno nella capitale, così come in altre città del Paese, qualche opinione sul Darfur preferiscono non parlarne. E’ difficile visitare il Darfur, perché non si riescono ad ottenere i permessi. In verità, io stesso non ho ottenuto il permesso, ho rischiato. Ho, infatti, preso l’aereo e sono arrivato nella capitale del Darfur, dove abbiamo una comunità, ed ho detto che ero lì soltanto per visitare i miei confratelli. Questi hanno dovuto, a loro volta, firmare un documento, nel quale si impegnavano a tenermi per tutto il periodo della mia permanenza in Darfur nel cortile della missione. Una volta, però, uscito dall’aeroporto ho potuto visitare vari campi di sfollati e posso dire che la situazione è veramente disastrosa. Questi campi sono un inferno: visti dall’alto sembrano tutti sassi nel deserto, ma quando l’aereo si fa più basso, realizzi che sono capanne, tende. Non c’è spazio vitale in questi campi.

 
D. - La situazione attuale, come lei la descrive, parla di combattimenti di aerei governativi su questi villaggi, su questa zona e continuano anche gli attacchi dei janjaweed, queste milizie arabe?

 
R. - I janjaweed sono predoni del deserto e ci sono sempre stati. Ma cosa ha fatto il governo? Il governo ha potenziato questi nomadi, li ha armati e li ha scagliati contro la popolazione locale. Non solo: sostengono i loro attacchi con armi pesanti. Io stesso, con i miei occhi, ho visto aerei Mig sovietici, venduti dalla Cina e modernizzati a Karthoum. Ho visto io i soldati regolari armare le ali di questi velivoli, li ho visti partire e li ho anche fotografati. E’ inutile che il governo di Karthoum dica che non è vero che vengono bombardate le popolazioni civili.







All the contents on this site are copyrighted ©.