Il cardinale Kasper ricorda il cardinale ungherese Mindszenty nell'anniversario
della morte
Il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione
dell’Unità dei Cristiani, ha presieduto questa mattina nella Chiesa romana di Santo
Stefano Rotondo al Celio una concelebrazione eucaristica nel 32.mo anniversario della
morte del cardinale ungherese József Mindszenty. Perseguitato dal regime comunista
ungherese, il cardinale Mindszenty trascorse numerosi anni nelle carceri del Paese
per poi morire in esilio a Vienna il 6 maggio 1975. Per ricordare questo coraggioso
testimone del Vangelo Marta Vertse ha intervistato lo stesso cardinale Kasper:
R. – Il
cardinale Mindszenty è stato un testimone, un simbolo della resistenza contro un sistema
inumano, un sistema ateo, un sistema contro Dio e contro gli uomini. Il cardinale
Mindszenty è, quindi, un martire nel senso proprio del termine. Il martire nella Bibbia
è, infatti, un testimone, che dà la testimonianza e non soltanto con le parole, ma
con la sua vita e la sua sofferenza.
D. – Quale
messaggio rappresenta il cardinale Mindszenty per le generazione di oggi che non lo
conoscono?
R. – Le generazioni di oggi e soprattutto
i giovani che ovviamente non erano presenti in quel tempo non possono riuscire ad
immaginare questa situazione. Si tratta di esempi, di simboli che dobbiamo ricordare
anche per dare speranza, per dare forza ai giovani di oggi, affinché si affidino alla
forza dello Spirito, alla forza della fede ed affinché abbiano speranza anche in situazioni
molto difficili. Questo cardinale lo ha fatto e ha sofferto molto. Non si è trattato
soltanto della sua resistenza al comunismo perchè il cardinale Mindszenty ha resistito
prima ai comunisti e poi ha resistito ai nazisti, e ha pagato sempre con la prigione.
Ha protestato contro l’espulsione dei tedeschi in Ungheria, ma ha anche protestato
contro l’espulsione degli ungheresi in Slovacchia. Il cardinale Mindszenty ha sempre
preso la parola in favore dei diritti degli uomini, che sono i diritti di Dio.
D.
– Il cardinale Mindszenty, durante la sua lunga prigionia, teneva sempre con sé un
santino con Gesù agonizzante, vinto ma vittorioso. Possiamo dire anche di lui che
è stato vinto, ma che è lui il vincitore?
R. – L’epitaffio
sulla sua tomba dice: “humiliatus in vita, exaltatus in morte”. questo è proprio un
motto cristologico: Gesù è stato vinto sulla Croce, ma ha conquistato la morte. Anche
il cardinale Mindszenty è stato vinto nella sua vita, sotto molti aspetti, ma il suo
spirito ha prevalso alla fine. Il cardinale Mindszenty ha certamente contribuito al
crollo del comunismo.