In Turchia il premier Erdogan propone elezioni anticipate e la riforma costituzionale
in senso presidenziale
L’AKP, il partito filo-islamista del premier Erdogan, ha presentato al parlamento
due mozioni che chiedono elezioni anticipate generali per il 24 giugno ma anche una
immediata riforma costituzionale in senso presidenziale. Eugenio Bonanata:
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Si è ormai manifestata chiaramente la strategia del premier Erdogan secondo
il quale l’elezione del presidente della Repubblica spetta al popolo, e non ai deputati,
con un mandato di cinque anni rinnovabile, invece dell’attuale settennato unico. Sulla
richiesta presentata dal partito AKP, che prevede elezioni generali il prossimo mese
di giugno, il parlamento dovrà esprimersi nelle prossime ore. Il partito di Erdogan,
che dispone di 352 deputati, potrà far approvare le mozioni solo con il sostegno dei
24 deputati dei partiti minori di centro-destra. In questo modo Erdogan mira ad una
sua elezione diretta alla presidenza, un ipotesi contro cui si battono con energia
i partiti d'ispirazione laica, con l’appoggio dei militari e dell’attuale presidente
uscente, Sezer. Forte anche il contrasto popolare. Dopo la grande manifestazione dei
giorni scorsi, anche ieri in centinaia sono tornati in piazza per gridare ancora una
volta “No all’islamizzazione della Turchia”. Il tutto avviene dopo il tentativo da
parte dell’AKP di far eleggere alla presidenza l’attuale ministro degli Esteri Gul.
Un tentativo fallito, sia per il boicottaggio dei partiti di opposizione e sia per
il pronunciamento della Corte Costituzionale che ieri ha annullato le votazioni presidenziali
dell’Assemblea per la mancanza del numero legale. Tornando su questa decisione Erdogan
oggi ha detto che è stata “una pallottola contro la democrazia”.
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Ma per un’analisi di questo provvedimento della Corte Costituzionale turca,
Giancarlo La Vella ha intervistato Antonio Ferrari, inviato speciale
ed editorialista del Corriere della Sera:
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R. – La Corte Costituzionale ha garantito che per eleggere il presidente della
Repubblica, se non cambia la Costituzione, occorrono 367 presenti. L’altro giorno
non c’erano. Adesso, da una parte, c’è chi vuole andare ad elezioni anticipate, dall’altra,
Erdogan vorrebbe una serie di riforme costituzionali: trasformare la Repubblica turca
in una Repubblica presidenziale, abbassare l’età eleggibile a 25 anni, ridurre la
durata della legislatura. Tutte cose che teoricamente sono fattibili, ma non in questa
situazione. Il suo partito, però, ha deciso che domani il Parlamento si riunirà di
nuovo per la prima votazione, visto che l’altra è stata considerata non valida. Ma
se non c’erano 367 presenti l’altra volta, adesso, dopo l’avvertimento dei militari,
è assai improbabile che ci siano. Quindi, si rischia soltanto di perdere tempo. Credo
che le grandi manovre per la campagna elettorale siano cominciate.
D. – Tra
tutela della laicità dello Stato e tutela della democrazia della Repubblica turca,
a questo punto non c’è un palese conflitto?
R. – Sì, però, non dobbiamo dimenticare
che, in effetti, questa legge elettorale, come è stata finora, ha creato delle storture
piuttosto evidenti, perché alle scorse elezioni il partito di Erdogan con il 34,6
per cento ha avuto i due terzi o quasi dei seggi. Io credo che sia proprio questo
che ha spaventato la gente e ha creato anche un certo dibattito, perché il rischio,
paventato dai laici del Paese, è proprio che gli islamici possano lentamente trasformare
la Repubblica da laica in islamica.