Mons. Marchetto: rispettare i diritti degli immigrati, ma questi rispettino la cultura
del Paese che li ospita
L’Europa deve rispettare gli immigrati, “nella loro dignità di persone, tutelandone
i diritti umani e lavorativi”: è quanto ha affermato l’arcivescovo Agostino Marchetto,
segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti,
all’incontro dell’Aspen Institute che si sta svolgendo in questi giorni a Venezia.
Nel suo intervento sul tema “La rivoluzione demografica e le migrazioni: aspetti e
integrazione sociale”, il presule ha anche evidenziato la necessità di garantire agli
immigrati la libertà religiosa. Il servizio di Tiziana Campisi:
Agli
immigrati occorre assicurare un “giusto salario”, “assegni familiari”, “benefici sociali”,
e ancora una “partecipazione attiva nella vita sociale, culturale e politica”, ha
detto l’arcivescovo Agostino Marchetto. Ma anche la cultura degli immigrati va rispettata,
accettata, non solo tollerata, ha precisato il segretario del Pontificio Consiglio
della Pastorale per i migranti e gli itineranti, “purché non vada contro i valori
etici universali, i diritti umani fondamentali e le leggi legittime del Paese di accoglienza”.
“Apertura alle varie identità ed espressioni culturali – ha spiegato mons. Marchetto
– non vuol dire accettarle tutte indiscriminatamente”. Se gli immigrati devono godere
della libertà di coscienza, di culto e di religione, a loro volta, ha proseguito l’arcivescovo,
devono rispettare l’identità culturale e religiosa del Paese che li ospita. Per mons.
Marchetto l’integrazione è importante, ma occorre “una mutua fecondazione delle culture
attraverso il dialogo e la comunione, perché ogni cultura ha qualcosa da offrire alle
altre”. E per preparare un tale processo, è necessario il contributo delle istituzioni
educative, dei mezzi di comunicazione di massa, delle comunità ecclesiali. “Un altro
nucleo di riflessione – ha evidenziato poi mons. Marchetto – è la governance delle
migrazioni, cosa non semplice anche per la necessità di accordare il principio della
libertà di emigrare e il diritto degli Stati di regolare l’accesso al proprio territorio,
pur tenendo presente il bene comune nazionale, sì, ma anche quello universale”. Se
alcuni migrano per motivi economici o di studio, se altri migranti sono rifugiati
o richiedenti asilo, “per tutti però c’è il diritto a un giusto trattamento e l’opportunità
per una rispettosa e articolata integrazione culturale e sociale”. La sfida, per il
segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti,
è impegnarsi in un’effettiva integrazione fra persone con identità multiculturale,
attraverso l’educazione e la formazione e puntando alla famiglia, mentre “è sempre
più urgente” tenere conto delle “giuste trasformazioni sociali e culturali che le
nuove generazioni di origine straniera rivelano e portano”.