Le Chiese di Serbia, Montenegro e Macedonia lavorino per sanare le ferite del passato
e per costruire l’Europa del futuro, tra dialogo religioso e rispetto civile
Serbia, Montenegro, Madeconia e Kosovo hanno bisogno di “saggi maestri” e “santi pastori”
che sappiano guidare questi Paesi fuori dalla pesante eredità del socialismo reale
verso l’intregazione europea, senza per questo lasciarsi contaminare dalle derive
relativistiche e materialistiche che segnano l’Occidente. Con questo impegnativo mandato,
Benedetto XVI ha accolto in udienza i vescovi della Conferenza episcopale dei Santi
Cirillo e Metodio, al termine della loro visita ad Limina. Il servizio di Alessandro
De Carolis:
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La
Chiesa che vive e opera nella fascia dei Balcani trae ispirazione ed è a servizio
di Cristo e non di blocchi nazionalistici o etnici. E’ uno dei passaggi-chiave del
discorso di Benedetto XVI ai presuli di Serbia, Montenegro, Macedonia e dell’Amministrazione
apostolica di Prizren, in Kosovo, dopo cinque giorni di visita ad Limina, durante
la quale l’episcopato locale ha parlato di “bisogno di purificare la memoria” dai
drammi della storia recente e di voler costruire un autentico dialogo comunitario,
sia tra i cinquecentomila cattolici dell’area, sia a livello ecumenico e interreligioso.
Del resto, ha subito notato Benedetto XVI, il particolare scenario multietnico e pluriconfessionale
dei Balcani sollecita la Chiesa del posto a “una speciale cura spirituale e una più
armonica cooperazione” con le altre Chiese cristiane. E il primo sguardo del Papa
è andato alla formazione dei futuri sacerdoti, i quali - ha detto con chiarezza -
non devono considerarsi semplici funzionari di “un’organizzazione ecclesiastica”.
“Il sacerdote - ha asserito - è a totale servizio della Chiesa, organismo vivo e spirituale
che trae la sua energia non da componenti nazionalistiche, etniche o politiche, ma
dall’azione di Cristo presente nei suoi ministri. Il Signore, infatti, ha voluto la
sua Chiesa aperta a tutti (…) Di questa unità nella diversità della Chiesa voi potete
fare quotidiana esperienza”.
Il crogiuolo di razze e fedi che popola i territori
dell’ex Jugoslavia comporta per la Chiesa del posto “una non facile missione”. Benedetto
XVI lo ha riconosciuto esplicitamente, ma ha anche esortato tutti i cattolici ad essere
“lievito evangelico che fermenta la società”. Una “condivisa” azione pastorale di
questo tipo, ha affermato Benedetto XVI, “non potrà non comportare benefiche ricadute
anche in ambito civile”, giacché le coscienze “formate secondo il Vangelo saranno
più facilmente spinte a costruire una società a dimensione umana”. Al contrario, ha
obiettato il Pontefice, "una male intesa modernità tende oggi ad esaltare in maniera
soverchia i bisogni dell’individuo a scapito dei doveri che ogni persona ha verso
Dio e verso la comunità alla quale appartiene". Per cui, ha proseguito il Papa, resta
importante "porre in luce la retta concezione della responsabilità civile e pubblica,
perché proprio da questa visione discende l’impegno per il rispetto dei diritti di
ciascuno e per un’integrazione convinta della propria cultura con le altre, tendendo
insieme al bene comune”.
Passando infine alla ristrutturazione dell’Europa
in area comunitaria e al contributo delle Chiese del continente a questo processo,
Benedetto XVI ha sottolineato l’analogo impegno della comunità serba, montenegrina,
macedone e kosovara: impegno certamente difficile a causa, ha detto, “della scarsità
di mezzi a disposizione” e “dell’esiguità delle forze cattoliche”. “Non è facile dimenticare
- ha ammesso il Papa - la pesante eredità di oltre quarant’anni di pensiero unico,
che hanno causato comportamenti sociali non improntati alla libertà e alla responsabilità
personale, ed è, al tempo stesso, difficile resistere alle tentazioni del materialismo
occidentale con i rischi di relativismo e liberalismo etico, di radicalismo e fondamentalismo
politico. Non perdetevi di animo - ha concluso - ma unite piuttosto le forze e continuate
pazientemente la vostra opera, certi che un giorno, con l’aiuto di Dio, si potranno
raccogliere quei frutti che Egli stesso farà maturare secondo i suoi misteriosi disegni
di salvezza”.