2007-05-02 16:13:50

In Turchia il premier Erdogan propone elezioni anticipate e la riforma costituzionale in senso presidenziale


L’AKP, il partito filo-islamista del premier Erdogan, ha presentato al parlamento due mozioni che chiedono elezioni anticipate generali per il 24 giugno ma anche una immediata riforma costituzionale in senso presidenziale. Eugenio Bonanata: RealAudioMP3

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Si è ormai manifestata chiaramente la strategia del premier Erdogan secondo il quale l’elezione del presidente della Repubblica spetta al popolo, e non ai deputati, con un mandato di cinque anni rinnovabile, invece dell’attuale settennato unico. Sulla richiesta presentata dal partito AKP, che prevede elezioni generali il prossimo mese di giugno, il parlamento dovrà esprimersi nelle prossime ore. Il partito di Erdogan, che dispone di 352 deputati, potrà far approvare le mozioni solo con il sostegno dei 24 deputati dei partiti minori di centro-destra. In questo modo Erdogan mira ad una sua elezione diretta alla presidenza, un ipotesi contro cui si battono con energia i partiti d'ispirazione laica, con l’appoggio dei militari e dell’attuale presidente uscente, Sezer. Forte anche il contrasto popolare. Dopo la grande manifestazione dei giorni scorsi, anche ieri in centinaia sono tornati in piazza per gridare ancora una volta “No all’islamizzazione della Turchia”. Il tutto avviene dopo il tentativo da parte dell’AKP di far eleggere alla presidenza l’attuale ministro degli Esteri Gul. Un tentativo fallito, sia per il boicottaggio dei partiti di opposizione e sia per il pronunciamento della Corte Costituzionale che ieri ha annullato le votazioni presidenziali dell’Assemblea per la mancanza del numero legale. Tornando su questa decisione Erdogan oggi ha detto che è stata “una pallottola contro la democrazia”.

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Ma per un’analisi di questo provvedimento della Corte Costituzionale turca, Giancarlo La Vella ha intervistato Antonio Ferrari, inviato speciale ed editorialista del Corriere della Sera: RealAudioMP3

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R. – La Corte Costituzionale ha garantito che per eleggere il presidente della Repubblica, se non cambia la Costituzione, occorrono 367 presenti. L’altro giorno non c’erano. Adesso, da una parte, c’è chi vuole andare ad elezioni anticipate, dall’altra, Erdogan vorrebbe una serie di riforme costituzionali: trasformare la Repubblica turca in una Repubblica presidenziale, abbassare l’età eleggibile a 25 anni, ridurre la durata della legislatura. Tutte cose che teoricamente sono fattibili, ma non in questa situazione. Il suo partito, però, ha deciso che domani il Parlamento si riunirà di nuovo per la prima votazione, visto che l’altra è stata considerata non valida. Ma se non c’erano 367 presenti l’altra volta, adesso, dopo l’avvertimento dei militari, è assai improbabile che ci siano. Quindi, si rischia soltanto di perdere tempo. Credo che le grandi manovre per la campagna elettorale siano cominciate.

D. – Tra tutela della laicità dello Stato e tutela della democrazia della Repubblica turca, a questo punto non c’è un palese conflitto?

R. – Sì, però, non dobbiamo dimenticare che, in effetti, questa legge elettorale, come è stata finora, ha creato delle storture piuttosto evidenti, perché alle scorse elezioni il partito di Erdogan con il 34,6 per cento ha avuto i due terzi o quasi dei seggi. Io credo che sia proprio questo che ha spaventato la gente e ha creato anche un certo dibattito, perché il rischio, paventato dai laici del Paese, è proprio che gli islamici possano lentamente trasformare la Repubblica da laica in islamica.

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