Benedetto XVI alle religiose dell'Unione internazionale superiore generali: no a comodità
e agi, ma piuttosto formazione umana e spirituale per essere fedeli al proprio carisma
Mantenete la vostra intimità con Dio, curate la formazione umana e rifuggite le comodità
e gli agi per portare a compimento la vostra missione: con queste parole Benedetto
XVI si è rivolto alle 900 religiose dell’Unione internazionale delle Superiore generali,
da ieri a Roma in Assemblea Plenaria. Il Santo Padre ha ricevuto stamani le rappresentanti
delle famiglie religiose femminili che operano nei cinque continenti nell’Aula delle
Benedizioni, esortandole ad incarnare il Vangelo “nella realtà contemporanea, specialmente
laddove c’è più povertà umana e spirituale”. Ad accompagnare le superiore generali
il cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata
e le società di Vita Apostolica. Il servizio di Tiziana Campisi:
“Una
Vita Consacrata ‘mistica e profetica’, fortemente impegnata nella realizzazione del
Regno di Dio”: Benedetto XVI chiede di promuoverla ad “ogni superiora generale”, “per
‘tessere’, in questa nostra epoca, una rinnovata spiritualità della vita consacrata
ed avviare così un approccio apostolico più rispondente alle attese della gente”.
Da qui, il suo consiglio alle religiose a curare particolarmente il loro legame con
Dio rinunciando a comodità ed agi:
“Non stancatevi
di riservare ogni cura possibile alla formazione umana, culturale e spirituale delle
persone a voi affidate, perché siano in grado di rispondere alle odierne sfide culturali
e sociali. Siate le prime a dare l’esempio nel rifuggire le comodità, gli agi, le
convenienze per portare a compimento la vostra missione. Condividete le ricchezze
dei vostri carismi con quanti sono impegnati nell’unica missione della Chiesa che
è la costruzione del Regno”. Il
Papa ha richiamato più volte alle religiose il tema della loro plenaria - “Chiamate
a tessere una nuova spiritualità che generi speranza e vita per tutta l’umanità” -
sottolineando che “nella complessa trama del vivere quotidiano, nelle relazioni interpersonali
e nell’apostolato” bisogna sforzarsi di “comunicare con le parole e i gesti concreti
l’amore di Dio attraverso il dono totale di se stessi, sempre mantenendo lo sguardo
e il cuore fissi in Lui”:
“Sono questi i ‘fili’
con i quali il Signore vi spinge, care religiose, a ‘tessere’ oggi il vivo tessuto
di un proficuo servizio alla Chiesa e di una eloquente testimonianza evangelica ‘sempre
antica e sempre nuova’, in quanto fedele alla radicalità del Vangelo e coraggiosamente
incarnata nella realtà contemporanea, specialmente laddove c’è più povertà umana e
spirituale”. “Non sono certamente poche le sfide sociali,
economiche e religiose con cui la vita consacrata si deve confrontare nel tempo attuale
- ha proseguito il Santo Padre - si tratta non di rado di percorrere inesplorati sentieri
missionari e spirituali, mantenendo però sempre ben saldo il rapporto interiore con
Cristo”. Benedetto XVI ha spiegato che “solo da questa unione con Dio scaturisce infatti
ed è alimentato il ruolo ‘profetico’” della missione di una persona consacrata. E
questo il suo invito alle religiose:
“Non cedete
pertanto mai alla tentazione di allontanarvi dall’intimità con il vostro celeste Sposo,
lasciandovi catturare eccessivamente dagli interessi e dai problemi della vita quotidiana”. Nel
rivolgere il suo saluto a Benedetto XVI, la presidente dell’Unione internazionale
delle Superiore generali, suor Therezinha Rasera, ha affermato che credo delle oltre
600 mila religiose sparse nei cinque continenti è “prendersi cura della vita, ovunque
questa sia minacciata”, e che la loro presenza non manca in “luoghi di povertà, conflitti,
tensioni, guerre”, dove molte volte si vivono “le stesse condizioni e il destino della
gente che soffre”. Il Papa ha voluto incoraggiare la missione delle svariate congregazioni
femminili impegnate in 85 Paesi di tutto il mondo, esortando le superiore generali
a mantenere sempre la loro anima unita a Dio “attraverso la contemplazione”, a non
preoccuparsi “tanto di fare delle opere”. Lo sforzo, ha detto il Papa, è soprattutto
quello di testimoniare l’amore di Dio, “cercando di viverlo tra le realtà del mondo,
anche se la sua presenza può talora risultare ‘scomoda’, perché offre ed incarna valori
alternativi”. Infine, Benedetto XVI ha chiesto alle speriore generali di collaborare
con i sacerdoti, i laici e le famiglie per “andare incontro alle sofferenze, ai bisogni,
alle povertà materiali e soprattutto spirituali” dell’uomo di oggi, ed ancora a coltivare
“una sincera comunione e una schietta collaborazione con i vescovi, primi responsabili
dell’evangelizzazione nelle Chiese particolari”.