2007-05-05 14:11:08

Mons. Marchetto: rispettare i diritti degli immigrati, ma questi rispettino la cultura del Paese che li ospita


L’Europa deve rispettare gli immigrati, “nella loro dignità di persone, tutelandone i diritti umani e lavorativi”: è quanto ha affermato l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti, all’incontro dell’Aspen Institute che si sta svolgendo in questi giorni a Venezia. Nel suo intervento sul tema “La rivoluzione demografica e le migrazioni: aspetti e integrazione sociale”, il presule ha anche evidenziato la necessità di garantire agli immigrati la libertà religiosa. Il servizio di Tiziana Campisi: RealAudioMP3

Agli immigrati occorre assicurare un “giusto salario”, “assegni familiari”, “benefici sociali”, e ancora una “partecipazione attiva nella vita sociale, culturale e politica”, ha detto l’arcivescovo Agostino Marchetto. Ma anche la cultura degli immigrati va rispettata, accettata, non solo tollerata, ha precisato il segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti, “purché non vada contro i valori etici universali, i diritti umani fondamentali e le leggi legittime del Paese di accoglienza”. “Apertura alle varie identità ed espressioni culturali – ha spiegato mons. Marchetto – non vuol dire accettarle tutte indiscriminatamente”. Se gli immigrati devono godere della libertà di coscienza, di culto e di religione, a loro volta, ha proseguito l’arcivescovo, devono rispettare l’identità culturale e religiosa del Paese che li ospita. Per mons. Marchetto l’integrazione è importante, ma occorre “una mutua fecondazione delle culture attraverso il dialogo e la comunione, perché ogni cultura ha qualcosa da offrire alle altre”. E per preparare un tale processo, è necessario il contributo delle istituzioni educative, dei mezzi di comunicazione di massa, delle comunità ecclesiali. “Un altro nucleo di riflessione – ha evidenziato poi mons. Marchetto – è la governance delle migrazioni, cosa non semplice anche per la necessità di accordare il principio della libertà di emigrare e il diritto degli Stati di regolare l’accesso al proprio territorio, pur tenendo presente il bene comune nazionale, sì, ma anche quello universale”. Se alcuni migrano per motivi economici o di studio, se altri migranti sono rifugiati o richiedenti asilo, “per tutti però c’è il diritto a un giusto trattamento e l’opportunità per una rispettosa e articolata integrazione culturale e sociale”. La sfida, per il segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti, è impegnarsi in un’effettiva integrazione fra persone con identità multiculturale, attraverso l’educazione e la formazione e puntando alla famiglia, mentre “è sempre più urgente” tenere conto delle “giuste trasformazioni sociali e culturali che le nuove generazioni di origine straniera rivelano e portano”.







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