2007-05-07 15:26:08

L'8 maggio, a Pompei, la tradizionale recita della Supplica alla Madonna del Rosario


Domani, al Santuario della Madonna del Rosario di Pompei, migliaia di fedeli, com’è tradizione da oltre un secolo, si raduneranno per la recita della Supplica a Maria. La preghiera è stata scritta dal fondatore del Santuario, il Beato Bartolo Longo, nel 1883, come adesione all’invito che, nella sua prima Enciclica sul Rosario, Papa Leone XIII aveva fatto ai cattolici, esortandoli ad un impegno spirituale per fronteggiare i mali della società. La Supplica è stata recitata per la prima volta in Vaticano l’8 maggio 1915: la pronunciò a mezzogiorno Benedetto XV, estimatore entusiasta delle opere di Bartolo Longo, che quel giorno si raccolse in preghiera nella Cappella Paolina. Giovanni Peduto ha chiesto al vescovo prelato di Pompei, Carlo Liberati, di spiegare il significato di questa vibrante e corale invocazione alla Madonna: RealAudioMP3


R. - La Supplica è una straordinaria preghiera che il Beato Bartolo Longo ha inventato, che è scaturita dal suo cuore, infiammato di amore per il Signore e per la Madonna. In realtà Bartolo, con quella preghiera ispirata, ha dato voce all'oceano di amore e di dolore che sale dalla terra e che si eleva verso il cielo. Il Beato aveva ragione di definire la Supplica come l’”ora del mondo”. E noi attendiamo il Pontefice, se non alla prossima Supplica o a quella di ottobre, magari più in là. Il Papa mi ha promesso nell’ultima visita ad Limina che verrà a Pompei, mi ha detto solo “non ho ancora stabilito la data, il giorno”.

 
D. - Ogni santuario mariano ha un suo messaggio, un suo carisma. Qual è il messaggio che giunge al mondo dal santuario di Pompei?

 
R. - Nel mondo contemporaneo, dove noi siamo chiamati a vivere, sulle orme di Bartolo Longo, ognuno di noi non si deve far impaurire dalle difficoltà dalla vita, dalla sofferenza, dal dolore, dalle tentazioni, dalla difficoltà di fare chiarezza dentro di sé. Il messaggio di Pompei è questo. Tutto il bene possibile nella vita lo si può realizzare se noi ci mettiamo sulla strada dell’amore, a fare il bene: perché il bene è possibile, la luce è più forte delle tenebre, la grazia è più forte del peccato, la vita è più forte della morte. Si fa il bene, nella misura in cui lo si possiede dentro e per possederlo dentro bisogna invocarlo dal Signore ed ottenerlo attraverso la preghiera e la grazia. A Pompei c’è questo segreto: tutto il bene che una persona può desiderare e fare nella vita è realizzabile se noi diventiamo uomini e donne che pregano, che pregano Cristo per mezzo di Maria. Credo che questo sia il grande messaggio di Pompei e noi lo realizziamo attraverso la preghiera del Rosario, quella che Bartolo Longo definisce nella supplica la catena “dolce che ci unisce a Dio, il vincolo di amore che ci fa fratelli”.







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