In Turchia, si accentua la pericolosa combinazione tra le proteste di piazza e la
crisi politica alimentata dai timori dell’opposizione di una possibile erosione della
laicità dello Stato. Ieri, il premier Recep Tayyp Erdogan, leader del partito filo-islamico
‘Giustizia e Sviluppo’, ha pronunciato un discorso per difendere la candidatura del
ministro degli Esteri, Abdullah Gul, alla presidenza della Repubblica. Il primo ministro
ha sottolineato che la Turchia deve conservare “la stabilità la fiducia, la pace,
l’unità e la solidarietà nazionale”. Ma ad Istanbul, dove la situazione è sempre più
tesa, è stata duramente repressa una manifestazione convocata per celebrare il primo
maggio. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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Alla
preoccupazione per la crisi politica si aggiungono nuovi disordini: ad Istanbul le
forze dell’ordine sono intervenute per impedire una manifestazione organizzata nella
centrale piazza Taksim per commemorare la strage del primo maggio del 1977, quando
gli agenti di polizia spararono contro la folla uccidendo 38 persone. Da allora, in
Turchia sono vietate le manifestazioni del primo maggio. Ma sindacati e movimenti
di sinistra hanno comunque deciso di celebrare questa ricorrenza. La reazione della
polizia è stata immediata: gli agenti hanno usato i lacrimogeni e arrestato almeno
600 persone. Oltre ai disordini, si devono poi registrare le sempre più forti tensioni
per la crisi istituzionale. Ieri, il premier Erdogan ha lanciato un appello per l’unità
all’indomani dell’imponente manifestazione di piazza, organizzata ad Istanbul da associazioni
laiche. Erdogan ha anche ricordato le buone condizioni in cui versa l’economia turca
dopo la grande crisi del 2001. Ma la situazione economica, in questi giorni, non appare
rosea e il valore della lira turca continua a scendere. La crisi politica si è aggravata
lo scorso 28 aprile, quando i vertici militari hanno minacciato di intervenire per
difendere la laicità della Turchia. Il governo sostiene che la separazione tra Stato
e religione, voluta dal fondatore del Paese, Mustafa Kemal Ataturk, non è in pericolo.
L’opposizione teme, invece, una predominanza di esponenti islamici nelle istituzioni
e ha boicottato, venerdì scorso, la votazione per la candidatura di Gul non consentendo
il raggiungimento del numero legale di 367 deputati. Il ministro degli Esteri turco
ha annunciato, però, di non voler ritirare la propria candidatura. Entro domani è
attesa la decisione della Corte suprema sulla validità della votazione. Se il ricorso
sarà accolto, sarà avviata la procedura per organizzare elezioni anticipate entro
90 giorni.